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Rimasero sull'isola di Xiaojin per cinque giorni, e in tutto questo tempo Yu non rivide Tigre Blu né domandò dove fosse.

Le bastava il ricordo di quella sera insieme. Non si erano detti molte parole: avevano cenato lentamente, avevano finito il vino, poi Tigre Blu si era congedato. Ma i loro sguardi erano stati più intensi di molte ore di chiacchiere vuote. Yu si era perduta nell'abisso scuro dei suoi occhi, e quando il pirata era uscito dalla cabina si era sentita ubriaca anche se aveva bevuto a malapena.

Dal giorno dopo tornò a essere una comandante con molte altre cose a cui pensare.

Per cominciare convocò l'equipaggio e spiegò cos'era accaduto. Le notizie allarmarono tutti e la decisione di salpare per Hong Kong venne accolta da grida e hurrà.

A quel punto cominciarono i preparativi. La Stella Cadente aveva navigato a lungo e aveva bisogno di riparazioni, soprattutto se si prospettava una guerra. C'erano vele da rammendare, corde da sostituire, bisognava far provviste e rifornirsi di acqua limpida.

Abbondanza con un gruppo di marinai scese a terra per andare a caccia di uccelli e animali selvatici. Yu invece pensò al carico nella stiva.

Lei e Piccola Furia passarono un giorno intero a fare l'inventario del bottino: lingotti d'argento, gioielli, rotoli di seta, porcellane, sculture d'avorio e di giada.

Yu non aveva mai imparato a leggere ma se la cavava con i numeri, e Piccola Furia era abile col pennello quanto coi suoi due martelli.

Quella notte alla quarta veglia lei, il nano e Annusa il Vento si trovarono sottocoperta. La nave era silenziosa: Yu aveva dato il permesso di scendere a terra e la ciurma aveva preferito gli alberi e la spiaggia alle dure tavole del ponte.

Trasferirono le casse dalla Stella Cadente a una piccola barca a vela, poi ci salirono sopra e circumnavigarono l'isola.

La terza montagna di Xiaojin scendeva a picco sul mare col suo fianco ispido di roccia e arbusti, e lì, proprio dove la pietra sprofondava nell'acqua, si apriva una piccola grotta che diventava accessibile solo con la bassa marea.

Yu l'aveva scoperta per caso, la prima volta che erano approdati sull'isola, durante un'esplorazione notturna.

Ammainarono la vela, smontarono l'albero ed entrarono a forza di remi. Avanzarono nel buio scivolando in un cunicolo irto di pietre aguzze come lame, che raschiavano il fondo della barca e la cima delle casse.

Quando l'entrata della grotta fu sparita, Yu accese una lanterna per illuminare il tragitto.

Il tunnel si divideva in numerosi passaggi e diramazioni, ma piccoli graffi nella roccia indicavano la via ai tre pirati.

Alla fine sbucarono in un'ampia camera sotterranea. Il fondo era tutto occupato dal mare ma a metà della parete aggettava una roccia liscia e piatta, abbastanza in alto da non essere sfiorata dall'acqua neanche durante le tempeste.

Piccola Furia e Yu volarono fino alla pietra, poi calarono una corda ad Annusa il Vento e cominciarono a tirar su le casse del carico, una per una.

Tornarono alla Stella Cadente poco prima dell'alba.

Due giorni dopo, terminati gli altri preparativi, Yu diede ordine di salpare e fecero vela per l'isola di Hong Kong.

Annusa il Vento calcolò che avrebbero impiegato circa un giorno e mezzo di viaggio e Yu pensò di approfittarne per allenarsi. Si arrampicò sull'albero di maestra e si fermò in equilibrio sulla punta, altissima tra il mare e il cielo.

Cominciò a ripassare una sequenza di mosse, saltando e atterrando su un solo piede o su una mano, sempre più veloce finché non fu coperta di sudore.

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