Capitolo 1

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La storia di due matti
Incontrati per caso
Persi, ritrovati
Che si sono segnati l'anima

Il sole era quasi interamente coperto dalle soffici nuvole ormai padrone del cielo.

Il vento mi accarezzava rudemente la pelle, la fredda aria si insinuava nella mia felpa provocandomi piccoli brividi.

Il mio skateboard sfrecciava veloce tra le strade trafficate di Torino, attraversava strette vie e percorreva diversi sentieri tra gli alberi spogli di felicità.

Era ormai passata una settimana da quando ero arrivata e mi stavo ambientando molto bene; i corsi all'accademia Art & Dance sarebbero iniziati il giorno seguente e ciò mi rendeva molto nervosa: dovevo impegnarmi e dare tutta me stessa se volevo realizzare i miei sogni e dimostrare ai miei genitori che questa era la mia strada.  

Mi fermai al semaforo appena si illuminò il colore rosso e nel frattempo osservai attentamente ciò che mi circondava: molte persone si affrettavano a raggiungere il proprio posto di lavoro; diversi gruppetti di ragazzi, tra le risate, entravano nei bar per la colazione; alcune mamme inseguivano i propri figli, i quali correvano in ogni direzione. 

Nel frattempo piccole gocce d'acqua abbandonavano le nuvole per raggiungere il freddo suolo.

Scattò il verde e ripresi la strada per Vinovo: mio fratello aveva insistito molto affinchè andassi ai suoi allenamenti per salutare i ragazzi, i quali non smettevano di chiedere di me.

Sapevo quanto potevano essere insistenti quando volevano e inoltre era da molto che non li vedevo, quindi decisi di accettare volentieri l'invito.

La musica mi rimbombava nelle orecchie e non potei fare a meno di canticchiare le varie canzoni che si susseguivano; in lontananza potei vedere il centro della Juventus prendere forma e ciò mi sollecitò ad andare più veloce. 

Appena arrivata mi diressi verso l'entrata, sempre accompagnata dal mio skate, e mi persi ad osservare l'immensità dell'edificio di fronte a me: il centro era spettacolare, ma ancora più magnifico era il legame che si creava e si fortificava tra la squadra ogni giorno.

Sul mio volto comparve un sorriso al ricordo di tutte le sensazioni provate grazie a questa squadra: l'amore nel cantare i cori, la felicità accompagnata dalle vittorie, l'orgoglio provato durante le premiazioni e la tristezza dopo una sconfitta.

Ero così immersa nei miei pensieri da non accorgermi dell'arrivo improvviso di un ragazzo che stava correndo verso l'entrata e prontamente ci scontrammo: chiusi gli occhi non appena la mia schiena entrò in contatto con la superficie fredda e bagnata della strada.

Che dolore

"Stai bene?" una voce mi sussurrò sulle labbra

Quando riaprì gli occhi, mi accorsi di due bellissimi occhioni verdi a pochi centimetri di distanza da me.

Rimasi immobile davanti a quegli occhi così scrutatori, quasi ipnotizzata.

Il mondo che mi circonda sembra si sia fermato, esistiamo solo noi: i nostri respiri irregolari, le nostre labbra che si sfiorano, i nostri occhi che si scrutano attentamente.

Mi risvegliai da questo stato di trance e cercai di muovermi, ma con scarsi risultati visto che il ragazzo era caduto sopra di me.

"Se ti levassi, starei meglio"

Il proprietario di quei magnetici occhi sembrò accorgersi delle nostre posizioni solo in quel momento, perciò, si alzò velocemente e mi porse la mano per aiutarmi a rialzarmi.

Ventun volte teWhere stories live. Discover now