Tattooed Lea

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«Dai amore, è solo la quindicesima volta che vomiti oggi, stai tranquilla!» ripeteva Zayn, tenendo i capelli di Apple stretti in una mano mentre, con l'altra, le sorreggeva la fronte.

Non si sarebbe mai sognato di fare una cosa simile qualche anno fa, era sempre stato molto sensibile (di stomaco) a quelle situazioni un po' estreme. Ma con Apple passava ogni tipo di paura, quella più stupida e addirittura quella più grande. Perciò respirava quanto bastava per non morire e cercava di guardare altrove per non concentrarsi su ciò che accadeva.

Abbassando lo sguardo notò che Louis le stava tenendo le caviglie. Perciò inarcò le sopracciglia e «Perdonami, cosa stai facendo a mia moglie?» chiese.

«Si sa che, dopo aver vomitato, si è più deboli. Metti che sviene? Almeno la tengo, no?» rispose, come se fosse la cosa più ovvia.

Zayn sbuffò: «Io, a volte, mi chiedo dove possa arrivare la deficienza umana. Dove abbia fine. Poi ti sento parlare e lo scopro».

«Beh, almeno ti tolgo dubbi e perplessità» fece spallucce Louis, piegato sulle ginocchia.

Zayn scosse la testa e decise di non replicare, piuttosto si concentrò su Apple che continuava a vomitare. Era cianotica, poverina. Tra nausee e forze di stomaco non sapeva cosa fare, qualsiasi odore più forte dell'altro annusasse, correva in bagno. A Zayn sembrava che, invece di mettere su kg, li stesse perdendo. La prossima volta, al controllo avrebbe chiesto se fosse normale una situazione del genere.

«Come ti senti, amore?» le chiese, aiutandola a tirarsi su con la schiena.

Lei annuì e «Bene» rispose. Cercò di avanzare verso il lavandino ma qualcosa glielo impediva, abbassò lo sguardo e... Louis. «Posso sciacquarmi?» gli domandò, ghignando.

«Certo, ti accompagno» rispose il ragazzo dagli occhi color del mare.

«Sì, ma se mi tieni le caviglie non riesco. Potresti prendermi sottobraccio, non credi sia meglio?»

Louis alzò lo sguardo e incontrò quello di Zayn, stremato, che lo guardava assottigliando gli occhi: «Ma sopra c'è lui, come faccio».

«Devo andare a lavoro io, puoi farlo tu. Basta che non mi distruggi casa... e neanche mia moglie, possibilmente» ghignò Zayn, dando un bacio ad Apple.

«Sta in buonissime mani, amico!»

Zayn lo sentì dal corridoio, sorrise e «Lo so, lo so» sospirò, uscendo di casa.

Gli dispiaceva lasciare sola Apple, in casa aveva tante cose da fare e nelle sue condizioni era ovvio che non si potesse muovere più di tanto. Tricia, sua madre, doveva lavorare fino alle 18:00 del pomeriggio. Qualche volta con i permessi riusciva a svicolare dall'ufficio per poterle stare accanto, ma non sempre. Safaa, sua sorella, era troppo piccola per aiutarla a gestire una casa. In cosa poteva esserle utile? Nel cucinare? Non era capace neanche di fare un uovo con la sottiletta. Così, i suoi amici, ogni pomeriggio si alternavano per farle compagnia e darle una mano qualsiasi cosa avesse bisogno. Niall a parte, ovviamente: lui era impegnato con Amber che non stava nelle stesse condizioni di Apple, ma quasi.

Zayn camminava spedito verso lo studio in cui lavorava. Aveva tante cose in mente, erano cambiate tante cose in lui ed era preso sicuramente dalla sua famiglia. Ossia Apple, Michael ed Anastasia. Che ancora non c'erano, ma lui già li amava tanto. Li immaginava a volte, prima di dormire: entrambi scuri, belli come la loro mamma, sorridenti... no, sorridenti no, considerati i loro caratteri un po' particolari. Ma tanto belli, quello sì.

«Ciao, papà!» Davis gridò, sorridendo.

Zayn chiuse la porta alle sue spalle e scoppiò a ridere (dalla disperazione): «Le belle notizie corrono veloci» si tolse la giacca e la poggiò sull'appendiabiti.

