Capitolo 35

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Ormai é come un vizio:
io la notte penso sempre a te

"Lascia che ti aiuti" mio fratello mi ripetè per la decima volta da quando eravamo usciti dall'ospedale

"Non ne ho bisogno" aprì la portiera non appena spense la macchina, con enorme difficoltà scesi dalla vettura e mi diressi lentamente verso l'entrata di casa grazie all'aiuto delle stampelle.

Quella mattina avevo avuto i risultati dei controlli e il dottore aveva detto che non era molto grave: nel giro di un mese sarei dovuta riprendermi. Mi avevano messo un tutore al ginocchio destro, mi avevano dato un paio di stampelle e per una ventina di minuti mi era toccato sorbirmi le raccomandazioni del dottore riguardo a tutti gli antidolorifici che dovevo prendere nel corso della giornata e alla fine mi avevano lasciata andare.

Poteva andarmi peggio certo, però un mese non è per niente poco per un ballerino.

"Se dovete andare, fate pure: so cavarmela da sola" mi rivolsi a mio fratello e al numero 21 della Juventus, che mi guardavano con una tale attenzione come se fossi una bambola di porcellana pronta a rompersi in mille pezzi da un momento all'altro.

I due ragazzi si guardarono indecisi sul da farsi fino a che Paulo prese parola: "Sto io con lei, tu avverti il mister"

"Scherzi? Resto io: il mister capirà sicuramente" ribattè Claudio

Alzai gli occhi al cielo mentre mi dirigevo in salotto lasciandoli da soli a discutere

"Merda.." imprecai a bassa voce accorgendomi delle scale che dovevo affrontare per poter raggiungere la mia camera: sbuffai per poi iniziare a saltellare da un gradino all'altro.

Dopo aver salito pochi scalini, non sentì più il pavimento sotto ai miei piedi: "Ma che fai?" mi aggrappai al collo di mio fratello quando questi mi prese in braccio

"Hai sentito il dottore? Niente sforzi"

"Ce la facevo benissimo da sola" lo informai contrariata

"Si magari domani mattina arrivavi in cima alle scale" mi prese in giro facendomi sbuffare; mi lasciò una volta arrivati al piano di sopra, mentre lui si diresse in camera sua: "Allora andate agli allenamenti?" domandai seguendolo 

"Solo io, il tuo fidanzatino non vuole lasciarti da sola" annuì per poi rifugiarmi nella mia stanza dopo averlo salutato: mi sedetti sul bordo del letto mentre sentì la macchina di mio fratello partire e allontanarsi.

"Che ti va di fare?" Paulo entrò in camera accomodandosi di fianco a me

"Niente di particolare" alzai le spalle guardando fuori dalla finestra

"Non abbatterti" mi ordinò accarezzandomi la mano

"La possibilità che avevo per vincere lo stage in quella compagnia di ballo è sfumata, come faccio a non abbattermi?" domandai

"Non è la fine del mondo, ricordati che hai l'occasione di andare in America"

"Ma non ci voglio andare in America se tu sei qui" rivelai voltandomi verso di lui 

Per qualche secondo abbassò lo sguardo sulle sue mani sorridendo quasi impercettibilmente 

"Troveremo una soluzione" mi promise riportando l'attenzione su di me, ma nei suoi occhi potevo leggere una nota di insicurezza

"Dio" frustrata mi abbandonai sul letto lasciando che la mia schiena aderisse al morbido materasso
"In realtà sono Paulo" ridacchiò
"Ti prego - mi coprì il viso con le mani - non l'hai detto davvero"
"E perché no?" Ridacchiò sdraiandosi di fianco a me
"Non ho mai conosciuto una persona più simpatica di te" gli rivelai sarcasticamente
"Non ne avevo dubbi" mi sussurrò nascondendo il volto nell'incavo del mio collo.

Ventun volte teWhere stories live. Discover now