35. Dirsi ti amo senza dirselo

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"In questa notte ti sognerai
Con le tue mani tra i capelli miei
Se avessi il tempo ti regalerei
Un'altra stupida scelta sbagliata."
— Blu, Postino.



Roma.
Autunno.



Se ve lo state chiedendo: sì, passai metà delle mie giornate a mangiare gelato e guardare all'infinito le mie tre commedie romantiche preferite per eccellenza: 30 anni in un secondo, Come farsi lasciare in 10 giorni e Prima dell'alba.

Mi sentivo meglio durante tutta la durata del film, poi arrivava il termine e sentivo il bisogno di altro gelato. Iole mi aveva comprato una varietà di gusti che mi sarebbero bastati per un anno intero.

Mi ero data per malata a lavoro e avevo approfittato della settimana in cui Leonardo sarebbe andato a Firenze con altri suoi colleghi, per un importante convegno, per avere casa libera e costantemente in silenzio.

Al rumore di You're so vain di Carly Simon nella scena con Andie Anderson e Matthew McConaughey, si alternavano le mie lacrime oppure qualche altra canzone strappalacrime come Sparks dei Coldplay.

Mentre poltrivo sul divano, scrollando tra i social, mi sbucò uno di quei video motivazionali da donne indipendenti. Già, sono sempre stata una ragazza molto influenzabile dai media. Uno di quei tipici video in cui si emulano le donne perfette che non si fanno scalfire nemmeno da uno sparo.

Guardandomi attorno mi resi conto di essere rimasta in quella posizione fetale per tre giorni. Mi spaventai e disgustai di me stessa. In men che non si dica il salotto non era più un campo minato di allarme cuore spezzato, ma un semplice salotto dai toni caldi e confortevoli.

Accesi persino il camino.

Feci una doccia di quasi un'ora, mi presi cura di me stessa e, mentre mettevo la crema all'avocado ed olio d'argan sui polpacci con una mano, con l'altra scrivevo un messaggio a Iolanda, dicendole che stessi definitivamente meglio.

Feci una piega liscia, una di quelle perfette, una di quelle che ti guardi allo specchio e ti senti un Angelo di Victoria Secret, una di quelle pieghe che vengono bene una volta all'anno.

Indossai il pigiama più tenero e dolce che avevo nell'armadio, per la precisione scelsi quello raffigurante Biancaneve, nel frattempo il temporale si era esteso rapidamente per tutta Roma, imbrigliando il cielo in nuvole sature di umidità e grigiore improvviso.

Un tuono mi fece sobbalzare. Corsi a chiudere le finestre e le tende, creando in casa un'aria di calorosità e familiarità che non percepivo da quando ero una bambina.

Ancora contagiata dalla mia ondata di energia positiva, aprii la chat con Iolanda, intenta a chiederle di vederci per mangiare cinese o una pizza e sparlare a più non posso.

Mio Dio. Quei video sono più pericolosi e più efficienti della droga stessa.

Stavo per premere invio quando suonò il campanello di casa. Uscii da camera mia, attraversai il salotto saltellando ed afferrai la maniglia, aprendo il portone.

Fu mondazione.

Fu morte e rinascita.

La mia anima uscì dal mio corpo per poi rientrarci e soffocarmi, strangolandomi come se fossi un nemico.

«Cosa ci fai qua?» Borbottai, indisposta. Perfetto. L'effetto della droga mediatica è svanito. Sono di nuovo io. Lo guardai sempre più confusa, «Santo Cielo, sei zuppo... che diavolo hai combinato?»

Alla ricerca dell'albaWhere stories live. Discover now