Singita

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«Louis, la smetti di usare Niall come para spifferi, per favore?» esordì Liam, mentre era concentrato ad osservare i movimenti di Zayn.

«Non lo sto facendo! È Niall che si è offerto volontario!»

«No, Louis!» si difese il biondo, imbronciato. «Io non mi sono offerto di fare proprio nulla! Sei tu che mi hai spappolato sul finestrino!»

«Uh, mamma mia! Quante storie!» alzò gli occhi al cielo, Tommo. Solo perché il problema non lo riguardava, ovviamente.

«La smettete di litigare?» gesticolò Harry, facendogli segno di stare in silenzio: se avessero continuato a bisticciare come facevano la maggior parte del tempo, Apple li avrebbe scoperti e non potevano permetterselo, perché poi Zayn li avrebbe uccisi. «Non riesco a vedere bene!»

Louis e Niall si guardarono negli occhi e poi lanciarono uno sguardo a Liam che, istintivamente, alzò le braccia in aria, scuotendo la testa.

«Beh...» cominciò Toms, girandosi a guardare il biondo. «Come la storia delle ragazze, no? Abbassano il volume della musica per avere una visuale più completa per parcheggiare!»

«Sì, credo di sì, il principio è lo stesso» si grattò la nuca, Nialler.

In tutto ciò, Zayn - dopo aver seguito il consiglio del suo amico Louis - aveva citofonato ad Apple che, proprio in quel momento, era uscita dalla cucina. Ergo aveva un grembiule sporco di cioccolata, qualche schizzo macchiava anche le sue mani... per non parlare della faccia! Cercava di pulirsi velocemente, curiosa di sapere chi ci fosse ad aspettarla quando, dall'altro capo della porta, un Zayn ansioso si grattava le mani, mordicchiandosi di tanto in tanto le unghie.

Il cellulare del moro, di punto in bianco, cominciò a squillare. Inizialmente non voleva rispondere per non deconcentrarsi, poi cedette.

«Liam, io torno da voi, Apple non è in casa!» sbuffò, passandosi una mano tra i capelli. «Sapevo che non sarebbe andata come doveva, amen».

«Ma hai citofonato?» chiese scioccamente Payno, con la sua voce metallica.

Zayn roteò gli occhi al cielo e «Secondo te che cosa sto facendo da mezz'ora qui davanti? Aspetto il richiamo del cuculo?» rispose, innervosito.

Sapeva che con i suoi amici ci volesse pazienza, ma a tutto c'era un limite.

Ad ogni modo, si sentiva stupido, Javadd. Perché, nel momento in cui aveva deciso di cambiare la sua vita o almeno cercare di migliorarla, sentiva di aver fallito. Perciò fissava quella porta, sperando, in cuor suo, che si aprisse.

Apple scese le scale velocemente, aveva perso tempo perché si era cambiata e data una pettinata tanto per sembrare un essere umano. «Eccomi!» gridò, cercando di non cadere. Ci mancava solo che si frantumasse la testa contro il pavimento.

Zayn, sentita la sua voce, si svegliò dal sonno. Tossicchiò schiarendosi le corde vocali e si sistemò la giacca, dandosi un tono. Quando la mora aprì, trovò davanti quello che sembrava fosse un modello, e invece era solo un Malik più bello che mai. «Posso richiamarti più tardi, amico?» alla risposta di Liam concluse la telefonata e infilò distrattamente il cellulare nella tasca posteriore del jeans.

«E tu? Che ci fai qui? Ma, soprattutto, come fai a sapere che abito qui? Mi segui Zayn? Hai cerc-»

«Mi hai già stancato, Apple! Se mi fai parlare ti spiego» incrociò le braccia al petto.

Apple sospirò infastidita, odiava doverlo ammettere ma il ragazzo aveva ragione.

«Posso?» Zayn la guardava con un sorriso sghembo, in realtà lei lo divertiva molto e, in quella situazione, la trovava decisamente adorabile.

White Russian and Geography LessonsWhere stories live. Discover now