CAPITOLO 20

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Marlene stava sfrecciando a tutta velocità per le strade deserte del Michigan. Il suo intento era quello di arrivare a casa di Victoria il prima possibile. Prima che vomitasse per tutta l'auto inzuppando di lezzo anche l'abitacolo.

L'amica mannara era accasciata contro il vetro del finestrino, fissava il buio che si estendeva a macchia d'olio tutto intorno a loro. Si era messa buona, anche se non voleva assolutamente abbassare il volume della musica. Diceva che la rilassava.

L'importante era che non ricominciasse a vaneggiare o a vomitare.

«Ho bevuto per Amos.» Disse tutto un tratto l'amica, ridacchiando.

C'erano molti modi diversi per accusare una sbronza, alcuni diventavano violenti, alcuni particolarmente attivi, altri sonnolenti e poi c'era chi come Victoria la prendeva sul ridere. Tanto, troppo ridere.

«Come mai?» La fata non aveva dubbi che lo avesse fatto per quel motivo. Anche se non c'era nulla di abbastanza valido da portarti a questi livelli. Nemmeno per un tipo come Amos. Annullarsi per una persona, era una delle peggiori cose che qualcuno potesse fare verso se stessi.

«Amos non mi amerà mai.» Si sollevò contro il sedile allungando le mani sul cruscotto e cominciò a tamburellarle con forza. «Si interessa a tutte, meno che me.»

Marlene le lanciò un'occhiata preoccupata. Oltre a non essere nel pieno di se, temeva che l'amica potesse abbassar i propri freni, lasciando troppo spazio alla sua bestia.

Non era tanto allettata all'idea che le si trasformasse in auto. «Vicky, tu sei una bellissima donna. Non ti fossilizzare su Amos.»

Victoria si lasciò sfuggire un ringhio e la fata venne subito attraversata da un brivido di paura. Non aveva mai visto l'amica in quelle condizioni, non sapeva come si sarebbe comportata da ubriaca. «Tu non capisci.» Le disse soltanto, artigliando la pelle del sedile su cui era seduta. Le unghie terribilmente allungate, così al limite con la sua natura bestiale.

Marlene non aveva alcun dubbio. Probabilmente sapeva la metà delle informazioni esistenti riguardo i mannari, anzi, con ogni probabilità anche molto meno della metà. «Ma certo, Vicky. Lo sai che io in amore sono una frana.»

Victoria la fissò di sottecchi prima di segnarla con un indice. «E invece no. È tutta colpa tua.» La voce si stava pian piano alzando, diventando sempre più acuta. «Tu lo hai incuriosito e ora ci vuole provare con te. La mia migliore amica, ti rendi conto?» Ormai fuori controllo, non regolava il tono di voce, strillando a dismisura.

Era arrabbiata, ferita e ubriaca. Un trio letale in certi casi, se si aggiungeva anche il fatto che fosse una creatura sovrannaturale.

«Peggio per lui, a me non interessa.» Mentì la fata. Non avrebbe mai detto all'amica del suo interesse per Amos. Non le avrebbe nemmeno mai raccontato di quel bacio, non dopo la sua reazione ad un semplice rifiuto.

Era certa che se le avesse detto di averlo baciato, non solo avrebbe distrutto la loro amicizia ma con ogni probabilità si sarebbe trovata coinvolta in una tremenda vendetta. Victoria sembrava particolarmente accanita con tutte quelle che si avvicinavano in un modo o nell'altro al suo amato.

Quel bacio sarebbe stato un segreto tra lei e Amos. Un segreto che avrebbero portato silenziosamente nella tomba.

«Perché tu sei la mia migliore amica.» disse la mannara, strascicando ogni parola e ridacchiando con troppa enfasi. Si sporse cercando di afferrare Marlene per un braccio ma quest'ultima si sottrasse al tocco.

«Vicky, sto guidando.»

«Non importa, io ti voglio abbracciare.»

Prima che la fata potesse scoraggiare l'azione dell'amica, Victoria l'afferrò per le spalle e la strinse con forza. Marlene si trovò così bloccata da un potente e stritolante abbraccio mannaro. Tutto accadde in un attimo. Il respirò iniziò a mancarle quasi subito, cercò di mantenere la presa sul volante ma Victoria serrava troppo la stretta.

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