CAPITOLO 14

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La terza birra della serata era finita e con essa, anche la voglia di restare a quella festa. Tutto sembrava tranquillo e i pochi umani si mescolavano senza troppi problemi alla vastità di mannari presenti quella sera.

Amos aveva osservato per tutto il tempo molti suoi coetanei sballarsi, ballare, ubriacarsi fino a vomitare e sinceramente ne aveva abbastanza. Era andato lì per semplice gentilezza, non per restar a guardare lo sfacelo di quattro coglioni di cui non provava il benché minimo rispetto.

Inoltre Victoria non si era nemmeno vista e questo forse era un segno divino. Poteva levar le tende e mandar finalmente a fanculo tutti quanti.

Si spostò verso il corridoio, prima sarebbe andato al bagno. Sperava solo di non trovarci nessuno dentro a scopare, come l'ultima volta.

Logan lo raggiunse concitato, aveva uno sguardo così luminoso che per un momento il pasura si chiese se non avesse tirato roba. «Ehi, fratello... te ne vai?»

«Vado giusto un attimo a pisciare... e poi sì, me ne vado. Tu?»

Il pardo scosse la testa e sorrise. «No, bello... vado a prendere due birre che ho trovato una tipa da urlo.»

Amos si lasciò sfuggire una risata. Le tipe da urlo di Logan, avevano giusto la capacità di respirare. Non aveva un ottimo criterio di scelta, si accontentava di tutto... l'importante era che gliela dessero. «Cerca di scopartela almeno una volta.»

Prima di salutarlo, l'amico gli diede una pacca sulla schiena poi puntò dritto alla cucina. Avrebbe preso due birre e sarebbe tornato sulle sdraie vicino alla piscina in attesa di Marlene.

Amos svoltò e finalmente il brusio della gente sembrò scemare. Si portò una mano alla testa tentando di mitigare il crescente mal di testa che gli stava facendo tornare le palle girate. Nulla di nuovo per il suo malumore costante.

Quando arrivò alla porta del bagno afferrò il pomello e tentò di aprire. La porta era chiusa. Al suo interno sentì del movimento.

Si appoggiò così al muro adiacente, aspettando il proprio turno e augurandosi che nessuno stesse vomitando l'anima. Non era sicuro che quella sera, il suo olfatto avrebbe retto il fetore.

Socchiuse gli occhi, ripensando alla giornata. Non aveva avuto un attimo di pace e a dirla tutta, era stanco. Il ricordo di Soleil della sera precedente lo mandò su tutte le furie. Era nuovamente scivolato tra le gambe di un'altra donna superficiale, una di quelle che considerava il sesso come merce di scambio. Tipico di lui. Non si era mai fatto problemi ma la vista di Marlene... era stata come un colpo nello stomaco.

Che diavolo gli aveva fatto quella femmina? Le tornava alla mente continuamente.

La porta del bagno si socchiuse e Amos fu costretto a sorreggersi alla parete per respirare. Aprì gli occhi di scatto quando quel dolce e persistente odore gli si infilò con forza nelle narici.

Tra le sue gambe l'erezione premette vistosamente contro la patta dei pantaloni. Fu qualcosa di immediato, una reazione istantanea. Si rizzò subito in piedi sconcertato e non appena Marlene fece capolino da dietro la porta, si ritrovò a fissarla con sgomento.

«Tu, qui?» domandarono quasi all'unisono, fissandosi fino a consumarsi.

Gli occhi di Marlene si dilatarono pericolosamente non appena si accorse che Amos White le stava bellamente di fronte in tutta la sua maestosa bellezza. Era così affascinante da farle male. Vederlo senza la tuta da lavoro e vestito con abiti quotidiani era mille volte meglio, mille volte più conturbante ed eccitante. Il respiro le si mozzò in gola e il cuore le prese a battere così freneticamente che fu costretta a sorreggersi alla porta.

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