«Non come le brutte, ma corrono veloci» quando si avvicinò a lui, Davis gli diede una pacca sulla spalla, abbracciandolo. «Auguri, sono felice per te!»

Zayn ricambiò la stretta: era stato fortunato a trovare Davis, gli aveva offerto lavoro subito e si era fidato di lui nonostante non avesse un minimo di esperienza, solo tanta passione. Poi il moro si era fatto valere, ma all'inizio era tutto il mano a Davis. Gli era molto riconoscente, Zayn.

«Ti ringrazio, Deen» si staccò dal suo capo, guardandosi intorno. «La signorina Lea non è ancora arrivata? Aveva un appuntamento con me a quest'ora!»

Davis si girò a guardarlo e gli indicò con un cenno della testa, la porta del loro studio: «Eccola, l'hai chiamata».

Zayn mirò la direzione che gli era stata indicata e annuì: «Bene, bene».

«Salve!» esclamò Lea con voce stridula. «Tutto bene, ragazzi?» chiese, guardandoli entrambi.

«Magnificamente...» bisbigliò Zayn, preparando il materiale che avrebbe usato per completare il suo tatuaggio.

«Lo dici ma non sei convinto...»

«Ha scoperto che diventerà padre di due bellissimi gemelli! Un maschio ed una femmina» ghignò Davis. «Deve ancora riprendersi!»

Lea lo guardò sbarrando gli occhi, poi «Congratulazioni, Javadd! Lo sai usare bene, a quanto pare» rispose, dandogli un bacio sulla guancia.

Zayn rise: «Sì, anche troppo».

Dopo aver disinfettato l'ago, sistemato i colori che avrebbe dovuto utilizzare per il tatuaggio e preparato il lettino su cui farla distendere, Zayn s'infilò i guanti e le chiese di accomodarsi non prima di essersi tolta la maglia.

«Avete già scelto i loro nomi, Zayn?» gli domandò la ragazza, ormai in reggiseno.

Si accomodò sul lettino e seguì i movimenti del ragazzo, concentrato su ciò che avrebbe dovuto fare.

«Sì» Davis rispose per lui. «E sono anche molto belli».

Lea sorrise, mentre Zayn le spalmava una crema proprio sulla bocca dello stomaco: «Posso saperli?».

«Certo. Michael e Anastasia» borbottò il moro, continuando il teschio che Lea aveva deciso di tatuarsi. Era grande, le copriva quasi tutta la pancia, perciò avevano deciso di continuarlo proprio quel giorno. Lo avrebbero finalmente completato e Lea si sarebbe tolta un pensiero in più.

«Bellissimi! Michael come...»

«Jackson, il mio cantante preferito» completò la frase, Zayn.

«Alzo le mani» sorrise, Lea. «E Anastasia?»

«Come la regina russa, Apple è un po' fissata con queste cose. Anastasia Malik non mi suona bene, ma abbiamo deciso che io avrei scelto il nome del bimbo e lei della bimba, quindi non posso replicare» ghignò.

«Beh, direi di no. Anche se non suona male come pensi!» sorrise. «Quando potrò conoscerla? Sono curiosa di vedere il suo bel pancione».

Zayn stava ripassando i contorni, concentrandosi su ogni dettaglio del disegno che Lea gli aveva portato come esempio. Gli piaceva il suo lavoro, lo faceva con passione e allegria. Non s'immaginava da nessun'altra parte se non in uno studio di tatuatori.

«Non è che te ne innamori, eh? Guarda che sono un tipo molto geloso, io» commentò Zayn, sorridendo.

Lea alzò gli occhi al cielo e «Guarda che sono lesbica, non stronza» rise.

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Scusate, ma il mio Dio dovevo inserirlo da qualche parte: Michael Jackson.
Spero vi piaccia il capitolo, sto cercando di non portare troppo per le lunghe questi 9 mesi, anche per non annoiarvi.
Ma vi ringrazio sempre per le attenzioni che riservate a questa mia fan fiction, vi ringrazio infinitamente. Per me non è affatto poco e soprattutto non è scontato che voi ci siate ancora.
Vi mando un bacio enorme, un abbraccio forte.
Grazie ancora, alla prossima.
G

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