31. Maledetto tempo

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"Abbiamo perso troppo tempo ad occupare il tempo."
— Greta, Gazzelle.



Roma.
Autunno.



Passò quasi un mese dall'ultima volta che io ed Elia ci rivedemmo. Tre settimane. In realtà erano tre settimane che non avevamo alcuna notizia dell'altro. Ogni mattina mi svegliavo con l'intento di scrivergli, ma non riuscivo mai.

Credevo di essere stupida.

Non avevo alcuna intenzione di farmi viva. Sarebbe stato umiliante, sarebbe stato fraintendibile.

«Tu sei la ragazza più imbecille che io abbia mai conosciuto!», gridò Iolanda, accostata contro lo stipite della porta del mio ufficio, con il suo caffè al ginseng stretto in mano. «Che ragionamento di merda è?»

«Iolanda, che senso avrebbe? Non posso mandare tutto all'aria d'improvviso, non mettermi strane idee in testa.» Chiusi un fascicolo.

«Strane idee? Si tratta della tua felicità, Isa. Lo vuoi capire che l'unica cosa che non ha senso è il fatto che tu voglia sposare un uomo che non ami e che ti tradisce da quasi sei mesi?» Sussurrò tra i denti, «Mi è servito Elia per fartelo uscire di bocca?»

Sospirai, passandomi le mani sulla fronte. Rimasi in silenzio per due lunghi minuti, fissando il nome sul fascicoletto della casa di affidamento del bambino che sarei dovuta andare a visitare quel pomeriggio. Sentivo le spalle pesare, la testa esplodere.

«Iole, una paternale non è quello di cui ho bisogno in questo momento. Si sarà dimenticato di me. E per quanto riguarda Leonardo non voglio né parlarne, né pensarci, né discuterne. Sono giorni che dorme sul divano e non gli rivolgo la parola.»

«Il coglione non ce la fa a chiedere scusa, si vede che la madre non lo abbracciava abbastanza da piccolo...», borbottò, sorseggiando.

Le lanciai uno sguardo di fastidio, ma lei fece spallucce e se ne andò nel suo ufficio.

Fissai la casella dei messaggi, pensierosa, e poi la fotografia alla mia destra raffigurante me e Leonardo. Sapevo stessi facendo una cosa orrenda, ne ero più che consapevole.

Stavo per sposarmi con un uomo che non mi amava, con la consapevolezza che non fosse quello giusto e, per di più, con in testa un altro uomo. Probabilmente Dio mi stava mettendo a dura prova. Decisi che prima di recarmi alla casa di affidamento, sarei passata in Chiesa. Erano mesi che non ci andavo.

Volevo disfarmi di tutti quei pensieri, volevo essere serena per una mezz'ora, almeno una mezz'ora senza pensare a quanto facessi pena e senza pensare ad Elia.

Volevo disfarmi di tutti quei pensieri, volevo essere serena per una mezz'ora, almeno una mezz'ora senza pensare a quanto facessi pena e senza pensare ad Elia

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Fu la giornata peggiore della mia vita.

Avevo parcheggiato di fretta l'auto, rischiando di tamponare quella davanti e di salire sul marciapiede con una ruota. Uscii di corsa, sbattendo la porta, offuscata dalle lacrime. Sentivo mille spine soffocarmi, il respiro che veniva a mancare ad ogni passo e le dita delle mani che tremavano esageratamente.

Alla ricerca dell'albaМесто, где живут истории. Откройте их для себя