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"La flotta nemica è arrivata da sud."

— Maledizione — sibilò Yu.

"Ha attaccato Dangan."

Come avevano fatto a scoprire il suo piano? Una spia?

No, rifletté, questa volta non era possibile. Gli unici che conoscevano la destinazione della Seconda Flotta erano Qi, Piccola Furia e Cavaliere del Fiume. Tutti gli altri avevano scoperto la loro destinazione solo quando ci erano arrivati. E non avrebbero avuto modo di segnalarla al nemico.

Questa volta era più probabile che la spiegazione fosse un'altra: il Principe Eunuco aveva fiutato una trappola, per questo aveva deciso di non attaccare direttamente Hong Kong e prendere tempo per studiare i dintorni. Da Shanwei la sua flotta aveva descritto una lunga curva per passare più a sud, e avvicinarsi da una direzione inaspettata.

Così facendo, aveva raggiunto Dangan.

E ci aveva trovato Piccola Furia in attesa.

Maledizione.

"Manda rinforzi."

Se Qi, la stessa ragazza che solo un mese prima era andata all'arrembaggio senza sparare un colpo, adesso le chiedeva aiuto, significava che la situazione era davvero disperata.

Sessanta navi contro duecentocinquanta.

Li avrebbero sterminati.

Devo andare a salvare i miei figli pensò Yu.

Poi si voltò e vide l'infinita colonna di navi alle sue spalle, strette le une alle altre, i cannoni pronti al fuoco, gli equipaggi in posizione di combattimento.

Sentì un peso, dentro. Un nodo. Un sasso che le schiacciò il cuore in fondo alla pancia.

Non posso farlo.

— Gigante — disse. — Non posso farlo.

L'uomo non aprì bocca, ma le piantò addosso due occhi aguzzi come pugnali. O forse era Yu che si sentiva ferita.

Gli si avvicinò, gli prese il viso tra le mani.

— Gigante, devi tornare indietro, hai capito? Devi tornare da Qi. Dille che non posso mandare rinforzi, che devono venire qui loro, trascinandosi dietro il nemico.

Lui scosse la testa. Gli occhi di Yu si riempirono di lacrime.

— Ti prego, proteggi i miei figli. Fai quello che io non posso fare. E digli che l'ordine è: ritirata. Subito. Prima possibile. Ti prego. Il nemico deve venire a Hong Kong.

Gigante scosse la testa di nuovo.

Impugnò i remi.

— Perdonami — disse Yu. — Dillo anche a loro, di perdonarmi.

Scese dalla barca, fermandosi in equilibrio sulle onde, e Gigante di Pietra la guardò un'ultima volta, poi manovrò per girare la scialuppa, e riprese a remare tornandosene da dov'era venuto.

Il peso che Yu sentiva nel cuore diventò ancora più opprimente. Ebbe la tentazione di seguire il pirata, di saltare su quella barchetta e andare con lui, sola, con la sua spada, e che la Flotta Rossa si arrangiasse in qualche modo.

Ma lei era l'ammiraglio.

Sulle sue spalle pesava la responsabilità di quarantamila pirati. Le loro vite dipendevano da lei. E non poteva metterle in pericolo tutte, per salvarne soltanto due. Anche se erano quelle dei suoi figli.

— Il primo dovere di un comandante è vincere, il secondo è proteggere i suoi uomini.

Era questo che Yu aveva insegnato a Qi e Wen. Non poteva rimangiarsi tutto proprio adesso. Non poteva.

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