CAPITOLO 34

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Marlene sorseggiò del caffè caldo appena preso alla macchinetta sul lavoro. Era in pausa. Una delle rare pause in quel frenetico tram tram che era il St. John Hospital.

Fortunatamente quel giorno, non c'erano emergenze e i reparti sembravano deserti. Quando era così, le infermiere e i medici potevano prendersi attimi di pausa per poi tornare a svolgere le mansioni quotidiane con un pizzico di respiro in più.

Non che le dispiacesse la routine dell'ospedale ma per ovvi motivi lo preferiva vuoto, con in cuore la consapevolezza che c'era poca gente bisognosa di aiuto.

Aveva fatto le prime ore di lavoro con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia, tanto che Leni le aveva chiesto se avesse avuto un bel maschione a portata di mano. Con sorpresa, Marlene si era trovata a spettegolare su Amos con la collega, delineandone il bel fisico, il carattere prorompente e la veemenza con cui l'aveva corteggiata fino a farla capitolare ai suoi piedi.

Insomma, non si era trattenuta. E alla fine Leni aveva sospirato trasognante, sperando anche lei un giorno di trovare un bel fusto che le facesse perdere la testa.

«E quindi avete fatto roba?» Leni sorseggiò il caffè dandole una gomitata d'intesa.

Marlene scoppiò a ridere rossa in volto. «No, dai... non del tutto per lo meno.»

La collega ridacchiò. «Cosa intendi per non del tutto?»

Il ricordo della mattinata bollente fece incendiare nuovamente le gote della fata. Al pensiero delle mani di Amos sul proprio corpo si sentiva ancora pronta e bruciante. Quell'uomo riusciva a risvegliare degli istinti di cui non era mai stata veramente preda. Invece ultimamente, continuava ad aver un pensiero fisso... e nemmeno tanto pudico. «Che stavamo quasi per toglierci i vestiti ma» lasciò al frase a metà.

Leni sollevò lo sguardo dalla tazza fumante di caffè. «Ma?»

«Ha chiamato il suo capo per un'urgenza e lui è dovuto scappare lasciandomi a bocca asciutta.» Beh, non poteva certo dirle che a chiamarlo era stato il suo capo branco e che Amos era un mannaro.

«Mai una volta che si riesca a far qualcosa in santa pace.»

Le due sghignazzarono sorseggiando le proprie bevande.

La collega lavò la tazza vuota nel piccolo lavandino che avevano a disposizione nell'area per le pause. «Ma tu non uscivi con Heets?» domandò Leni, ancora voltata di spalle.

E per fortuna, si risparmiò l'espressione mista tra disgusto e rabbia di Marlene. «Hai detto bene, uscivo.»

La donna si voltò. «È andata male?»

«Male? Malissimo.»

Quella risposta suscitò la curiosità della collega che mise a scolare la tazza pulita e si voltò asciugandosi le mani in un piccolo panno. «Oddio, così tanto?»

Marlene scosse le spalle. Che dire? Tra loro non aveva funzionato per moltissimi motivi. Nick non aveva un carattere adatto a lei e inoltre, ad ogni loro appuntamento aveva provato strane sensazioni di disagio e malessere che tutt'ora non riusciva a spiegarsi. Come una sorta di repulsione nei suoi confronti. «Già.» Sorseggiò il caffè. «Purtroppo siamo veramente molto distanti caratterialmente.»

«Che peccato, è anche un bell'uomo. Però mi da l'idea di un tipo strano.»

Strano. A Marlene quella parola suscitò un brivido. «Sì, un po'.» Si strinse nelle braccia al ricordo di quella sera nella sua auto, quando si era avvicinato troppo e il suo corpo aveva immediatamente reagito con un rifiuto. Non sapeva il motivo, alla fine Nick non le aveva mai fatto nulla.

ARTIGLI - BACIO RUBATOWhere stories live. Discover now