CAPITOLO 39

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Samael fissò contrariato le fiamme lambire la casa di Nick Heets. Salivano veloci, uscendo anche dalle finestre e abbracciando l'intera abitazione come calde amanti.

Dopo la fuga della sovrannaturale, lui e i due uomini rimasti avevano fatto piazza pulita delle prove. Il cadavere del collega lo avevano lasciato dov'era, troppo vistoso da trasportare. In seguito avevano annaffiato ben bene tutto il perimetro grazie all'aiuto di alcune taniche di benzina. Quando Samael aveva acceso il fiammifero e lo aveva gettato dentro la casa, le fiamme erano divampate con uno scoppio.

Lui e i suoi si erano allontanati poco dopo.

Per colpa di quel tossico da strapazzo avevano perso un'ottima occasione per prendere la sovrannaturale, che riuscendo a liberarsi li aveva messi in grosse difficoltà. Quella schifosa era perfino riuscita a uccidere un suo uomo. Samael ancora non riusciva a digerire il modo in cui era stato immobilizzato e reso inoffensivo; una pianta, una dannatissima pianta rampicante. Ci era voluto l'aiuto di entrambi i suoi uomini per estirpare quella maledetta cosa che continuava a muoversi e ad avvolgerlo coi suoi lunghissimi rami.

Con un moto di stizza salì sul furgone e fissò ancora la casa. Il fuoco avrebbe cancellato ogni traccia, o quasi. In ogni caso non sarebbero rimasti abbastanza elementi per risalire a loro.

«Andiamo via, capo?»

«No... aspettiamo la polizia per farci arrestare.» gli disse seccamente Samael, prendendosi gioco di lui.

L'altro non aspettò continuasse, accese il motore e partì dritto verso la base. Quando il capo era nervoso, era meglio non chiedere. Era certo che in qualche modo avrebbero preso la sovrannaturale. Non quella notte, però.

Mentre l'auto sfrecciava per le strade deserte, Samael strinse tra le mani il cellulare. Doveva fare una chiamata scomoda e nemmeno a lui andava. Doveva informare Mister Blake che la creatura era sfuggita. L'unica cosa buona di quella merdosa serata, era che almeno erano riusciti ad ammazzare l'uomo di Blake Senior.

Compose il numero con crescente fastidio. L'idea che non fosse riuscito a catturare quella fata, lo mandava in bestia. Solitamente era un tipo preciso nei compiti che gli affidavano, li portava a termine velocemente e senza troppi intoppi. Era un professionista d'altronde.

Quando si portò il cellulare all'orecchio, stava squillando.

«Pronto?» Matthias era steso comodamente sul divanetto delle sue segrete, era in compagnia di una sua sovrannaturale; una di quelle che avevano sviluppato per lui una sorta di devozione. La femmina di vampiro gli accarezzò il petto glabro e muscoloso lasciandosi sfuggire un sospiro. Blake sorrise brevemente.

«Mister Blake? Sono Samael.» Il cacciatore si slacciò alcuni bottoni della camicia con una certa impazienza. Non vedeva l'ora di levarsi quel dannatissimo peso dallo stomaco. Da quanto si sentiva teso perfino i vestiti gli sembravano troppo stretti.

«Ah, sei tu. Dimmi.» Sperava avesse buone notizie, non aveva alcuna voglia di rovinarsi la serata. Quando era nelle segrete era meglio che non si incazzasse, anche perché a portata di mano aveva troppe tentazioni su cui sfogare la propria rabbia.

«La serata non è andata come ci saremmo aspettati.»

Blake si sollevò dallo schienale del divano e con un gesto rude spostò di peso la vampira, allontanandola dalla zip dei pantaloni con cui si era messa a giocare. «Spiegati meglio.»

Samael sollevò gli occhi al cielo. Cazzo, non c'era tanto da spiegare. Non avevano finito il lavoro, punto. Non ci voleva un genio per capirlo, no? «Siamo andati a casa del medico e aveva la fata. Solo che ci sono stati alcuni problemi, c'eravamo quasi riusciti ma» la frase gli morì in gola. Odiava dover dire di aver fallito.

«Ma?» lo sollecitò seccamente l'altro.

