Dodici anni - 12

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Lo yamen si trovava nella città vecchia poco lontano dalla pagoda dei fiori, che era una torre altissima di diciassette piani, ognuno con un ballatoio intorno protetto da una tettoia ondulata.

Lo yamen invece non aveva niente di speciale. Anche perché dalla strada si vedeva solo il muro esterno, che era bianco bordato di nero, senza finestre, identico a quello di tutti gli altri yamen che si allineavano lungo la via.

Yu soppesò il muro con lo sguardo. Controllò che non ci fosse nessuno a guardarla.

Poi prese la rincorsa e si precipitò dritta contro la parete. Saltò, appoggiò il piede più o meno a mezza altezza, e dandosi la spinta a quel modo volò in cima al tetto. Poi si rannicchiò sulle tegole e le spuntò un gran sorriso.

Stava diventando brava.

Stava diventando molto brava.

Da lassù in cima lo yamen appariva completamente diverso: era un palazzo enorme costruito in forma di quadrato attorno a un magnifico giardino centrale rigoglioso di alberi di ciliegio. In quella stagione erano in fiore e la loro bellezza era quasi commovente.

Yu sapeva che l'ala nord dell'edificio era occupata dagli uffici e dalla sala delle udienze. Nell'ala sud viveva la servitù. A ovest c'erano gli appartamenti del funzionario con moglie e figli. Quindi, restava l'est.

Yu si orientò usando la pagoda come riferimento poi si diresse da quella parte, correndo sulle tegole con tanta leggerezza che i suoi piedi non facevano rumore. Dal tetto balzò su un castagno d'India, tenendosi in equilibrio sul ramo, poi si piegò sulle ginocchia per guardare giù.

Seduto su un cuscino in mezzo all'erba, vicino alla porta dell'ala est (brava Yu, si complimentò fra sé) stava un ragazzo magro vestito con un elegante changshan. La giacca dell'abito era in seta nera, di foggia semplice. La gonna invece era molto elaborata e ricamata di grandi fiori dorati.

Il ragazzo teneva la treccia sulla spalla e leggeva un libro.

Il ragazzo era Wei.

Trattenendo un sorriso Yu si appese al ramo, ci si dondolò per un attimo come una scimmia e si lasciò cadere giù.

Aveva calcolato bene le distanze e atterrò a un palmo da Wei. Che lanciò uno strillo acuto di spavento.

— Yu!

— Ah ah — disse lei. — Dovresti stare più attento, sorprenderti è davvero troppo facile.

— Non mi aspettavo... Eravamo d'accordo di vederci più tardi, mi pare.

Yu gli scoccò un'occhiata storta. Si aspettava che Wei fosse felice di vederla. Invece sembrava infastidito.

— Guarda che se ti dispiace avermi fra i piedi, posso anche andarmene.

— No, no, anzi... Entra dentro, ti mostro camera mia.

La guidò all'interno dello yamen, attraverso un labirinto di paraventi e drappi di seta appesi al soffitto.

Agli angoli dei corridoi c'erano statue dorate di animali dai ghigni mostruosi, e vasi in porcellana finissima dipinti a fiori bianchi e azzurri.

A Yu sembrava di non avere abbastanza occhi per vedere tutte quelle meraviglie. Non era mai stata in un palazzo così lussuoso.

— Questa è la mia camera — annunciò Wei.

Era grande all'incirca come la sala principale della locanda, e prendeva luce da una finestra che dava sul giardino.

La stanza era dominata dal kang, il letto tradizionale costruito su un forno di mattoni per poter essere riscaldato d'inverno. C'era poi un divanetto, due mobili laccati che, per quanto poteva vedere Yu, erano pieni solo di libri, e un grande tavolo circolare su cui erano ammonticchiati pennelli, inchiostro e rotoli di carta.

La più grandeWhere stories live. Discover now