Before the worst

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Un silenzio di tomba cadde sui ragazzi in quel salone vuoto della casa di Zayn. C'era solo il suo cane a scodinzolare, frignare di tanto in tanto perché voleva che qualcuno lo coccolasse. Per il resto tutti fissavano Louis ed Harry e, questi ultimi, si guardavano a vicenda.

Harry pensava che fosse presto per parlare, non sapeva ancora cosa gli interessasse di più, se il sesso maschile, quello femminile o tutt'e due. Preferiva non esporsi troppo, ma non poteva neanche negare che con Louis non ci fosse abbastanza passione per poter dire «Sì, mi piace». Si stava dando tempo, stava cercando di mettere insieme le idee per poi farci uscire qualcosa di positivo, sia per se stesso che per Louis. Perciò se ne stava in silenzio, con le gambe incrociate a mo' d'indiano mentre si torturava le mani, sperando che la situazione si sbloccasse.

Il punto di vista di Louis, invece, era molto più semplice: lui era gay. Non lo aveva mai detto perché si sentiva di dover dare troppe spiegazioni. Sapeva che i suoi migliori amici lo avrebbero supportato e non avrebbero commentato come il resto della popolazione, ma non era semplice ammettere a se stessi di essere "diversi" secondo la mentalità popolare. Lui non si sentiva "strano", ognuno aveva i propri gusti in quel gruppo, a lui piacevano i ragazzi, non c'era niente di male. Ma l'esterno era tutt'altra cosa: la gente che lo guardava se si faceva scappare un movimento più accentuato del normale, parlottava se vedeva che abbracciava Harry anche solo per affetto perché, inizialmente, si stava parlando di quello. Non era facile per lui, sentirsi colpito sul punto più vivo. Aveva sempre avuto la faccia tosta di chi non ha paura di nessuno, solo, certe cose non riusciva a superarle. Ognuno aveva le proprie debolezze, così anche lui.

I ragazzi, vedendoli in evidente difficoltà, gli sorrisero. Paradossalmente, prese parola Louis.

«Non siamo fidanzati, ma se mi stai chiedendo e se vi interessa saperlo sì, ne sono innamorato. Non lo so, è difficile» sospirò, passandosi una mano tra i capelli, nervoso. «Non possiamo negarvi che qualcosa c'è, non si sa cosa».

«Se avessimo avuto le idee chiare, ve l'avremmo detto. Per adesso è tutto un cercare di capire cosa ci piace davvero e se, quello che ci piace, ci piace davvero» finì Harry, alzando le spalle.

Nessuno aprì bocca, tranne Liam: «Sapete di poter parlarne con noi, cerchiamo di capire insieme, no?» propose.

Il riccio annuì e riportò ancora una volta lo sguardo a trapassare le sue mani, continuando a giocarci pizzicandosele. Poi «Avete ragione, ma cercate di capire» replicò. «Non è sempre così semplice esporsi. E non con voi, in generale».

«Beh...» sospirò Zayn. «Almeno abbiamo capito cos'è che vi affligge e perché ogni tanto vi assentate» ridacchiò. «Voglio che sappiate che noi ci siamo, a prescindere da tutto. D'accordo?»

Louis ed Harry annuirono all'unisono, poi sorrisero e ricominciarono a giocare insieme.

La palla avvelenata passò ad Apple che, ovviamente, scelse la sua preda con fare ovvio.

«Zayn, obbligo o verità?» gli domandò, fulminandolo con lo sguardo.

Il moro si sarebbe schiaffeggiato da solo, in quel momento, perché era venuta a lui l'idea di giocare a quel gioco del cavolo.

«Verità» rispose, distendendo le gambe a terra e allungando di poco la schiena, tenendo le mani ben ferrate sul pavimento per poter sorreggere il peso del suo corpo.

