CAPITOLO 2

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Trattenendo uno dei cuscini sotto la testa Amos si rigirò nel letto per l'ennesima volta. Aveva passato una nottata pressoché insonne e nonostante si fosse spogliato completamente, avvertiva ancora addosso quell'intenso e invogliante odore con cui si era scontrato la sera prima.

Mentre tentava di trovare una posizione migliore per potersi godere la sua ultima ora di riposo, il cellulare prese a squillare sul comodino. Amos rimase immobile aspettando che terminasse la suoneria e poi si voltò su un fianco nel vano tentativo di riaddormentarsi.

Quando il cellulare riprese a squillare, il giovane lo afferrò con rabbia e lasciò partire la chiamata. «Chi è?» ringhiò al telefono.

Una voce roca e autoritaria parlò aldilà della cornetta. «Amos, sono Damian.»

Lui sbuffò seccamente e si strinse la base del naso. «Spero che la tua chiamata valga veramente la pena.»

«Devi venire qui.»

«Fanculo, bello.»

«Non te lo sto chiedendo in veste di amico, Amos. Te lo sto chiedendo in veste di Mithpala.»

Allora il giovane si mise a sedere sul letto, spostandosi il lenzuolo e lasciando scoperto il corpo nudo. Damian non chiamava mai senza una buona ragione e la sua voce tradiva un certo nervosismo. In quanto Pasura del branco, Amos era uno dei tre figli di puttana che dovevano prendersi cura del proprio Mithpala. Delle guardie del corpo insomma.

Un bel impegno del cazzo.

Non c'era molto da aggiungere, quando il capo di un branco chiamava, tutti i suoi sottoposti rispondevano. «Mi preparo.»

«Grazie, fratello. È seria la questione.»

Lo sguardo di Amos, ora più attento, si spostò lungo la stanza alla ricerca dei boxer. «Quanto seria?»

«Hanno ammazzato Harry.»

Entrambi caddero in un lugubre silenzio. Erano anni che nel Michigan si respirava aria di quiete, i branchi erano riusciti a trovare un loro equilibrio che seppur precario continuava a resistere ai colpi esterni. Con la salita al potere del nuovo Magister il Michigan era stato ripulito dai vari succhiasangue e il tasso di mortalità dei mannari era sceso drasticamente. Non si vedeva nemmeno l'ombra di un cacciatore da quelle parti e questo era fonte di orgoglio per tutti.

Il branco di Amos, i pardi, era da sempre stato modesto. Le leoparde scarseggiavano e i piccoli nascituri spesso non passavano i primi anni di vita. Essere leopardi mannari era diventato molto faticoso.

Il giovane si alzò scrollandosi di dosso gli ultimi residui di sonno. Quella notizia del cazzo lo aveva svegliato proprio nel migliore dei modi. «Ci vediamo lì.» Chiuse la chiamata.

Afferrò un cambio d'abiti pulito e senza fermarsi a far colazione uscì di casa già di malumore. Chiunque avesse ucciso uno del suo branco, avrebbe pagato con il sangue.

Salì sul pick-up calandosi la montatura degli occhiali da sole sul naso e uscì dal vialetto immettendosi nella Royal Avenue. Damian abitava a St. Milford Road, un posto per veri fighetti. Il Mithpala se la passava decisamente bene nella sua villetta a tre piani, con tanto di piscina e campetto da golf poco lontano. Era uno di quelli a cui non mancavano i soldi ma non li ostentava, a differenza di Victoria che per mostrare la sua viziosità avrebbe fatto il bagno in vasche di champagne.

Distava da casa di Amos una trentina di minuti in auto, sempre che le strade fossero pulite... cosa che di mattina così presto era ordinaria amministrazione.

Quando arrivò nel vialetto trovò altre due auto parcheggiate e così senza scomodare nessuno parcheggiò poco lontano. Scese dal pick-up con l'umore nero. Non amava essere svegliato così su due piedi e ancor meno se si trattava di qualche affare del branco che non gli piaceva.

ARTIGLI - BACIO RUBATOWhere stories live. Discover now