Capitolo 47

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Dunque il gruppo si divise nuovamente: Hermione e Ron tornarono sui loro passi, allontanandosi dal centro dell'accampamento e facendosi strada tra le macerie alla ricerca di Harry.
Dall'altra parte c'erano Theo, i gemelli Carrow e Glinda Rosier con il loro folle intento di sbaragliare la squadra Auror di Lyell, guidata da Lucius Malfoy.

I primi due, i Grifondoro, erano giunti al limitare del bosco e avevano intenzione di affiancarlo tutt'attorno alla radura in modo da mantenersi a distanza dal centro dell'accampamento e avvicinarvicisi solo se fosse stato l'unico posto rimasto da setacciare.
Erano dunque ben lontani dagli altri quattro, eppure sentirono distintamente i rumori della battaglia infiammarsi all'improvviso nella radura.

"Assi nella manica dei miei stivali. Si faranno ammazzare quelle Serpi... e hanno ancora il coraggio di criticare noi"

Borbottò Ron, lanciando uno sguardo cupo in direzione dell'accampamento devastato.
Hermione non disse nulla in risposta ed entrambi i ragazzi continuarono le loro ricerche, ma ad ogni grido il loro cuore aveva un lieve sussulto e la loro mente si lanciava in una spontanea supplica: che non fosse uno dei loro.
Non era la prima volta che i due Grifondoro provavano quella sensazione, né l'avevano dimenticata, semplicemente la delusione e la rabbia di doversi ritrovare ancora una volta impotenti di fronte ad essa, esattamente come in quel giorno di Maggio del '98, rendeva il contesto ancora più difficile da gestire.

Stavano camminando nel silenzio più totale, illuminando con la magia il terreno circostante e il limitare del bosco, quando all'improvviso un gemito attiró l'attenzione di Hermione, facendola bloccare sul posto.

"Cos'è stato?"

Domandò Ron d'impulso, ma Hermione lo zittì e si avvicinò alla boscaglia con cautela, tenendo la bacchetta tesa davanti a sé.

"Granger, Lenticchia, sono io"

Gemette una voce affaticata che peró entrambi riconobbero immediatamente.
Ron scattò in avanti, superando la ragazza e illuminando il volto di Zabini che distolse lo sguardo con una smorfia, infastidito dalla luce.
Il mulatto era seduto con la schiena appoggiata al tronco di un albero famigliare, la sua posizione era scomposta, la schiena storta, le braccia che ricadevano debolmente lungo i fianchi e i gomiti abbandonati sul terreno umido. 
Teneva una mano premuta con forza all'altezza della milza, lì la pelle rifletteva innaturalmente i raggi della luna, sembrava lucida a causa della sostanza densa e scura che la copriva quasi interamente.

"Cos'è successo?"

La voce di Hermione tremò appena.

"Dov'è Rosier?"

Rincarò Ron, aveva piantato lo sguardo addosso a Blaise e l'odio viscerale che seppe leggere sul suo volto valse quanto la migliore delle risposte.

"Miseriaccia"

Sibilò il rosso, assottigliando gli occhi e stringendo i pugni lungo i fianchi, era chiaro che stesse facendo di tutto per non esplodere e mandare all'aria quanto poco dell'effetto sorpresa rimanesse ancora a loro disposizione.
Il suono esattamente successivo fu quello del frusciare del mantello della strega che si accovacció silenziosamente di fianco al ferito e prese a mormorare una lenta litania di guarigione mentre la sua bacchetta mandava lievi pulsazioni azzurrine.

"Malfoy, sua madre e il fratello di Nott?"

Domandò Ron quando seppe di essersi calmato abbastanza per poter tenere bassa la voce.
Blaise fece una smorfia.

"Rosier ha liberato Dolohov e Gerard Nott, eravamo tre contro uno e... non sono riuscito a difendere i nostri, li hanno portati via"

Né Ron nè Hermione osavano immaginare quanta fermezza avesse dovuto racimolare Zabini per pronunciare quell'ammissione di colpa.
Era chiaro il conflitto che stava soffrendo, era chiaro che si sentisse incompetente e dannoso, nonostante il suddetto danno si fosse dimostrato inevitabile.
Fu Ron che riuscì a trovare le parole migliori in quel momento, rilassando le spalle, ma fissando sul mulatto il suo sguardo fermo.

Nightfall Whisper //DrarryWhere stories live. Discover now