CAPITOLO 29

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Quando Marlene vide Amos, il cuore le fece una giravolta in petto. Vederlo di nuovo, dopo la mattinata bollente che avevano passato insieme riportava a galla le emozioni provate ad ogni suo tocco. Peccato che il pasura avesse un'espressione indecifrabile. Per un attimo gli occhi avevano mutato colore e lei non sapeva spiegarsi se era per la felicità di averla lì o per la presenza di Nick.

Quest'ultimo, senza mostrare il minimo imbarazzo, raggiunse Amos allungandogli la mano. «Piacere, Nick Heets.»

Il mannaro lo fissò con un forte senso di disgusto. Quel tizio con la faccia simile alla merda era il fidanzato di Marlene? Cristo, lui era mille volte meglio. E voleva perfino tenersi basso con il numero. «Amos White.» Gli strinse la mano, forse un po' troppo pesantemente dato che il medico iniziò a contorcere il viso in diverse smorfie di dolore.

Non appena mollò la presa, Nick si portò la mano al petto stringendola e massaggiandosela. «Una stretta davvero potente.»

E non era niente. Se Amos avesse ascoltato la bestia, a quest'ora il dottorino si sarebbe ritrovato senza braccio. Si lasciò così sfuggire un sorriso sbieco e non gli diede risposta. Era dell'idea che quella serata sarebbe passata da vomitevole a profondamente vomitevole nel giro di breve.

La fata osservò le presentazioni con un certo timore e solo in quel momento si accorse di tutto il casino attorno a loro. Il tavolino rotto a metà poco lontano, il divano sfondato e la televisione con il vetro frantumato in mille pezzi sparsi sul pavimento. «Che cosa è successo qui?» domandò più a se stessa che a qualcuno in particolare.

«Niente che ti riguardi.» le rispose seccamente Amos, fissandola con due occhi freddi come il ghiaccio.

Per Marlene quel tono di voce fu come uno schiaffo in pieno viso. Si ritrasse come se qualcuno l'avesse realmente schiaffeggiata e immediatamente si strinse le braccia attorno ai fianchi, uno dei tanti tic che affioravanno quando si sentiva tesa o minacciata.

Non capiva come mai Amos le parlasse e la guardasse a quel modo. Non capiva cosa aveva fatto da suscitargli quell'astio. Forse era la presenza di Nick a renderlo così nervoso o forse dopo quello che avevano fatto quella mattina, aveva capito che lei era solo una delle tante. Oppure, ancor peggio, aveva scoperto cos'era in realtà e ora provava ripugnanza verso di lei.

Improvvisamente sentì le lacrime affiorare, pronte a traboccare. Si voltò verso la porta d'ingresso dando a tutti le spalle e inspirò a fondo cercando di riprendersi da quei pensieri tanto negativi. Sentiva il petto bruciarle di dolore e contemporaneamente il respiro faticava ad uscirle regolarmente. Sarebbe fuggita il più lontano possibile da quel posto. Mai avrebbe pensato che Victoria invitasse anche Amos a quella cena intima. Se ne fosse stata al corrente, probabilmente nemmeno si sarebbe presentata.

«Eccomi qua. Ho messo la torta in freezer.» La voce squillante e gioiosa di Victoria troncò il silenzio che si era creato. Da che aveva memoria, la fata sapeva che quando l'amica parlava a quel modo, era perché mascherava come meglio poteva un'ira sempre più crescente.

No, Marlene proprio non riusciva a capire cosa stava succedendo. Si voltò a fissare Victoria e questa le fece un sorriso raggiante ma privo di sentimenti. C'era qualcosa in quella atmosfera che spiccava come una nota stonata. La giovane segnò il tavolino tristemente distrutto alla mannara ma questa scosse la testa elargendole un altro sorriso.

Non erano affari suoi. Questo lo aveva capito.

«Venite, la tavola è pronta.» Da brava padrona di casa, Victoria li superò mostrando loro la strada. Nick le stava proprio dietro, mentre Marlene e Amos camminavano persi ognuno nei propri pensieri.

Il pasura non poteva credere ai suoi occhi. Un fidanzato. Marlene non gliene aveva mai parlato. Inoltre, la credeva una ragazza seria e invece si era lasciata andare con lui nonostante fosse impegnata. Non era diversa da tutte le altre. Non era diversa da Nebbie, che lo aveva tradito.

ARTIGLI - BACIO RUBATOWhere stories live. Discover now