Kenyan lessons

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«Ho sonno...» bofonchiò Louis, tenendosi la testa ritta sul palmo della sua mano.

«Lo so, lo hai già detto dieci volte» gli lanciò uno sguardo irritato, Liam, riportandolo poi sul suo cappuccino macchiato.

«Ragazzi, sapete se Apple verrà a scuola oggi?» domandò Zayn, sedendosi al tavolino con loro. «Credo sia un quarto d'ora che l'aspetto davanti al negozio all'angolo, ma niente. E stiamo per entrare».

«Ah, non lo sapevi?» Liam portò la sua attenzione sul moro, smettendo di mescolare la panna nel cappuccino.

A quelle parole, Zayn sbiancò. «Cosa dovrei sapere esattamente?»

«L'accompagna Harry. Stamattina si fermava da lei, se hai notato non è uscito di casa con noi, rimaneva a farle compagnia».

Gli passarono avanti tutti i momenti in cui Apple aveva scherzato su di lui (e non sapeva neanche fino a che punto fossero scherzi) elencando i suoi pregi, definendolo quasi un modello ed esternando il suo parere assolutamente positivo nei suoi confronti. Quasi non divenne bordeaux dalla rabbia.

«Che cazzo stai dicendo, Liam?»

«Vuoi andare a controllare?» gli indicò la sua macchina con un cenno della testa.

Dovette però porre fine al gioco, perché senza pensarci due volte Zayn si alzò dalla sedia, fumante, dirigendosi verso la sua autovettura.

Il suo amico lo fermò tenendolo per una spalla e «Coglione, ti prendevo in giro!» ridacchiò, riportandolo indietro.

«Ti sembrano scherzi da fare?» imbufalito, il moro poggiò di nuovo lo zaino sulla sedia e si accomodò, aspettando che Apple arrivasse. Perché sarebbe dovuta arrivare prima o poi, no?

Lui l'avrebbe accompagnata volentieri quella mattina, solo che, quando stava per uscire di casa, lei dormiva. E aveva assolutamente bisogno di riposo. Se ne stava lì, nel suo letto, coperta, con una massa informe di capelli che le circondavano la testa, spalmati sul suo cuscino. Era bellissima, ed era bellissimo ascoltare il ritmo regolare del suo respiro.

«Immagino che tu le abbia mandato un messaggio, vero Jav?» chiese Louis, che ogni tanto si riprendeva dal coma.

«No beh, lo farò stasera. Ci siamo lasciati da poco, non vorrei sembrar pesante».

«Ah... capisco» annuì Tommo, mandandolo indirettamente a quel paese.

Perché si faceva problemi che non esistevano. Non ancora. E se lui fosse stato pesante, lei glielo avrebbe detto, ma quel fattore da Zayn non era nemmeno contemplato.

«Buongiorno, Zayn!»

Ahi! La voce stridula di Stacie perforò i timpani di tutti e tre, perciò arricciarono il naso cercando di non essere troppo espliciti.

Ma Zayn, era Zayn.

«Cazzo, Stacie! Hai una voce tremenda, è l'alba, non puoi!»

Lei poggiò le mani sulle sue spalle e incominciò a massaggiarle.

«Pensavo ti facesse piacere vedermi...»

«Oh sì, ti aspettavo come si aspetta una trombosi fulminante» il moro alzò gli occhi al cielo e cominciò a giocherellare con la bustina dello zucchero che aveva utilizzato Liam, strappandola, contorcendola come più gli piaceva.

«Sei ingiusto con me» piagnucolò Stacie. «Eppure non ti ho fatto niente di male».

«Lo hai fatto a me, però!»

White Russian and Geography LessonsWhere stories live. Discover now