Josh Devine

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Josh era un loro coetaneo, non frequentava la loro università perché a lui, di studiare, non andava proprio. Se avesse dovuto scegliere una cosa che odiava con tutto se stesso, avrebbe optato per il restare seduto tot ore ad ascoltare una persona parlare di continuo senza capirci niente.

Perciò si dilettava con la chitarra, intratteneva bambini nei campi estivi e guadagnava ciò di cui aveva bisogno, il resto non gli interessava più di tanto.

Josh aveva un grande difetto che, probabilmente, sovrastava gli altri: era logorroico. Non prendeva tempo nemmeno per respirare e, se non seguivi i suoi discorsi, deragliavi dalle rotaie e lui ti diceva «Non hai capito, vero? Bene, ricomincio» e a quel punto avresti preso in considerazione l'idea del suicidio perché ricominciava daccapo.

Perciò, quella mattina, i ragazzi fecero un referendum su chi avrebbe dovuto chiamarlo. Nessuno di loro voleva, ovviamente, ma qualcuno avrebbe dovuto farlo!

«Liam!» osò Niall, beccandosi un'occhiataccia da parte del diretto interessato. «Ha così tanta pazienza, potrebbe pensarci lui».

«Neanche morto! Non mi sento psicologicamente pronto! E poi, scusate, l'idea è stata di Zayn? Chiamasse Zayn, no?»

Il moro inarcò le sopracciglia e si prese del tempo per riflettere. «Ma io non ho molta confidenza con lui...» ammise, grattandosi quel filo di barba che aveva in viso.

«Neanche molta pazienza, se è per questo» puntualizzò Harry. «Dai, chiama Louis e non se ne parla più».

«Ma perché tocca a me, scusate!» s'indicò, Tommo. «Vi sembro per caso un figlio dei fiori? Sono pace e amore, dal vostro punto di vista?»

«Ti ricordo che, con le persone logorroiche, ci vai d'accordo...» alluse Harry, roteando gli occhi al cielo.

Stessa cosa fece Tommo, cogliendo la frecciatina che gli stava lanciando.

«Ancora con la storia di Clod, dai!»

«Mi hai lasciato in un posto triste e isolato per colpa sua, perché le si era rotta la cintura dei pantaloni, Louis! Hai ceduto perché ti ha rincoglionito tramite telefono, ricordi?» rispose Harry, minacciandolo con una penna.

Louis annuì e «Non era isolato...» biascicò.

«Mi stai dicendo che Bran, in Romania, è il posto più ambito di tutti per il carnevale che festeggiano, vero?»

Liam, Niall e Zayn si guardarono tra di loro con aria persa. Non ricordavano che i Larry fossero stati in Romania... a fare cosa? Da soli, senza dire niente agli altri!

«La... la domanda mi sorge spontanea però» alzò l'indice, il moro. «Come ci siete finiti a Bran? Senza dirci niente, per giunta».

Louis ed Harry si guardarono per una frazione di secondo e...

«Chiama Niall?»

-

«Josh, ascolta, ho poco tempo p-»

«Zayn!» gridò emozionato dall'altro capo del telefono, il ragazzo. «Come stai? Come mai mi chiami?»

Il moro inspirò profondamente, stringendo a pugno la mano che aveva libera per non attaccargli il telefono in faccia. I suoi amici gli avevano giustamente affibbiato il compito: non poteva biasimarli, dopotutto era una cosa che interessava lui; avrebbe dovuto sopportare le sue mille domande e le mille risposte che si dava da solo, i suoi discorsi complessi e intrecciati tra di loro. E Zayn non era sicuro che fosse pronto a tutto quel blaterare, ma ormai aveva chiamato, doveva continuare.

White Russian and Geography LessonsWhere stories live. Discover now