Capitolo 19

2.9K 82 4
                                    

Resta con me
Che adesso tutto
Questo parla di te

"Ci siamo..é il momento" Michael prese un lungo respiro per poi alzarsi.

Mi alzai lentamente anch'io, ma non distolsi lo sguardo dalle mie mani un po' tremolanti.

Ultima chiamata per il volo Torino-Londra

"Devo andare Baby" mi informò il ragazzo davanti a me, senza però muoversi
Alzai finalmente lo sguardo incontrando gli occhi lucidi di Michael.

Mi morsi il labbro inferiore non sapendo come comportarmi.

"Mi mancherai Miky" rivelai, mentre il mio amico mi strinse in un abbraccio stritolatore
"Mi mancherai anche tu Baby" mi lasciò andare per poter prendere le valigie.

"Fatti sentire qualche volta" ridacchiai per smorzare la tensione
"Ti chiamerò ogni volta che potrò" mi assicurò mentre si allontanava sempre più da me
"É una promessa Miky?" Urlai cercando di farmi sentire
"É una promessa Baby" mi urlò in risposta per poi accelerare il passo

Lo guardavo allontanarsi da me e inevitabilmente sentivo un senso di vuoto dentro di me

"Miky" lo richiamai un'ultima volta
Michael si fermò in mezzo alle numerose persone che si affrettavano a raggiungere il proprio aereo; si voltò verso di me aspettando che continuassi
"Fai vedere a tutti chi sei"
Sul volto del mio migliore amico nacque uno splendido sorriso, annuì per poi riprendere la sua strada

Buona fortuna Miky

Rimasi ferma a fissare un punto indefinito dell'aeroporto persa nei miei pensieri

Mi mancherà tantissimo

Dopo qualche minuto presi un lungo respiro per poi andarmene da quel luogo e raggiungere la metropolitana.
Salì e mi posizionai in un angolo tenendomi con una mano al palo per non rischiare di cadere.

Mi persi ad osservare il vuoto mentre tutti i ricordi dei bei momenti trascorsi insieme a Michael si presentarono nella mia mente.

Sorrisi con nostalgia al ricordo dei nostri scherzi e delle risate, dei litigi e dei pianti.

Presi il telefono appena questo iniziò a squillare, sbuffai e rifiutai la chiamata senza neanche guardare il numero.

In questo momento non voglio sentire nessuno, voglio stare da sola.

Dopo circa un'ora, scesi alla mia fermata e, appena uscì dalla metro, il vento gelido di dicembre mi colpì violentemente in volto.
Mi strinsi nel mio cappotto e iniziai a camminare, raggiungendo casa dopo una ventina di minuti.

Entrai nell'abitazione, buttai le scarpe da qualche parte in soggiorno e tolsi il giubbino.
Mi avvicinai al divano e lanciai il mio zaino, accorgendomi della presenza di diversi borsoni d'allenamento.

Grandioso

"Ronnie sei tu?" La voce di mio fratello si fece sentire dalla cucina

No guarda sono un ladro

"Sì" risposi svogliatamente e con freddezza.
Passai davanti alla cucina senza salutare e mi diressi verso le scale

"Ti ho chiamato prima" mi informò Claudio
"Non ho sentito" risposi con indifferenza inventandomi una scusa
"Ehy potresti anche salutare" mi rimproverò

Ma che vuole?

"Ciao" salutai senza voltarmi e salendo le scale
"Tutto bene Ronnie?" Mi domandò preoccupato
"Sto bene" urlai dal piano di sopra per poi entrare in camera e sbattere violentemente la porta.
Lanciai il telefono sul divanetto posizionato sotto la finestra, le chiavi sulla scrivania, il cappello sul pavimento e infine mi sdraiai sul letto, nascondendo la testa sotto i cuscini.

Ventun volte teWhere stories live. Discover now