Capitolo 32

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E costa cara la fragilità
per chi un posto nel mondo non ha

"Cosa?!" Josepha attirò l'attenzione della gente di fianco a noi, mentre io alzai gli occhi al cielo: "E' la terza volta che te lo dico: la scuola è in America" camminai a spasso spedito, mentre la ragazza mi seguiva sconvolta.

"Cosa ha detto Paulo?" mi fermai in mezzo al marciapiede guardandola con un piccolo sorrisino ingenuo, provocando lo stupore della moglie di Pjanic: "Non glielo hai detto?!" mi urlò infuriata

"Ci ho provato!" urlai a mia volta per poi passarmi una mano tra i capelli esausta

"Sai che cosa comporterebbe questa occasione?" deglutì spaventata, mi si strinse il cuore

"Certo che lo so" sussurrai guardandomi le scarpe, sentì Josepha sospirare: "Ronnie, tu che cosa vuoi fare?"

"Non ne ho idea" rivelai sconsolata: "Josepha non so cosa fare" ripresi a camminare quando vidi il centro della Juventus in lontananza.

"Glielo devi dire, devi dirlo a tutti" mi suggerì con pazienza

"E come faccio a dirglielo?" chiesi guardando un punto indefinito della strada davanti a me; in pochi minuti raggiungemmo le porte di Vinovo, dove ci sedemmo su una panchina a parlare mentre aspettavamo che la squadra arrivasse

"Questo devi saperlo tu: tu conosci bene Paulo, sai come trattarlo" mi informò dopo qualche secondo di silenzio passato a riflettere.

"Come pensi reagirà?" domandai non molto convinta di voler sapere la risposta.

"Non ne ho la più pallida idea: potrebbe reagire in tantissimi modi differenti"

"Tutto ciò mi conforta" mi sdraiai sulla panchina per poter così ammirare il cielo limpido di Torino

"Stanno arrivando" alzai di poco la testa potendo così vedere il pullman parcheggiare permettendo all'intera squadra di scendere; sentivo il cuore battermi più velocemente quando lo vidi: mi alzai in piedi insieme a Josepha aspettando che ci raggiungessero.

Quando Paulo mi vide, sul suo volto si dipinse un sorriso che presto contagiò anche me: appena fummo di fronte, mi lanciai tra le sue braccia: "Ciao argentino" gli sussurrai non staccandomi dal suo caldo abbraccio

"Ciao piccola" mi lasciò un dolce bacio sulle labbra prima di essere interrotto da Claudio, il quale finse di tossire: "Se permetti vorrei abbracciare mia sorella" scossi la testa lasciandomi avvolgere dalle braccia del calciatore: "Ciao fratellone"

"Pipa sei stato grandissimo al San Paolo" feci i complimenti a Gonzalo per la splendida partita giocata.

"Modestamente so di essere stato bravo" si vantò lui

"Ma tu senti questo che montato" lo derise Federico

"Sei solo invidioso"

"Io invidioso? Ma per favore" alzai gli occhi al cielo ormai rassegnata dal loro comportamento infantile

"Noi dobbiamo festeggiare qualcosa, ricordi?" Paulo mi sussurrò all'orecchio, ma anche Josepha lo sentì, infatti mi guardava incitandomi a parlare, ma io non sapevo che dire

"Ti devo parlare.." Dybala non mi fece terminare: "Mi racconterai tutto fra poco" mi fece oscillare davanti agli occhi le chiavi di una macchina: "Adesso? Ma non sei qui in macchina" ero abbastanza confusa

"Lo so per questo ho chiesto a Juan le chiavi della sua auto: ti porto a fare un giro" mi sorrise e io non sapevo resistere al suo sorriso: "Ma quanto posso amarti?" chiesi ridacchiando e scuotendo la testa

Ventun volte teWhere stories live. Discover now