CAPITOLO 30

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Nick aspettò a lungo seduto a quel tavolo. Rimase fermo immobile, terrorizzato all'idea che il mannaro tornasse e terminasse con i fatti quello che aveva iniziato con le minacce.

Invece, dopo una discussione con Marlene, di cui il medico sentì poco e niente finalmente la porta della casa di Victoria si chiuse con un tonfo. Forse era solo. O meglio, era con Victoria, persa chissà dove nei meandri della sua stessa casa.

Ebbe così il coraggio di alzarsi per andare a controllare se le sue supposizioni erano giuste. Quando raggiunse l'atrio, lo trovò vuoto. Con ogni probabilità Marlene se n'era andata e il bell'imbusto le era corso dietro.

Nick approfittò di quel silenzio per frugare nei vari cassetti del salotto. Non c'era nulla che rimandasse alla loro natura sovrannaturale, nulla che li inchiodasse.

Da bravo cleptomane qual'era, si infilò in tasca un inutile souvenir della casa, poi decise di continuare la perlustrazione anche nel resto delle stanze. Magari avrebbe trovato qualcosa di valore che valesse la pena di esser realmente rubato.

Salì le scale, raggiungendo silenziosamente il piano di sopra. Continuava a guardarsi intorno come una preda in trappola. Il suo timore era che qualcuno di quei mannari perdesse le staffe, si trasformasse e lo sfilettasse come un branzino.

Insomma, non voleva finire sbranato ancor prima di aver realmente vissuto a fondo la vita. Dopo quell'incarico, lo giurava, se ne sarebbe stato per un po' buono.

Avrebbe tranquillamente continuato a lavorare, si sarebbe fatto di roba e non avrebbe mai più pensato di intavolare qualche stupido accordo con i Blake.

Dopo avergli consegnato Marlene, li avrebbe salutati. A mai più rivederci, bastardi.

Proprio mentre stava passando davanti ad una porta socchiusa, un singhiozzare incessante attirò la sua attenzione. Sapeva bene di chi si trattava ma la curiosità lo spinse ad aprire leggermente l'anta e sporgersi per veder meglio.

Victoria era stesa sul letto, con la faccia infossata nei cuscini e singhiozzava così forte che veniva ripetutamente scossa dai tremiti.

Un po' le fece pena. Povera sciocca, innamorarsi di un uomo come quell'altro. Si vedeva lontano un miglio che a fatica riusciva a mantener calmo se stesso, figurarsi il pisello che gli penzolava tra le gambe. Doveva sicuramente trattarsi di uno di quei bell'imbusti che sapevano perfettamente di essere fighi e approfittavano di ogni ragazza che incrociavano sulla loro strada.

Si schiarì la voce per attirare l'attenzione e solo allora Victoria sollevò il viso dai cuscini, voltandosi. Nonostante gli occhi rossi e gonfi di lacrime, restava una bellissima donna. Nick non poteva negarlo.

«Ah, sei tu.» disse lei, quasi delusa nel vederlo lì.

Il medico non sapeva chi si aspettasse di vedere, ma se era convinta che Mr. Figo sarebbe salito a consolarla, sbagliava di grosso. «Sì, sono rimasto solo.»

«Gli altri due? Se ne sono andati?»

Nick annuì, mordendosi il labbro e fingendosi alquanto dispiaciuto.

«Insieme?» continuò lei.

Lui annuì ancora.

Victoria a quel punto affondò nuovamente il viso nei cuscini e riprese a piangere più forte. «Vattene via.» gli disse, soffocando le parole. Ma lui non l'ascoltò e si avvicinò con titubanza, raggiungendola al capezzale del letto.

Sapeva perfettamente quanto si poteva essere fragili in questi momenti così drammatici, dove il cuore sembrava distrutto in milioni di particelle minuscole e si credeva che mai sarebbe tornato a posto. Alla fine, anche i sovrannaturali provavano sentimenti. «Non meriti tutto questo.» Le disse lui, sedendosi sul bordo del letto, con un certo timore.

ARTIGLI - BACIO RUBATOWhere stories live. Discover now