Ventiquattro anni - 45

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Dalla finestra aperta entrava il profumo del mare. Yu si affacciò a guardare la baia di Hong Kong, con le nuove fortificazioni di artiglieria, le navi all'ancora, il piccolo villaggio di pirati che era sorto vicino alla spiaggia.

Si chiese cosa sarebbe successo se lei all'improvviso avesse deciso di saltar giù da quella finestra e scappare fino al mare. Imbarcarsi su una nave, spiegare le vele, poi via, via, via...

Sospirò. La Stella Cadente le mancava, certe volte la nostalgia era così struggente che le feriva il petto.

Ma c'era un tempo per ogni cosa, e adesso per lei era tempo di governare la Flotta Rossa: quarantotto giunche e quasi cinquemila pirati.

Quando al termine della guerra con Osso Spezzato aveva ottenuto il voto di fedeltà dei suoi comandanti, era convinta di stare per intraprendere una vita di navigazioni e assalti. Invece non era andata proprio così. L'amministrazione della flotta si era rivelata molto più complicata del previsto, e richiedeva una sede fissa. Un posto dove poter inviare messaggi e andare a ricevere nuovi ordini. Un posto con fortificazioni, archivi, porti, magazzini. Navigare sulla Stella Cadente rendeva Yu irraggiungibile, perciò aveva iniziato a fermarsi a palazzo sempre più a lungo. Sempre più a lungo. Finché aveva dovuto prendere la decisione di affidare la Stella a Piccola Furia, e lei era rimasta bloccata lì. Addio, onde e avventure. Benvenute, responsabilità e scartoffie.

Sospirò di nuovo e guardò i rotoli di carta ammucchiati sul tavolo dietro di lei. Erano tutti rapporti di viaggio, inventari e lunghi elenchi di merci rubate. C'era niente di più noioso di una lista di refurtiva? Eppure Yu doveva starci attenta, perché a volte a qualcuno veniva la tentazione di fare la cresta sul carico, e non accorgersene significava perdere la faccia.

C'erano poi quelli che cercavano di arrotondare i compensi dandosi a commerci disgustosi, come l'oppio o il traffico di schiavi. Yu lo aveva proibito formalmente: niente droga e niente persone vendute come oggetti. Ma a volte i suoi pirati fingevano di non capire.

— Yu, cara — la chiamò Loto Danzante. — Non dovresti star davanti alla finestra, rischi di prendere freddo.

Lei scoppiò in una risata. — Ho vissuto metà della mia vita in mare. Come potrebbe uccidermi una finestra?

Loto Danzante entrò nella stanza. Negli ultimi anni aveva messo su peso, e adesso più che una ballerina faceva venire in mente una teiera di porcellana. Ma era ancora bellissima, e non aveva perso il suo passo seducente.

Yu si voltò per chiederle cosa volesse quando un bambino di quattro anni, grasso e pasciuto come un piccolo Buddha, entrò di corsa nella camera e schiacciò la faccina contro la gonna di Loto Danzante.

— Mamma! — piagnucolò. — Wen mi ha fatto male!

— Cos'è successo, Xin?

— Stavamo giocando ai pirati e lui mi ha dato un pugno — rispose il bambino. — Proprio qua.

Scostò la faccia dalle gonne e si indicò il naso.

Xin era il figlio di Loto Danzante, Wen quello di Yu. Erano nati a tre mesi di distanza l'uno dall'altro ed erano migliori amici... Il che, a quell'età, significava che litigavano quasi sempre.

Yu fece un terzo lunghissimo sospiro, poi chiamò: — Shi Wen! Vieni subito qui!

Suo figlio doveva essersi nascosto dietro la tenda, perché entrò subito nella stanza. Era magro, tutto scuro come un riccio marino.

— È vero quello che è successo? — gli domandò Yu. — Hai dato un pugno a Xin?

— Sì, mamma — rispose il bambino.

La più grandeWhere stories live. Discover now