Hello?

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«Zayn, ti muovi? Non possiamo stare tutto il pomeriggio qui dentro!» gridò Louis, strusciando una busta a terra. «Sei peggio di Harry quando mi obbliga ad accompagnarlo a fare shopping».

Il riccio, sentendosi chiamare in causa, corse subito da Louis. Stava cercando una camicia che avesse fantasie particolari. A lui piaceva quello stile, ad esempio i camperos: li metteva anche d'estate. E tutti si chiedevano come facesse, se dagli stivali uscissero i gamberi quando tornava a casa e li toglieva. Ma no, Harry riusciva ad avere sempre sotto controllo la situazione.

«Stai per caso parlando male di me, uomo dalla forma gnomica?» lo indicò, serrando gli occhi.

Louis alzò le braccia al cielo e «Coda di paglia?» rispose, beffardo.

«Assolutamente no, ho sentito il mio nome uscire dalla tua lurida bocca».

«Però non la pensi così quando ti-»

«Okay, ragazzi!» uscì Zayn dal camerino. «Possiamo evitare di dire porcate in questo contesto? Qui mi conoscono...»

«Colpa sua» Louis indicò Harry, alzando le braccia al cielo come per dire: "io non c'entro niente", come sempre.

Zayn ridacchiò: era incredibile come Louis riuscisse a svignarsela ogni volta che ne aveva bisogno. O in un modo, o nell'altro, scappava dalle situazioni spiacevoli come se facesse proprio quel mestiere.

«Come sto? Vi piace questo completo?» chiese il moro, guardandosi allo specchio.

«Allora, partendo dal presupposto che non hai un culo perché è così, Zayn...» iniziò Harry. «Ti sta benissimo! Il nero è il tuo colore, sul serio».

«Ha ragione Haz, non stai affatto male vestito così. E poi, scusa, è un matrimonio a cui parteciperete relativamente, andrete per pranzo!»

«Diciamo che in chiesa, con due gemelli appena nati, non è il caso. Piange uno, piange l'altra. Ha fame uno, ha fame l'altra. Diventa complicato» rispose Zayn.

«Certo, è normale che sia così» annuì Harry.

«Ora, possiamo andare?»

«Sì, Louis, andiamo!» rise Zayn, tornando in camerino.

-

Apple se ne stava seduta sul divano, teneva la carrozzina dei bambini e la muoveva nel vano tentativo di farli addormentare. Credeva che il lavoro di mamma fosse più semplice, non lo immaginava in quel modo: incasinato, veloce, di concentrazione. O meglio, poteva lontanamente immaginarlo, ma viverlo era diverso. Aveva imparato a cucinare e cullare i bambini nello stesso momento, a pulire e farli star buoni. Con una mano teneva la scopa, con l'altra giocava con loro.

Aveva perso molti chili da quando aveva partorito, perché, di base, l'ansia la mangiava viva. Era molto nervosa, nonostante Trisha l'aiutasse in casa e con loro, lei aveva paura di sbagliare. Ma, come anche le aveva detto la mamma di Zayn, più aveva paura, più era probabile che sbagliasse. Il fatto è che, forse, doveva ancora abituarsi a quella condizione. C'avrebbe preso la mano, prima o poi. Nel mentre, avrebbe cercato di fare il meglio possibile.

«Non c'è un manuale per diventare brave mamme» disse Trisha. «Impari, dai anche ciò che non puoi. Insegni ai tuoi figli i valori, speri che non prendano strade sbagliate e che riconoscano i sacrifici che fai».

«Dici? A me il futuro spaventa molto...»

«È normale, Apple» sorrise Trisha. «Impari a far sì che le cose vadano bene piano piano, col tempo, vivendo i tuoi figli, imparando a conoscerli. Tutto il resto viene da se».

Stava ancora sul divano quando Zayn rincasò distrutto. Buttò distrattamente le chiavi nel portaoggetti sul comò all'entrata e, la prima cosa che fece, fu baciare i suoi figli e odorarli, respirandoli a fondo.

