White Russian

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Tante cose del passato, Apple, per una questione di sopravvivenza, le aveva rimosse. Pensarci ancora non avrebbe avuto senso, non sarebbe cambiata la situazione se c'avesse rimuginato su, dopotutto. Perciò aveva deciso di accantonarle, di metterle in una scatola e posizionarla all'angolo della memoria.

Perché pensava che cancellarle del tutto fosse sbagliato: era cresciuta anche grazie agi errori che aveva commesso, alle malfatte che aveva subìto ed era giusto conservare anche il negativo della vita. Erano classificabili come "esperienza", o almeno su quella famosa scatola aveva scritto questo.

Nel momento in cui conobbe Zayn, le paure tornarono a galla, inutile negarlo. Perché fidarsi di nuovo di una persona dopo essere stati delusi, diciamocelo, non è affatto facile. Ma Zayn, piano piano, stava rimettendo a posto i pezzi di un puzzle che Apple, da sola, non riusciva a ricostruire. Lo stava facendo in punta di piedi, come piaceva a lei. E si sentiva davvero diversa nei suoi confronti, probabilmente le farfalle nello stomaco era dire troppo, ma qualcosa del genere arieggiava.

Quando vide Joel avanti a sé, sgranò gli occhi e rimase gelida, ferma su se stessa.

Zayn si avvicinò piano a lei e «Chi è, mela?» domandò, guardandola.

Lei non rispose, perciò il moro si concentrò di nuovo su di lui.

«Apple, possiamo parlare?» domandò Joel, un po' infastidito dalla presenza di Zayn.

Ma cosa poteva pretendere? Che lei, dopo tanto tempo, non si fosse fatta un'altra vita decisamente migliore di quella che lui le aveva offerto?

«A me sembra di capire che Apple non sia in vena, quindi comincerei a qualificarci. Chi sei, esattamente? Che cosa vuoi?» avanzò di un passo, il moro.

Joel roteò gli occhi al cielo e «Non devo spiegarle a te, determinate cose, non trovi?» rispose.

Zayn, di tutta risposta, cominciò a ridere nervosamente.

«Dal momento in cui Apple fa parte anche della nostra vita, direi di sì, penso che tu debba spiegarci qualcosa».

«Apple...» Joel non lo considerò minimamente. «Possiamo parlare, per favore?»

«Non so cosa dirti, non mi va» fece spallucce, la mora.

Si sentiva svotata, anche un po' demoralizzata forse.

Zayn si parò davanti a lei, coprendola col suo corpo. Amber, invece, le cinse le spalle con le sue braccia, appoggiando la testa sulla sua.

«Hai sentito, coso? Non vuole parlare, non le va. Quindi, se potessi andartene, sarebbe meglio» sputò Zayn, stringendo i pugni.

«Sei il suo avvocato? Parli al posto suo?» ridacchiò Joel, incrociando le braccia al petto.

In quel momento Harry affiancò Zayn, cercando di tranquillizzarlo. Perché, se conosceva almeno un po' il suo amico, in quel momento ne aveva bisogno. E un chiaro segno erano le sue mani strette, chiuse a pugno.

«Anche se fosse? Non capisco quale sia il problema. E poi vedi che coglione sei? Ti ha risposto, ma neanche l'hai ascoltata».

«Coglione, io?» scosse la testa, Joel. «Tu non hai idea di chi sia io, ometto».

Zayn si mosse in avanti, ma Harry lo tenne per una spalla sussurrandogli di mantenere il controllo. Il moro, però, di quello che diceva il suo amico, non aveva capito niente. Aveva la vista annebbiata, pensava solo al fatto che qualcuno avesse turbato Apple. La sua Apple.

«Chi, Mr. Cazzone dell'una e cinquantasei? Oh beh, chiedo venia» alzò le mani ironicamente, Zayn.

Apple, in tutto ciò, se ne stava a piangere cercando di non fare rumore. Amber le asciugava le lacrime, le diceva di non preoccuparsi perché aveva una marea di amici a cui fare affidamento. Ma no, Joel era l'ultima persona che aveva bisogno e voglia di vedere. Loro non sapevano e ovviamente non potevano capire.

White Russian and Geography LessonsWhere stories live. Discover now