Capitolo 45

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La gente crede nelle promesse,
io credo nel tenersi per mano

'Cosa vuol dire che non la trovate?!' la voce di Dybala era l'unico suono che si udiva in quella strada solitaria illuminata da alcuni lampioni che si divertivano a spegnersi e ad accendersi in continuazione.

Paulo stava scendendo dalla macchina, appena parcheggiata nel suo vialetto, mentre parlava al telefono: il lieve venticello, tipico delle serate primaverili a Torino, spettinava il ciuffo del calciatore facendolo ricadere sugli occhi a causa della lunghezza.

'Berna come faccio a stare calmo?' alzò di poco la voce stando attento a non fare troppo rumore svegliando, così, l'intero vicinato

'Non risponde al telefono?!' chiese preoccupato passandosi una mano tra i capelli come era solito fare quando era nervoso

'Sto per entrare in casa' disse guardandosi intorno alla ricerca di qualcosa, si incamminò a passo spedito verso la porta d'ingresso per poi bloccarsi quando portò l'attenzione davanti a sé.

'Ti richiamo dopo Berna' Paulo riattaccò senza smettere di guardarmi, mentre io non riuscivo a sostenere il suo sguardo.

"Avevi detto che se ci fosse stato qualche problema ti avrei dovuto chiamare - mi concentrai sulle mie scarpe - spero valga anche venire direttamente da te" dissi mentre timidamente incrociavo il suo sguardo.

Lentamente mi alzai dai gradini che precedevano la porta d'ingresso aspettando una sua risposta che non tardò ad arrivare: senza dire niente avanzò verso di me stringendomi forte a sé.

"Mi hai fatto preoccupare" mi disse con il viso tra i miei capelli mentre io mi strinsi al suo petto

"Mi dispiace.." sussurrai mentre Dybala mi accarezzava i capelli

"Ehi shh.. come ti senti?" sentì formarsi un nodo alla gola a seguito di questa domanda e scossi la testa non volendo parlarne.

"Non ti preoccupare.. ci sono qui io" il calciatore mi prese in braccio facendomi allacciare le gambe intorno alla sua vita mentre lui si avvicinava alla porta. Una volta dentro, mi portò in cucina dove mi adagiò sul ripiano di fianco al lavello

Che strano: poche ore fa ero seduta esattamente nello stesso punto e stavo così bene, ora invece non so neanche come mi sento.

"Che ne dici di una cioccolata?" mi chiese dolcemente prendendo già gli ingredienti

"Non ne ho voglia.." sussurrai giocando con le maniche della mia felpa

Paulo interruppe quello che stava facendo per avvicinarsi a me e prendermi il viso tra le mani obbligandomi a guardarlo: "Veronica Marchisio che dice no ad una cioccolata? Non ci credo - abbozzai un sorriso - quindi.. cioccolata e una chiacchierata?" Propose

Annuì alle sue parole per poi offrire il mio aiuto per preparare la cioccolata, ma lui rifiutò: "Aspettami nella mia stanza: prendi pure qualche mio vestito, io arrivo subito" senza dire niente, mi diressi nella sua camera.

Una volta dentro mi portai una mano tra i capelli prendendo un bel respiro, solo in seguito mi diressi verso il suo armadio prendendo una maglietta e un paio di pantaloncini per essere più comoda, come mi aveva suggerito Paulo.

Appena mi sedetti sul letto, Dybala entrò nella stanza con due tazze di cioccolata con un piccolo spruzzo di panna sopra, proprio come piaceva a me.

"Mi conosci molto bene" afferrai la mia tazza ridacchiando.
"Certo" ribatté lui sedendosi di fianco a me e appoggiando la schiena alla spalliera del letto.

Ventun volte teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora