The doodle one

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Nel momento in cui Zayn incastrò le sue labbra in quelle di Apple, il suo cuore cominciò ad andare più veloce. Si mossero all'unisono, sembrava che fossero stati disegnati dal destino proprio per stare insieme e completarsi, anche in quella circostanza.

Lui cominciò a baciarla un po' ovunque, mentre lei socchiudeva gli occhi per godere del momento senza farsi distrarre da nessun altro pensiero. Gli sfiorava la schiena, cercando di aggrapparsi e muoversi con lui, come se fosse la sua ancora. Come se fossero un gruppo di pesci incastrati in una rete che, per liberarsi, dovevano nuotare nella stessa direzione, con lo stesso ritmo.

C'era il silenzio attorno a loro, nella stanza di Zayn non si sentiva alcun rumore se non i gemiti che nascevano e morivano dalle bocche dei due ragazzi che, in segreto, si amavano.

Lui, con uno scatto, entrò dentro di lei e, conseguenzialmente, Apple inarcò la schiena, morendosi le labbra per non urlare.

«Ti ho fatto male?» le chiese in un sussurro senza perdere il ritmo dei suoi fianchi, con lentezza, per abituarla alla sensazione.

«No, no! Continua» gli sorrise, allacciando le sue braccia attorno al suo collo.

Il moro incominciò a baciarle la fronte, mentre lei posava di tanto in tanto le sue labbra sulla sua mascella.

La velocità cominciò ad aumentare, i loro corpi sudati si toccavano, bagnando completamente le lenzuola.

Entrambi pensavano che non ci fosse sensazione migliore: fare l'amore con la persona che amavano, stare bene, sentirsi parte di qualcosa che dovevano ancora esplicare, ma che c'era, esisteva, ed era percettibile.

Continuarono fino a quando, esausti, arrivarono al culmine del piacere insieme.

Zayn continuava a respirare affannato, mentre Apple si chiedeva perché, i momenti migliori, finissero troppo presto.

Lui si accasciò sul corpo di lei, abbracciandola, coprendola per intero. Poggiò la testa sul suo seno e chiuse gli occhi, sentendosi appagato e sereno. Lei prese ad accarezzargli i capelli, la schiena, rimanendo nel silenzio in cui erano stati fino a quel momento.

«Sono stata bene» sospirò poi, più a se stessa che a lui.

Il moro alzò la testa e la guardò dritto negli occhi: «Anch'io. Non so le tue esperienze quante e come siano state, ma credo che per me questa sia la prima volta».

Apple sorrise, non sapeva cosa fare, le sembrava tutto molto surreale.

«Anche per me, probabilmente» fece spallucce, baciandolo di nuovo.

-

Apple infilò le chiavi nella serratura e cercò di aprire la porta il più velocemente possibile. Un po' perché aveva bisogno di farsi un bagno caldo, un po' perché, anche se aveva fatto la finta di andarsene, sapeva che Zayn stesse aspettando che entrasse.

Gli aveva detto che avrebbe potuto stare tranquillo, davanti casa sua non aveva paura di combattere con una chiave che ogni volta si rifiutava di farla entrare. Ma lui non voleva capirlo, ci teneva che lei non incontrasse pericoli di nessun genere. Perciò, per non sentirla, le aveva risposto come lei avrebbe voluto. Solo che si era nascosto dietro un albero per non farsi vedere, controllando da lì che tutto filasse liscio come l'olio.

«Accidenti!» esclamò Apple, guardando il suo mazzo di chiavi che proprio non voleva collaborare.

«Serve aiuto?»

Nonostante questa persona le stesse dietro, capì subito di chi si trattasse. Apple alzò gli occhi al cielo, posandosi disperatamente una mano sulla fronte.

«Che cosa vuoi?» gli domandò, girandosi verso di lui.

«Parlare, chiarirci, non credo di chiedere molto».

Zayn, che da lontano stava vedendo tutto, si mangiò le mani per non andare lì e spaccare la faccia a quell'imbecille. Il problema era che non poteva intromettersi nella vita di Apple e fungere da angelo protettore, arrivare ogni volta e salvarle la vita. Lui l'avrebbe fatto se avesse potuto, certo, ma non le avrebbe dato modo di risolversela lei, come meglio credeva. Anche Apple, come lui, aveva bisogno dei suoi spazi, di pensare alla sua vita e si portarla avanti come meglio credeva. E, per quanto Zayn volesse proteggerla, si rendeva conto che c'erano momenti e momenti. Avrebbe aspettato che Apple s'infastidisse per attaccare.

«Ti ho già detto che non voglio, non saprei cosa dirti, mi spiace».

Apple si girò nuovamente verso la porta della sua casa, infilò un'altra volta la chiave nella serratura e, dopo aver traccheggiato perché aprisse, ci riuscì.

«Abbiamo tanto di cui parlare, invece» Joel si mosse di un passo per avvicinarsi a lei, sapeva di aver sbagliato ma proprio per quel motivo voleva recuperare. Se solo lei gli avesse dato una possibilità. Da quanto aveva potuto capire, aveva una storia con il ragazzo che l'aveva protetta l'ultima volta. Ma, secondo il suo punto di vista, se non aveva funzionato con lui, non poteva nemmeno con quello "scarabocchio" di Zayn.

«Ah sì, Joel? E di cosa?» incrociò le braccia al petto, Apple. «Di quanto mi tradii con la ma migliore amica? In casa mia? Nel mio letto? Benissimo, parliamone!»

«Ho sbagliato, lo so, ma-»

«So anch'io che hai sbagliato, ma non m'interessa più» fece spallucce, lei. «Per quanto mi riguarda la questione finisce qua, buona serata».

E, dandogli le spalle, rincasò.


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A voi i commenti e, come sempre, grazie.

G

White Russian and Geography LessonsWhere stories live. Discover now