Parte 28 - Was never real...Ever

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CAMILA POV

Ero sull'ennesimo aereo che mi stava riconducendo a casa, il weekend a Londra era stato un disastro, cantare quella canzone non era di certo stata una mossa intelligente ma la mia fortuna volle che i fans si bevvero la versione dei media, ovvero di me e Matthew e della nostra storia tormentata a distanza.

Non ci volle molto che la telefonata di Roger arrivò puntuale come un orologio svizzero.

"Camila tesoro, cosa ti è preso l'altra sera? C'è qualcosa che non va? Un po' di stress forse?"

"Roger tranquillo sto bene" risposi con fare annoiato, dubito che gliene importasse davvero qualcosa. Il nostro rapporto in quegli anni era molto cambiato. Se prima per me era come un padre, con il tempo avevo aperto gli occhi imparando bene una dolorosa lezione. Nessuno faceva qualcosa per niente e Il buono e caro Roger non era da meno. Dalla mia ascesa ci aveva guadagnato una fortuna e la sua premura non era poi così spontanea.

"Mila ti sento particolarmente stressata ultimamente. Devi cominciare a lavorare al nuovo disco, a nuove sonorità."

"Lo so Roger" dissi sbuffando a mò di cantilena, seccata dalla sua velata predica. Sapevo benissimo cosa dovevo fare.

"Anche tua madre è molto preoccupata per te dopo il tuo crollo, mi ha pregato di dirti che sarà da te domani stesso. Ha provato a chiamarti ma ha detto che non l'hai richiamata." Ci tenne a sottolineare.

Mia madre era così, compariva e scompariva al mio fianco nei momenti in cui ero più vulnerabile e pronta a cedere, continuava a spronarmi impedendomi di fermarmi, probabilmente anche lei spaventata dal fatto che potesse fermarsi la giostra. Ma forse in quel momento era proprio quello di cui avevo più bisogno. Fermarmi.

"Roger puoi dirle di non venire. Sul serio sto bene è stato solo un momento, la canzone, quelle parole mi hanno commossa. Mi sentivo vulnerabile, esposta, particolarmente sensibile. Tutto qua." Cercai di minimizzare capendo però di essere stata fin troppo descrittiva circa il mio stato d'animo.

"Tesoro sai com'è tua madre." Prese a ridere lui " quando si mette in testa una cosa fermarla è a dir poco impossibile."

"Ora devo andare,stiamo per decollare." Cercai di chiudere quella conversazione in fretta perché sapevo benissimo che non ne avrei cavato nulla.

Mi lasciai andare sul sedile del jet privato e cercai di riposarmi un po', sentivo che ormai la stanchezza di quei giorni stava prendendo il sopravvento.

Ero finalmente tornata a casa ma adesso le mura del mio appartamento mi soffocavano, mi sentivo letteralmente un leone in gabbia, non facevo altro che camminare avanti e indietro senza uno scopo preciso. Se prendevo la chitarra la lasciavo dopo due minuti e non riuscivo a scrivere niente, avevo un blocco. Mi sentivo dannatamente frustrata e tornavo ciclicamente a prendere il mio iPhone tra le mani per controllare i miei profili, passavo da Instagram a Twitter come una forsennata. Poi la curiosità fece il resto e cominciai a controllare tutti i profili delle persone vicine a Lauren...Lucy, Alexa, Veronica, Keana, Taylor, Chris e perfino i suoi genitori Clara e Mike. Ero ufficialmente entrata in un circolo vizioso, ripetevo quei gesti in maniera automatica come una psicopatica, senza riuscire a concentrarmi su altro.

Erano passare già 4 ore e solo quando mi accorsi che il mio telefono, caricato da poco, era già al 36% capí che dovevo fermarmi o sarei impazzita.

Composi il numero di DJ sperando che mi avrebbe risposto salvandomi dal baratro della follia.

" Dj dove sei?" Chiesi senza neanche salutarla. "Ho bisogno di uscire da qui, sto impazzendo."

" ehi Che ti prende? Ho visto la performance l'altro giorno. Stai bene?"

F.E.A.R.Where stories live. Discover now