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A fare una lista di tutti i tipi eccezionali che Yu aveva incontrato nella sua vita, il comandante dei pirati meritava senz'altro di finire al primo posto. O almeno fra i primi tre.

Era un uomo alto e robusto, senza sembrare un gigante né un forzuto. Aveva baffi neri e un lungo pizzetto che gli arrivava al petto, i capelli lunghi raccolti in un ciuffo sopra la testa.

Tre in lui erano le cose eccezionali. La prima, ovviamente, era il gigantesco drago che gli ricopriva il corpo: il tatuaggio partiva dai piedi, risaliva come un serpente lungo le gambe nude, si allungava sul torace e la schiena, riempiva le braccia con le sue ali mentre il muso, terribile, aveva la bocca spalancata proprio alla base del collo, cosicché sembrava che il mostro si fosse già inghiottito tutto il pirata, lasciando fuori solo la testa.

La seconda cosa eccezionale di Drago d'Oro erano i denti, che come diceva il nome erano tutti d'oro e gli scintillavano in bocca come le braci di un forno.

La terza erano i suoi occhi. Grandi e neri, guardavano in un modo che fece sentire Yu piccola, indifesa e sperduta.

— Come ti chiami? — domandò.

Impiegò un istante a capire che stava parlando con lei, esitò prima di rispondere: — Shi Yu.

— E chi saresti?

— Una... io... La serva di Bai Bai il locandiere.

A quelle parole diversi pirati, che stavano ascoltando la conversazione, scoppiarono a ridere. Drago d'Oro no. La guardava e basta.

— Se sei una serva, dimmi, perché ti trovi sulla mia nave?

Yu si voltò verso Tigre Scarlatta. Il guerriero tossicchiò imbarazzato.

— I tuoi pirati sono venuti alla locanda — disse. — Hanno combattuto con le guardie. E mi hanno rapita.

— Guida Celeste dice che sai combattere. È vero?

— Un po' — rispose Yu.

— Allora perché ti sei lasciata rapire?

Era, questa, una domanda difficile, una di quelle che avrebbe potuto farle Peng quando era ancora il suo shifu.

In effetti alla locanda Yu aveva tentato di difendersi dall'aggressione di Tigre Scarlatta, poi era stata ostacolata e l'altro l'aveva presa di sorpresa con una testata. Quindi non si era proprio lasciata rapire.

Ma volendo, quando era cominciato lo scontro tra pirati e guardie, avrebbe potuto nascondersi in cucina con la vecchia Jia. O sotto un tavolo come aveva fatto Bai Bai. Invece era rimasta a guardare.

— Allora? Non rispondi?

Anche quando aveva provato a colpire Tigre alla gola, la mossa non era potente quanto avrebbe potuto. Yu non aveva caricato il suo qi. Perché? Eppure pensava di essere in pericolo della vita. Perché non aveva lottato con tutta se stessa?

— Credo che mi piacciano i pirati — mormorò.

Nel momento in cui lo diceva, si rese conto che era la verità.

Da quando tre anni prima aveva visto Cavaliere del Fiume e Bufalo Tatuato spezzare la canga che li imprigionava, Yu aveva pensato spesso ai pirati.

Le erano sembrati così liberi. Così padroni delle proprie vite e del destino.

Poco prima, Yu aveva detto a Guida Celeste di voler tornare a casa. Ma quale casa, la locanda di Bai Bai? Non aveva nessuno, lì, ad aspettarla. Forse la vecchia Jia. E Wei, che però negli ultimi tempi stava diventando un ragazzo diverso da quello con cui era cresciuta. La morte di Peng aveva scavato certi abissi che non erano mai riusciti a riempire, poi era arrivato il signor Zhang e tutto si era complicato ancor di più.

— Ti piacciono i pirati — esclamò Drago d'Oro. — Hai sentito, Tigre? Le piaci.

L'uomo con le cicatrici sul volto sembrava imbarazzato.

Drago d'Oro annuì.

