Capitolo 42

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Draco iniziava ad avere paura.
Odiava ammetterlo e odiava quella sensazione, odiava la sua famigliarità.
Il tutto era dovuto a un pessimo presentimento.
Non c'era stato un evento scatenante, non era cambiato mai sostanzialmente nulla nella sua vita da Settembre a Giugno se non la sua posizione, ma anche i luoghi che si susseguivano erano ai suoi occhi tutti uguali: sempre le stesse sterpaglie, gli stessi tronchi rugosi e gli stessi rami umidicci.
Iniziava a mancargli la civiltà, ma non siamo qui per parlare dei suoi problemi di adattamento alla vita da fuggitivo, quanto più del susseguirsi dei suoi pensieri che, progredendo nei mesi, furono atrofizzati dalla paura e dall'orgoglio al punto di convincerlo che lasciare Harry sarebbe stata la cosa più giusta da fare.

Sempre ammesso che stiamo effettivamente insieme. Non si capisce niente di quello che pensa quello Sfregiato.

Pensava Draco, sdraiato sulla sua branda nella tenda con le braccia piegate dietro la testa.
Harry di solito si metteva in quella posizione e, quando il biondo lo realizzò, si affrettò a cambiarla, soltanto per togliersi l'immagine del Grifondoro dalla mente.
Si girò su un fianco e portò le ginocchia al petto mentre le mani affusolate che giocherellavano con il tessuto della coperta entravano nel suo campo visivo.
Sospirò stancamente e affondò il viso nel cuscino mordendosi un labbro con forza per soffocare un singhiozzo.

"Draco, sei qui? Ehi, va tutto bene?"

Il ragazzo alzò la testa e si mise a sedere di scatto pronto a linciare chiunque fosse entrato nella sua tenda senza avvertire e cogliendolo in un momento di dissolutezza.
Ma era solo Blaise, che con un'occhiata indagatrice tagliava il buio dell'ambiente circostante alla ricerca dell'amico.

"Lumos"

Draco accese la bacchetta e, alzatosi dal letto, raggiunse l'amico fermo sulla soglia con, alle sue spalle, una notte rischiarata da argentati raggi di luna.

"Cosa vuoi Blaise?"

Il mulatto sembrò cercare a lungo sul volto innervosito dell'amico qualcosa che aveva in realtà trovato appena vi ci aveva posato gli occhi.

"Non hai risposto alla mia domanda"

"Nè tu alla mia"

"Io l'ho fatta pri- davvero? Vogliamo metterci a litigare su questa cosa?"

Il biondo fece spallucce e Zabini alzò gli occhi al cielo, mentre entrambi pensavano a quanto fosse bello essere tornati al rapporto di sempre.
Per un momento di silenzio si guardarono complici, poi Draco si fece da parte per far entrare l'altro ragazzo nella tenda.
Quello si accomodò in fretta, prendendosi la libertà di accendere qualche candela con un colpo di bacchetta e di sedersi su una poltrona in pelle appena sgualcita e che poggiava su un vistoso tappeto persiano un po' impolverato.

"Certo che senza Elfi Domestici tu non ce la fai a sopravvivere..."

"E tu?"

Ribattè il biondo assottigliando lo sguardo mentre in tutta risposta il mulatto alzava le mani in segno di resa solo per poi appoggiarle ai braccioli della poltrona e sfregandocele contro nervosamente, un gesto che non sfuggì a Malfoy, anzi lo incuriosì.

"Allora, intendi farmi aspettare molto? Perchè sono le undici passate e vorrei dormire."

Il mulatto schioccò le labbra seccato, mentre nel suo sguardo incupito scorrevano le parole giuste per esprimere quel concetto preciso.

"Riguarda Theodore?"

Suggerì Draco, sedendosi sul bordo del letto, visibilmente sulle spine.
Era certo di avere fatto centro, ma Zabini scosse la testa.

Nightfall Whisper //DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora