CAPITOLO 9

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Marlene entrò in casa chiudendosi la porta alla spalle come un tornado. Con una furia inaudita lanciò le chiavi dell'appartamento davanti a sé prorompendo in un grido rabbioso.

«Vaffanculo!» urlò dando un calcio al mobiletto vicino all'entrata.

Peanut badò bene dal non farsi trovare nel raggio della sua ira.

La ragazza camminò furiosamente per la stanza, gli occhi le diventarono di un blu brillante sintomo di un cedimento nella schermatura. Fece un respiro profondo artigliando lo schienale del divano. Doveva calmarsi.

Non capiva perché quello che aveva visto la faceva arrabbiare così tanto eppure si sentiva incendiare di rabbia.

Amos White, il suo paziente, stava bellamente copulando con una non-so-chi nel privè del suo locale preferito.

Vederlo in quegli atteggiamenti intimi con una bellissima donna le fece crollare tutti i castelli che si era fatta quella mattinata su di lui. Si morse nervosamente il labbro e scosse la testa. Che sciocca che era stata, lo aveva visto per qualche minuto nell'ospedale e aveva dato per scontato che fosse single e disponibile. Forse era stato il suo atteggiamento ad averla fuorviata, forse la sua voce dannatamente sensuale e allusiva.

Che cosa sei?

Quella domanda l'aveva tormentata tutto il giorno. Stupidamente aveva pensato che magari lui potesse capirla, senza giudicarla o peggio sbranarla. Aveva pensato che visto che era riuscito a sentire la sua diversità magari avrebbe potuto gettare la maschera, almeno con lui.

Aveva così bisogno di essere semplicemente se stessa.

Gli occhi le tornarono nuovamente blu scintillante. «Vaffanculo!»

Non poteva credere di essersi fatta tutti quei viaggi su una persona che non solo non conosceva ma che aveva visto per qualche minuto al massimo.

Improvvisamente scoppiò a ridere da sola.

Rideva di se stessa. Cosa le passava per la mente?

Dalla borsa un fischiettio le comunicò l'arrivo di una notifica. Marlene si ricordò solo in quel momento che aveva abbandonato Victoria nel mezzo della serata. Subito si apprestò a risponderle con un messaggio di scuse e si inventò un finto malessere.

Amos White. Ecco qual'era stato il suo malessere.

Ma che le era preso? Era stato giusto un attimo di follia, ora si sentiva meglio. Si sentiva più lucida e cosciente, ma soprattutto comprendeva che il precedente comportamento era a dir poco assurdo.

Rise ancora.

Aver una crisi isterica per uno sconosciuto non rientrava nelle cose che si sarebbe aspettata di fare. Anche se... si trattava di uno sconosciuto per niente male.

Si strofinò il viso con esasperazione. Era stata una giornata stressante, a partire dal turno di lavoro a finire con la cena con Nick che era andata un vero schifo.

Non si biasimava se aveva fatto qualche vaneggiamento su quel gran fico di Amos White, insomma... erano anni che non aveva una relazione e non rivelava la propria natura. Era seccante.

Una volta che la stanchezza prese il sopravvento, Marlene cercò con lo sguardo Peanut e dopo averla recuperata si stese sul divano. «Scusa se ti ho fatto spaventare.» Le posò un delicato bacio sulla testa e la gatta si accoccolò tra le sue braccia iniziando a far le fusa.

Socchiuse gli occhi lasciandosi sfuggire un sorrisetto divertito. Certo che quel Amos l'aveva colpita parecchio per farla sclerare in quella maniera. Ridacchiò ancora.

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