Parte 32 - West Side Story

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Quello che non avevo calcolato era di non rivederla per più di un mese, l'avevo appena ritrovata ed ora la sentivo più distante che mai. C'era stato qualche scarno scambio di messaggi, niente di più e lei era ripartita per l'India. Era dall'altra fottuta parte del mondo a salvare qualcuno mentre io era qui che avevo bisogno di essere salvata da lei. Era questa la verità, ora forse per la prima volta capivo davvero cosa significava stare con una persona che passa la maggior parte del tempo in giro per il mondo.

Anche se non stavamo assieme era impossibile vedersi e quasi impossibile riuscire a sentirsi, la situazione cominciava a portarmi non poco stress.

Continuavo a guardare la sue foto, con i bambini a costruire pozzi o scuole, Dio mi ero proprio innamorata di Madre Teresa di Calcutta. Come eravamo passati da Lauren la bella tenebrosa stile Angelina Jolie versione ragazze interrotte, a Lauren la madre dei poveri stile Angelina Jolie periodo Beyond Borders? Non lo sapevo neppure io, ma nonostante l'assoluto cambio di stile il suo viso mi faceva ancora perdere la testa.

Anche io sarei partita tra non molto, con un mini tour negli stati uniti, Roger non riusciva a vedermi con il culo lontano da un palco per più di una settimana, e in attesa di completare le canzoni del mio secondo album ero ancora lì a fare promozione...incredibile quanto possa essere sfiancante fare la cantante.

Ma la cosa che mi faceva più incazzare era senza ombra di dubbio il fatto che mentre lei era in un villaggio dell'India che probabilmente aveva a stento l'elettricità, il suo cosiddetto ragazzo continuava a pubblicare post con canne in mano, sessioni di fitness o concerti in locali del cazzo. Merda i riempivo le fottute arene.

Ma a lei sembrava andare bene così..lui postava cuoricini e sorrisini sotto ogni foto con incoraggiamenti del tipo "sono fiero di te piccola" mentre lei ricambiava con dei laconici "mi manchi" sotto quella faccia scimmiesca.

Dio che rabbia.

Finito il mio giro su instagram cominciai a preparare i bagagli, una macchina di li a poco mi avrebbe accompagnato all'aeroporto per la millesima volta negli ultimi sei mesi.

Arrivò tempestiva la chiamata di Roger che probabilmente voleva sincerarsi della mia puntualità, era sempre stato un perfezionista sul lavoro.

"Ehi princesa" disse scimmiottando un pessimo accento sudamericano.

"Roger...stavo proprio facendo i bagagli" risposi mettendo il vivavoce in modo da  avvalorare le mie parole.

"Non dovresti aver già finito? Mila mi raccomando, la macchina sarà lì tra poco."

"Non preoccuparti, lo so. Sta tranquillo, non è la prima volta mi sembra" dissi prendendolo in giro.

"Senti Camila, in realtà ti chiamavo per dirti alcune cose. Le ho appena sapute e ... vedi non volevo aspettare di vederti per comunicartele"

Il tono era incerto, e il suo pronunciare il mio nome per intero non era di sicuro un buon segno. Come se le cose non fosse già abbastanza complicate ecco che Roger prima di un tour mi ci mette il carico da novanta. Grazie mille.

"Che succede? Devo spaventarmi?" risposi smettendo di mettere frettolosamente la mia roba nel trolley.

"Ti piacerebbe recitare?" disse improvvisamente.

"Cosa?" dissi sedendomi sul di colpo sul letto e portandomi una mano alla bocca totalmente stupita da quella domanda.

Recitare...a malapena riuscivo a salire su un palco senza più avere attacchi di panico, figuriamoci recitare. Ma siamo ad Hollywood, chi diamine rinuncerebbe ad una chance del genere.

F.E.A.R.Where stories live. Discover now