Non c'era cosa più profumata e pulita di loro due: come si muovevano, i versi che emettevano, le bocche, le manine, i piedini che muovevano cercando di fare chissà cosa poi. Era tutta una meraviglia, per Apple e Zayn, una nuova scoperta.

«Ciao, principessa» sorrise ad Anastasia, accarezzandole il viso. Poi si abbassò su Michael e fece la stessa cosa, sistemandogli la tutina.

«Ah, ciao amore, ci sei anche tu» ridacchiò, posandole un delicato bacio sulle labbra.

«Da quando ci sono le due scimmiette io esisto a rate, hai notato?» Apple alzò gli occhi al cielo. «Dovevo immaginarlo, ormai il centro dei pensieri di tutti sono loro».

«Ma che dici, Mela» si tolse la camicia, Zayn, sistemandola sul divano. «Anche la nostra priorità sono loro».

«Logico, certo» Apple annuì. «Ma anche i nostri amici ormai vengono qui solo per loro. L'altro giorno stavo per cadere dalla sedia, Louis neanche se n'è accorto, stava rumoreggiando con la bocca per cercare di far ridere Michael».

Zayn ghignò, sedendosi affianco a lei: «È non la trovi una cosa meravigliosa?» chiese.

«Il fatto che mi stessi schiantando no...»

Zayn roteò gli occhi e «Intendevo il rapporto che hanno i nostri amici con i nostri figli, Mela» la corresse. «Personalmente, sognavo proprio questo da piccolo».

Apple gli passò una mano tra i capelli, Zayn socchiuse gli occhi beandosi di quel tocco che lo rilassava ogni volta. Poi il modo poggiò la testa sulla pancia della sua compagna e si distese, stiracchiandosi il più possibile.

«È una cosa fantastica, mi fa commuovere».

«Già, anche a me...» sospirò Zayn. «Tu come ti senti?»

«Abbastanza bene, ho molto sonno. Tu, piuttosto? Com'è andata a lavoro?»

«Bene» Zayn annuì. «La gente ignorante c'è sempre, a parte i soliti deficienti, non posso lamentarmi».

Apple sorrise, continuando ad accarezzarlo.

Poi il telefono squillò: «Vado io, riposa» disse Zayn, alzandosi dal divano.

«Chi parla?» rispose alla chiamata, ma nessuno parlava dall'altra parte del telefono. «Ehilà, chi parla?» continuò.

«Zayn, chi è al telefono?» chiese Apple, alzandosi di poco con la schiena.

«Non lo so» concluse, posando il telefono sulla mensola. «Non ha risposto nessuno».

Passarono cinque minuti, quando arrivò un messaggio per Apple.

«Sono già in piedi, faccio io» parlò Zayn, spostandosi verso il tavolo della cucina.

Sbadigliò e si stiracchiò ancora una volta, pensando alla giornata particolarmente complessa che aveva in qualche modo superato. Desiderava solo immergersi nella vasca del loro bagno, piena d'acqua calda, con tanto sapone.

Prese il cellulare di Apple e aprì il messaggio: non c'era un numero sovrimpressione, né era un numero salvato. Il testo, però, recitava quelle parole precise: «Non andare al matrimonio, correrai pericoli. E non vuoi che accada qualcosa alla tua famiglia, non è così... Mela?».

-
Gioie, here I am again.

Vi chiedo scusa per l'immenso ritardo, ma - solita cosa - tra lavoro e studio non riesco ad avere neanche una vita sociale.

Vi ringrazio, nel caso mi abbiate "aspettata" e aveste letto fin qui. Non do mai niente per scontato, perciò... beh, grazie mille.

So che il capitolo non è niente di speciale, ma mi serve per il prossimo che, ahimè, sarà anche l'ultimo. È stata un'avventura speciale, ho vissuto ogni capitolo come se fossi io Apple e spero che per voi sia stato lo stesso.

Non mi dilungo molto, finirei con l'essere noiosa e sdolcinata ahah ci "vediamo" al prossimo capitolo per i saluti finali.

Un abbraccio forte e un bacio grande,
Giorgia.

G r a z i e

White Russian and Geography LessonsWhere stories live. Discover now