«Ma qualcosa è andato storto e la creatura è scappata.»

Blake colpì con forza il divano, serrando il pugno e digrignando i denti. Affianco a lui la vampira sobbalzò spaventata e chiuse istintivamente gli occhi. Quando il padrone si arrabbiava, subito dopo aveva bisogno di sfogarsi e lei non era certa di essere in grado di accontentarlo per l'ennesima volta, quella sera. Il dolore che continuava a pulsarle tra le cosce irradiandosi in tutto il corpo le ricordava come l'uomo che aveva accanto fosse brutale e violento, anche in un semplice amplesso sessuale.

«Cosa volete che vi dica? Bravi?» Afferrando la camicia abbandonata su un poggiolo Matthias si sollevò di scatto, stringendo con forza il cellulare. Prese a camminare avanti e indietro, lanciando ogni tanto un'occhiata alla vampira che aveva abbandonato sul divano. La sovrannaturale non si era minimamente mossa, Mister Blake sorrise. Brava, molto brava.

La piccola doveva finalmente aver capito le regole di quel posto. Ci erano voluti cinque anni di prigionia ma sembrava finalmente addomesticata.

«Ho chiamato solo per avvisare... non creda che sia felice di questa chiamata. Ho perso un uomo a causa di quella stronza.»

Senza volere, sul volto di Matthias spuntò un sorrisetto divertito. «La mia fata vi ha ucciso un uomo?»

«Si, cazzo.»

Blake continuò a sorridere e allungò la mano alla vampira che gliela strinse timidamente. Con un movimento deciso l'attirò a se e le carezzò il viso. «Mi spiace per il vostro uomo.» disse piatto. Seguì un lungo attimo di silenzio. «Anzi, no. A dire il vero non me ne frega niente. L'unica cosa che mi interessa è la mia preda. Riuscite a prenderla o devo ingaggiare gente più qualificata?»

Samael si morse la lingua per impedire a se stesso di rispondere con un poco professionale vaffanculo. Inspirò a fondo prima di parlare. «Certo che riusciremo a prenderla, Mister Blake.»

«Me lo auguro, vi pago profumatamente.»

«Sarà solo questione di tempo.» Samael colpì la spalla del proprio uomo segnando una strada in cui svoltare. «Almeno su una cosa posso rallegrarla... l'uomo di suo padre, è morto.»

«Allora non è stato tutto tempo perso l'imboscata di stasera.» Mentre la mano di Matthias scivolava lungo la schiena della vampira, questa gli si strinse addosso con crescente desiderio. Nonostante lo avessero già fatto, la sovrannaturale non riusciva a resistergli. Non riusciva a negarsi a lui, mai. Il loro era un rapporto malato, lei lo sapeva bene... eppure in quei comportamenti carichi di violenza e prevaricazione a volte ci vedeva del sentimento; un sentimento celato dietro decine e decine di corazze.

«Fatevi risentire solo quando l'avrete presa.» sibilò Blake riagganciando la chiamata e lanciando il cellulare sul divano. Strinse tra le braccia la sovrannaturale e con le labbra le disegnò una rovente scia di baci dal collo alla bocca. La vampira si lasciò andare tra le sue braccia, pronta a farsi modellare come creta. «Che ne dici del bis?» le propose in un sussurro, alitandole contro l'orecchio.

La femmina rabbrividì, i canini uscirono dagli alveoli con uno scatto e gli occhi le diventarono totalmente neri, sclera compresa. «Oh, si... ti prego.»

Venne sollevata di peso e gli allacciò le gambe attorno alla vita con impazienza mentre lui si faceva largo nelle segrete per raggiungere la stanza dei piaceri. Una stanza speciale, una stanza che condivideva solo con chi veramente ne era meritevole.

Non appena varcò la soglia, richiuse la porta dietro di se usando la mano libera e muovendola alla cieca spinse l'anta con un sonoro colpo. Tutte le attenzioni erano ormai focalizzate sulla vampira.

Aveva bisogno di sesso, di grida e di suppliche bisbigliate.

Aveva bisogno di potere, di possesso e dominazione.

Anche quella sera non sarebbe stato Matthias... sarebbe stato un Blake.

ARTIGLI - BACIO RUBATOWhere stories live. Discover now