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Nelle lunghe ore del processo, Yu si era imposta di riflettere sulla situazione e in particolare su una frase del Maestro delle Torture: — Con noi il tuo qi è addormentato. Le arti marziali non funzionano.

La canga, o le manette, erano fastidiose ma Yu era convinta di potersene sbarazzare. Il suo qi così debole invece era un problema.

Ripensò al suo primo allenamento con Farfalla Notturna: una pedina di Go da scagliare in un vaso pieno d'acqua, cercando di romperlo. Yu aveva provato quell'esercizio per molti mesi, e ricordava la mattina in cui finalmente ci era riuscita.

Si trovava sulla Collina Rossa, sul tetto del palazzo. Si era rifugiata lassù per respirare il vento e allontanarsi dalla confusione di Loto Danzante: da quando Yu aveva scoperto di essere incinta, la ballerina non la lasciava in pace un momento.

Lassù invece c'erano solo lei, sua figlia in attesa di nascere, un vaso pieno d'acqua, una pedina.

E all'improvviso il dito di Yu era diventato caldissimo, aveva sentito l'energia che si spostava sul polpastrello come un piccolo sole.

Non aveva sfiorato la pedina con forza, almeno nel senso tradizionale del termine. Ma aveva impresso alla pietra tutta la sua energia vitale. E quella era scivolata verso il basso, aveva attraversato l'acqua facendola friggere per il calore, e il vaso era esploso infradiciandole il vestito.

Yu aveva riso forte e Qi aveva scalciato nel suo ventre. Era stato in quel momento che aveva deciso il suo nome. Qi. Energia.

La stessa che adesso sentiva intrappolata dentro di sé. Il veleno, forse la strana crema che il Maestro delle Torture le aveva spalmato sul viso, interferiva con la respirazione e impediva al qi di circolare liberamente.

Yu si sentiva intorpidita. Faticava a stare in ginocchio, figurarsi saltare o colpire una delle guardie.

Le sue arti marziali non funzionavano.

E allora, Shi Yu, cosa farai?

Decise di aspettare. Aveva tre giorni prima dell'esecuzione. In quel lasso di tempo, il Maestro delle Torture o uno dei soldati potevano commettere un errore, e lei ne avrebbe approfittato. Doveva mantenersi calma e lucida.

Se solo non avesse avuto tutta quella sete...

Wei e gli altri funzionari avevano lasciato la sala delle udienze. I soldati la fecero rialzare, punzecchiandola con le lance, e la guidarono di nuovo per i corridoi. Yu non era mai stata in quell'ala del palazzo. La canga stretta intorno al collo le impediva di respirare.

Si fermarono in una sala spoglia arredata solo con una sedia e un tavolino su cui erano allineati diversi strumenti.

Il Maestro delle Torture ordinò: — Siediti.

Yu questa volta obbedì, più che altro perché non si reggeva in piedi, e l'eunuco cominciò a rovistare fra gli oggetti sul tavolo. C'erano numerose bacchette di bambù, e boccette di inchiostro.

— Hai sentito il magistrato: dovrò imprimere sul tuo viso i tatuaggi penali. Se resti immobile e non mi crei problemi, durerà poco. Altrimenti sappi che rischio di sfregiarti per sempre, o magari di portarti via un occhio. È chiaro?

Yu non aveva intenzione di farsi tatuare come una criminale comune, ma che altro poteva fare?

Il Maestro di Tortura prese una pezza, la inumidì e gliela strofinò a lungo sulla fronte. Poi scelse una delle bacchette, la immerse nell'inchiostro e cominciò il lavoro.

In effetti non fu lungo né troppo doloroso, ma l'umiliazione incendiò l'anima di Yu. Da quando era diventata abbastanza grande da evitare la frusta di Bai Bai, non aveva mai permesso a nessuno di metterle le mani addosso.

La più grandeWhere stories live. Discover now