CAPITOLO 33

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Amos aveva raggiunto casa di Damian con la voglia sotto i piedi e gli occhiali da sole calati sugli occhi. Aveva lasciato una bollente Marlene sul letto pronta a soddisfare ogni suo minimo desiderio e l'idea di non aver consumato una bella scopata lo faceva incazzare come mai prima d'ora.

In ogni caso, aveva promesso a Damian di accompagnarlo da Arthur King e a discapito di quello che si poteva pensare di lui, manteneva sempre le promesse date.

Non si aspettava di vederlo già pronto quando bussò alla porta ma non appena lo fece il Mithpala schizzò fuori mandando un rapido bacio a Vaianna e seguendolo verso il pick up. In mano aveva lo zainetto che la sera prima gli aveva portato Amos, quello con le armi dei cacciatori.

Con la coda dell'occhio il pasura osservò lo zainetto e sospirò. Quello che li avrebbe attesi oggi, non sarebbe stato per nulla divertente. Ragguagliare Arthur King su questo genere di situazioni significava andar a smuovere un vespaio che non si sarebbe certo fermato con la morte dei suddetti cacciatori. E Amos non sapeva quanto poteva essere utile allarmare le alte sfere.

Arthur King era il Magister del Michigan, anche lui a sua volta mannaro. Il suo compito era regolare le divergenze tra i branchi presenti sul territorio ma anche tessere contatti e accordi con gli altri stati affinché si potesse mantenere un'apparente quiete. Senza un Magister per ogni stato, i mannari avrebbero brancolato nel buio e soprattutto avrebbe regnato l'anarchia. Invece così facendo, si riusciva a convivere pacificamente e i vari problemi venivano smollati ai King, che da generazioni si tramandavano questo arduo compito gestionale.

Se il problema andava al di là delle capacità dei vari Magister, al di sopra di loro esisteva addirittura un Consiglio, il "Consiglio degli Artigli", dove una manciata di mannari vecchi e decrepiti si prendevano la briga di far scelte oculate che venivano prese come leggi assolute. Insomma, se il Consiglio ti diceva di saltare, non importa quanto in alto, ma tu saltavi. Zitto e muto.

«Verrai così?» gli domandò Damian fissandolo divertito.

Amos scosse le spalle guardando la sua immagine riflessa nei vetri del veicolo. Aveva i capelli talmente scompigliati che sembrava appena uscito dal letto, la camicia oltre ad essere stropicciata non aveva più i bottoni e quindi restava irrimediabilmente aperta lasciando intravedere il petto muscoloso e glabro. Per lo meno i pantaloni erano al loro posto. «Sono abbastanza figo da potermelo permettere, effettivamente.»

Damian scosse la testa ridendo e salì al posto del passeggero. Avrebbe guidato Amos e lui nel frattempo avrebbe pensato bene cosa dire a King. A dire il vero, tanto quanto il proprio pasura, non era del tutto convinto che parlarne col Magister fosse la scelta migliore. Si innescavano meccanismi che andavano al di là della sua semplice funzione di capo branco e che purtroppo non poteva regolare. Però, Amarok era stato molto perentorio in quella decisione e alla fine, Damian non si era potuto tirare indietro.

«Sai già cosa dirgli?» domandò Amos, assorto nella guida.

Sapeva perfettamente dove si trovava Villa King. Era una delle più maestose ville del Michigan. Chiunque venisse in vacanza in quello stato, faceva un giro anche davanti a casa King, giusto per fare qualche foto da fuori e ammirare attraverso i cancelli in ferro battuto la distesa di terreni e il maestoso edificio che si ergeva al centro.

«Spero parli Amarok, visto che è stata sua l'idea di andare da King.» ammise candidamente Damian.

Il Mithpala era preoccupato. Non ci era andato molte volte da King. Giusto un paio, quando dei vampiri avevano valicato il confine e si erano dati subito da fare per rendere la vita dei vari branchi un vero inferno. Quelle volte ci era stato da solo, senza alcun pasura come scorta.

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