Capitolo 12

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E baciami ancora
sotto questo cielo notturno,
splenderemo così tanto
da far invidia alle stelle

Le mie mani tremavano leggermente mentre osservavo il riflesso della mia figura allo specchio.

Con occhi attenti scrutavo ogni particolare, controllando che niente fosse fuori posto.

Sbuffai per l'ennesima volta cercando di liberarmi dall'agitazione.

Sarò abbastanza?

I miei pensieri vennero interrotti dal suono del campanello di casa: sobbalzai e il cuore iniziò a battere più velocemente.
Mi guardai un'ultima volta allo specchio: un'enorme felpa nera copriva il mio corpo fino a metà coscia, le mie gambe erano rivestite da calze color carne accompagnate da delle parigine nere, gli stivaletti, anch'essi neri, mi regalavano pochi centimetri di altezza; i miei capelli biondo scuro ricadevano come una cascata lungo la mia schiena.

Presi un lungo respiro per poi correre al piano di sotto, andando così ad aprire la porta.

Cercai di restare calma quando, di fronte a me, si presentò l'immagine di Paulo: una semplice camicia bianca fasciava perfettamente il suo corpo, mentre i jeans gli regalavano un tocco di semplicità.

Ma quanto è bello?

"Ciao piccola" Paulo mi sorrise mentre mi osservava con meraviglia
"Ehy" risposi abbassando la testa in imbarazzo.
L'argentino mi si avvicinò finché con due dita mi alzò il viso: "Sei bellissima piccola"

Una strana sensazione mi invase tutto il corpo ed io gli regalai un grandissimo sorriso.

"Dove mi porti?" chiesi incuriosita mentre ci dirigevamo verso la sua macchina
"Lo scoprirai - mi aprì la portiera - é una sorpresa" un ghigno si fece spazio sulle sue labbra.
"Amo le sorprese" risposi con lo stesso tono dell'argentino, il quale rise e iniziò a guidare.

°°°

"Ti ho detto che non devi ridere" lo minacciai con una forchetta, mentre lui rideva: "Ok ok cercherò di non ridere, promesso" mi sistemai meglio sulla sedia per poi iniziare a parlare: "Avevo 16 anni e il nuovo arrivato a scuola aveva iniziato a provarci con me: era molto simpatico e anche carino, così stetti al gioco. Avevamo iniziato a conoscerci meglio e ad uscire insieme: stavamo molto bene insieme e un giorno mi chiese di diventare la sua ragazza. Per l'occasione organizzò un appuntamento romantico che andò molto bene: quella sera mi riaccompagnó a casa e io lo invitati ad entrare. Iniziammo a parlare fino a quando si avvicinò a me e mi baciò: diciamo che - mi sistemai una ciocca di capelli un po' troppo ribelle, imbarazzata dal suo sguardo - passammo diversi minuti a baciarci, in quel momento entrò in casa mio fratello e vedendo quella scena iniziò ad urlare e a rincorrere per tutta la casa il mio ragazzo, che cercò di scappare non ottenendo grandi risultati. Il giorno dopo a scuola mi disse che era meglio se chiudevamo lì la nostra storia perché aveva paura di mio fratello, fine."

Paulo mi osservò attentamente per qualche istante, poi mi scoppiò a ridere in faccia: "Scusa se te lo dico, ma era un coglione se si é fatto spaventare così" gli lanciai un tovagliolo in faccia: "Avevi promesso che non avresti riso e poi abbi un po' di rispetto per il mio fantastico ex - l'argentino alzò un sopracciglio - ok si era un'idiota..ma solo io posso prenderlo per il culo" mi aggiunsi anch'io alla sua risata.

Che risata magnifica

Venimmo interrotti dall'arrivo del cameriere, che ci portò le nostre ordinazioni: Paulo mi aveva portato in un ristorante molto rustico e semplice, come piacevano a me: mi conosceva molto bene.

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