Apple preparò la domanda, non sapeva come formularla. O meglio aveva paura della risposta. Perciò ci pensò su: era il caso di porgergliela? Si disse che aveva bisogno di saperlo, che le serviva per finire il puzzle che era Zayn. Prese un respiro profondo e «Sei stato con Stacie? A letto, in una relazione, qualcosa?» domandò, pregando che non fosse come pensava.

Zayn, dal canto suo, non voleva parlare di quella questione proprio in quel momento. Era scuro che gliel'avrebbe detto, ma non lì, non per gioco. Si sentì in imbarazzo, e con lui anche i suoi amici che sapevano la verità e sapevano anche cosa le avrebbe risposto. Ormai l'uno prevedeva l'atteggiamento dell'altro, la loro solida amicizia implicava anche questo, bene o male che fosse.

«No» scosse la testa. «Non... non ho niente a che fare con lei».

Gli dispiaceva, sapeva ovviamente che le stesse mentendo e nonostante non gli piacesse farlo (soprattutto se si stava parlando di Apple), si sentì obbligato.

La ragazza sorrise e credette alle sue parole: perché avrebbe dovuto dirle una bugia? Glielo aveva chiesto esplicitamente, non si poteva essere confuso.

Il discorso finì proprio in quel momento, con quella risposta. E ricominciarono a giocare, fino all'ora di cena.

-

«Come lo prendi?» gli domandò Apple, giocherellando con gli spicci.

«Mah, in realtà non lo prendo, io vorrei met-»

«Sì, Zayn, intendevo il waffle» rise. «Panna o cioccolato?»

«Ah, sì, entrambi!» annuì convinto, riprendendo ad accartocciare il tovagliolo.

Quella sera, Zayn ed Apple avevano deciso che avrebbero preso un dolce insieme per poi tornare a casa, la ragazza avrebbe dormito da lui e l'indomani sarebbero andati a scuola insieme.

Per Zayn, tutto ciò era nuovo: non aveva mai pensato di fare cose simili con una ragazza, la sua fama di Don Giovanni non implicava il portarle a cena fuori o offrire gelati a qualsiasi ragazza frequentasse (anche perché, l'unico gelato che volevano, era un altro), se si poteva osare quel termine. Più che frequentazione erano conoscenze con benefici, ecco. Perché lui non aveva niente da perdere e neanche loro, ma la cosa finiva là. Come successe anche con Stacie, dopotutto.

Preferì non pensare a lei e concentrarsi sulla serata, in un momento successivo avrebbe spiegato ad Apple l'esperienza passata con quella tizia.

«Ecco qua» tornò, raggiante più che mai. «Ti ho portato anche l'acqua, nel caso avessi sete».

«Grazie, avrei potuto farlo io...» sorrise, incominciando a mangiare.

Apple fece la stessa cosa per poi prendere il suo tovagliolo e pulirsi la bocca con fare elegante. Vedeva il suo fidanzato un po' spento, quella sera, e non ne capiva il motivo. Stavano bene, dopotutto, si divertivano insieme. E aveva calcolato che Zayn si sarebbe stancato presto anche di vederla a scuola, perché era una relazione molto particolare, ma non gli aveva mai dato modo di averne la certezza.

Lo guardò per un istante: lui era assorto a tagliare in piccole parti il waffle, inzuppandoli di tanto in tanto nella panna.

«Questo cioccolato alle nocciole è buonissimo» disse, sporcandosi a lato della bocca.

Apple sorrise e «Sì, ma sicuro di star bene?» gli chiese, mettendosi in bocca un altro pezzo di dolce. «Ti vedo un po' demotivato, sono io il problema?»

«Stai scherzando?» quasi Zayn non si strozzò col cibo che stava masticando. Si mise la mano davanti alla bocca, poi «Non dirlo neanche per scherzo, Apple, assolutamente no!» scosse la testa, convinto.

«E quindi? Che cosa c'è che non va?»

«Te lo dirò più tardi, promesso».

White Russian and Geography LessonsWhere stories live. Discover now