— Lasciamo perdere le sciocchezze e veniamo a noi, bambina. Dimmi cosa dovrei fare ora di te. Le ragazze che vengono rapite dai pirati di solito sposano uno di loro, se sono abbastanza grandi. Oppure muoiono.

— Non vorrei nessuna delle due cose — rispose Yu.

— Lo sospettavo. Quindi, come vedi, abbiamo un problema.

Guida Celeste si fece avanti rispettosamente e fece un piccolo inchino: — Drago, come ti dicevo, la piccola sa combattere. Mettila alla prova.

— Mettimi alla prova — disse Yu, capendo che quella poteva essere la sua unica possibilità.

— E sia. — rispose Drago d'Oro.

Si portò le mani alla bocca (un movimento sinuoso del drago tatuato che lo circondava) e gridò: — Ciurma!

Sul ponte della nave si fece silenzio, tutti si voltarono a guardare verso il castello di poppa. Yu vide nella folla facce conosciute: il ragazzo con la faccia blu; il gigante vestito di catena; il mandarino armato d'ascia.

— C'è qualcuno qui che vuole essere messo alla prova — disse Drago. — Se uno di voi ha voglia di uccidere questo impudente, si faccia avanti. In premio riceverà da me dieci tael d'argento.

— Chi è la vittima? — gridò un pirata arrampicato sull'albero di maestra.

— Questa bambina.

Tutti scoppiarono a ridere.

— Scimmia Pazza — disse Drago d'Oro. — Vuoi pensarci tu?

Una ragazza scarmigliata con due spade legate alla schiena sputò a terra.

— Mi offendi. Quella poppante non è degna di me.

— Se ci sono in premio dei lingotti d'argento, vengo io — disse un vocione.

Si fece avanti un uomo grasso, anzi, colossale, così largo che tre uomini adulti non sarebbero riusciti ad abbracciarlo per intero.

Il suo polso era più spesso della testa di Yu e impugnava una lancia di metallo a due punte molto lunga, adorna di pennacchi colorati. Quando la posò a terra Yu sentì vibrare le assi del ponte: quell'arma doveva essere pesantissima. E quindi, molto pericolosa.

— Sei sicuro, Montagna Che Cammina?

— Mi piace bere e giocare d'azzardo, se posso fare dei soldi facili, perché no. — guardò Yu e aggiunse: — Senza rancore, piccolina. Mi dispiace ucciderti.

Le rivolse un'occhiata piuttosto allegra.

— Perfetto — esclamò Drago d'Oro. — Gente, liberate il ponte di coperta! Levatevi di mezzo, lasciamoli combattere!

Gridando e ridendo, i pirati spinsero Yu giù dalle scalette fino al ponte principale della nave, il più basso, che era un quadrato recintato su due lati dalle fiancate della nave, e sugli altri due dal ponte di mezzana e dal castelletto di prua.

Al centro di quell'arena troneggiava il grande fusto dell'albero maestro con la sua vela sterminata.

Yu cercò di memorizzare la posizione di ogni barile e rotolo di corda, sapendo che avrebbe potuto fare la differenza tra la vita e la morte.

Era la prima volta che combatteva davvero, non solo per gioco contro Wei. E rischiava anche di essere l'ultima. Avrebbe dovuto essere molto, molto brava.

Montagna Che Cammina invece sembrava sicuro di sé. Pesava almeno cento volte più della sua avversaria e brandiva quella lancia enorme come se fosse stata una bacchetta per il cibo.

— Non farla fuori troppo in fretta — gridò qualcuno. — Facci divertire un po'.

— Ci provo — rispose l'uomo. — Ma se questa muore subito non è colpa mia.

Risate, urla, fischi.

Nella folla le uniche persone che non sembravano divertirsi come matte erano Guida Celeste e Tigre Scarlatta.

E, ovviamente, anche Yu.

— State pronti — gridò Drago d'Oro. — Ogni mossa è ammessa, ogni regola può essere violata. Che il combattimento abbia inizio.

Calò il silenzio.

E il combattimento iniziò.

La più grandeWhere stories live. Discover now