Capitolo 36

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Io ci sarò
fino alla fine
come un ricordo
che non se ne va

I raggi del sole stavano diventando più caldi. Le piccole foglie crescevano timide sui maestosi alberi, ormai liberi da quella magica polvere bianca.

Anche le montagne in lontananza erano ormai private del loro abito elegante che aveva contribuito a renderle più magnifiche.

Ora era il verde a dominare incontrastato seguito da un'infinita varietà di colori dei fiori, i quali sembravano fare a gara a chi fosse più bello, sfoggiando petali delicati e tonalità particolari.

Gli uccellini sembravano lodare i meravigliosi paesaggi attraverso il loro melodioso cinguettio.

L'inverno se n'era andato lasciando spazio alla maestosa primavera, la quale sembrava portare con se vita, allegria e speranza.

"Ronnie! Io vado più in alto di te!" Edin si vantava ridendo spensierato
"Ne sei sicuro?" Lo sfidai: mi diedi maggiore spinta e in pochi secondi riuscì a raggiungere un'altezza più elevata rispetto alla sua

Facevo fatica a spingermi sull'altalena a causa dell'invalidità del ginocchio, ma ciò non mi impediva di arrivare in alto.
Chiusi gli occhi lasciandomi avvolgere dall'aria fresca; portai la testa all'indietro lasciando che i miei capelli accarezzassero leggermente l'erba sottostante.

Quando ero piccola passavo tutto il mio tempo sull'altalena: mi aveva sempre trasmesso tranquillità e serenità, ma soprattutto mi sembrava di volare.

Credevo di poter toccare il cielo.

Una spinta
Due spinte
E la distanza che mi separava da esso diminuiva.

Così anche adesso.

"Papà!" Il mini Pjanic urlò entusiasta quando vide arrivare Miralem insieme agli altri calciatori della Juventus.

Io e Josepha avevamo organizzato un picnic qui al parco e i ragazzi ci stavano raggiungendo solo in quel momento in quanto durante la mattinata erano stati occupati con i soliti allenamenti a Vinovo.

"Buongiorno piccola" sorrisi istintivamente quando sentì la sua voce sussurrarmi all'orecchio e le sue morbide mani posarsi sui miei fianchi dandomi maggiore spinta.

"Ciao argentino, come é andata oggi?"
"Abbiamo fatto una partitella e ho segnato per te" mi spinse nuovamente
"E chi mi dice che hai segnato e non hai fatto pena?" Lo provocai
"Dubiti delle mie capacità?" Si finse offeso
"Esattamente" ridacchiai mentre Dybala fermava l'altalena per poi posizionarsi davanti a me
"Mai una volta che mi dai soddisfazione, vero?" Mi guardò sorridendo
"Dove sarebbe il divertimento altrimenti?"
"Mi farai impazzire" scosse la testa avvicinandosi al mio viso
"C'è questa possibilità stando con me" feci combaciare le nostre labbra in un casto bacio.

"Mi dai un passaggio in Accademia?" Chiesi prendendo le stampelle
"In Accademia?" Mi voltai verso di lui vedendolo titubante
"Perché mi guardi in quel modo?" alzai un sopracciglio sorridendo
"Ehm.. niente, andiamo" lo seguì in macchina anche se non convinta della sua risposta

"Lo sai che Edin da grande vuole diventare un portiere come Gigi?" raccontai a Paulo tutto quello che avevamo fatto e detto nel corso della mattinata

"Davvero?" ridacchiò 

"Lo so che volevi diventasse come te" lo presi in giro mentre il vento mi scompigliava i capelli a causa del finestrino abbassato

"C'è ancora tempo - mi informò accostando sul ciglio della strada - arrivati" 

Ventun volte teDonde viven las historias. Descúbrelo ahora