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La locanda di Bai Bai era solo una bettola piena di brutti ceffi. Il tipo di gente che nasconde un coltello sotto la tunica e considera una rissa all'ultimo sangue niente più che "un gradevole passatempo".

Però era relativamente pulita, il vino costava poco, e la vecchia Jia era una brava cuoca.

C'era sempre molta gente.

Yu fu catturata nel vortice del lavoro e per un po' non pensò più a Loto Danzante. Dopo aver fatto colazione la ballerina se n'era andata e lei non sapeva se sarebbe tornata in tempo per aiutarla. Oppure no.

Intanto Bai Bai era nervoso più del solito, e col passare del tempo la sua agitazione cresceva. Anche quella di Yu.

A pranzo si presentarono dei marinai. Erano appena arrivati da Macao e ordinarono una montagna di piattini e brocche di vino. Ascoltando i loro discorsi Yu capì che avevano una mezza giornata libera e pensò con terrore che sarebbero rimasti lì fino a sera. Verso l'ora dell'ariete, però, uno di loro suggerì di andare a conoscere qualche ragazza, gli altri gridarono evviva, e se ne andarono.

La locanda si svuotò.

La bimba iniziò a pulire il disastro che avevano lasciato sul pavimento.

Arrivò Loto Danzante.

— Buongiorno, bambina — disse entrando dalla porta.

Si era cambiata: indossava un qipao a maniche corte molto aderente, color argento, che faceva brillare il suo viso pallido come una luna.

Yu pensò che era davvero bellissima.

— Non è tardi, per te, bambina? Non devi andare?

— Dovrei — rispose.

— Vai — la invitò Loto Danzante sottovoce. — Non preoccuparti per Bai Bai, penserò io a lui fino al tuo ritorno.

Yu non se lo fece ripetere. Rimboccò la tunica in vita e infilò di corsa la porta della locanda.

Arrivò in fondo al vicolo più veloce che poteva, per paura che qualcuno la vedesse, poi svoltò a sinistra e rallentò un po', ma solo un po', per non restare subito senza fiato.

L'aveva fatto davvero.

Era scappata.

Per un attimo si domandò come sarebbe stato non tornare mai più dal locandiere. Essere finalmente libera. Solo l'idea le scottava addosso come il sole.

E anche se sapeva che non era possibile (era troppo piccola) non riuscì a trattenere un sorriso immenso che le attraversò la faccia.

Intanto però doveva sbrigarsi, non aveva molto tempo. Accelerò l'andatura, i piedi scalzi che picchiavano contro il terriccio duro della strada. Intorno a lei c'erano pescatori con bilancieri pieni di pesce tenuti di traverso sulle spalle, marinai che ridevano, soldati, ricchi mercanti che si muovevano su portantine sollevate a spalla da servi in divisa.

Faceva molto caldo e l'aria era così umida che la tunica le stava appiccicata addosso come un'alga. O forse era l'emozione di trovarsi lì fuori.

Da sola.

Libera.

Arrivò alle mura della città nuova. Le sembrarono altissime, fatte di milioni di mattoni tutti grigi.

La strada passava attraverso un grande portone spalancato: la Porta dell'Olio, dove due soldati facevano la guardia. Non sembravano molto interessati a lei o agli altri passanti. Yu sapeva che erano lì soprattutto per i diavoli stranieri, cui l'imperatore aveva proibito di entrare in città. O di imparare la lingua cinese. O di fare un mucchio di altre cose.

(A Yu non interessava granché).

Dentro le mura la città era abbastanza simile a fuori, solo che le case erano un po' più fitte, più alte e imponenti.

E per un attimo la bambina si spaventò pensando che non conosceva quei luoghi e non sapeva orientarsi.

— C'è qualcosa che non va, piccola? — domandò una signora che vendeva dolcetti di miele.

Yu le chiese se per favore poteva indicarle la strada per la porta di Nord-Est, dove c'erano i laghetti.

— Vai sempre dritta in questa direzione e arriverai a un canale — le rispose la signora. — Al di là ci sono le mura della città vecchia. Tu segui l'acqua verso destra e a un certo punto arriverai a un ponte. Subito dopo c'è una torre che si apre nelle mura ed è il Cancello Centrale. Ti conviene starne alla larga perché di là si arriva al quartiere dei Manciù, e quella è gente troppo importante per una bimba malridotta come te.

Yu si guardò i vestiti: non le sembrava affatto di essere malridotta. Era una bimba molto pulita, la vecchia Jia glielo diceva sempre. E anche giudiziosa. Cioè, a parte il fatto che era scappata dalla locanda.

— Allora cosa faccio? — domandò.

— Invece di superare il Cancello Centrale, tu continua a seguire il canale. Dopo un po' troverai un altro ponte e un'altra torre, ma ignora anche quelli. Ancora più in là ci sono un terzo ponte e una terza torre. Sono quelli giusti. Vai dall'altra parte. E poi...

— Poi?

— Cerca una signora gentile come me, e chiedile informazioni.

Yu la ringraziò. Avrebbe anche comprato volentieri uno dei suoi dolci, che avevano un profumino delizioso, ma non aveva soldi perciò ricominciò a correre.

Arrivò al canale, che era affollato di coloratissime barche di fiume.

Dall'altra parte si vedevano delle mura ancora più grandi della Porta dell'Olio: andavano da un orizzonte all'altro ed erano in due colori, una fascia rossa più bassa e una grigia in alto.

Yu raggiunse la prima torre, che era molto imponente, con tanti soldati di guardia. Avevano armature scintillanti e lunghe alabarde con i pennacchi che si muovevano al vento.

Yu la ignorò come aveva detto la signora e continuò a correre. Arrivò alla seconda torre, e superò anche quella. Ecco la terza. Era da molto tempo che correva, ormai, e si sentiva le gambe stanche, il cuore che le batteva fortissimo nel petto.

Ma non sapeva quanto a lungo Loto Danzante sarebbe riuscita a distrarre Bai Bai, voleva far presto, e la città era più grande di quanto aveva immaginato.

Sperava solo che le mancasse poco...

Raggiunse il ponte che portava alla terza torre, lo superò. Poi una mano la afferrò alla caviglia e la fece cadere.

Yu perse l'equilibrio e sbatté forte contro il tavolato di legno umido.

Sentì una voce: — Guarda guarda cos'abbiamo qui... Una bambina che ha molta fretta.

La più grandeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora