Capitolo 20

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Ivy Blue

Da piccola amavo il Natale, era il mio periodo preferito dell'anno. Pieno di luci, di colori, di musica e di magia e sopratutto voleva dire stare insieme alle persone che si amano poi sono cresciuta e la magia che circondava questo periodo dell'anno non l'ho più vista, non l'ho più percepita. Quando si è piccoli si vede tutto sotto una luce diversa, migliore, tutto è bello quando siamo bambini poi si cresce e si capiscono tante cose, cose che nessun bambino vorrebbe scoprire.
Mia madre è morta il 25 novembre, io avevo due anni e ricordo poco di quel giorno, anzi non ricordo niente però ricordo che la sera lei non era a casa, non era sul divano accanto a papà ma non diedi peso a questa cosa, ero una bambina e non capivo quello che stava succedendo e con il tempo me ne feci una ragione. Per anni ho creduto che se ne fosse andata perché non voleva stare con noi, nessuno mi aveva detto che era morta e io la morte neanche la pensavo a quell'età quindi per me mia madre ci aveva abbandonati e quell'anno, nonostante il dolore che la mia famiglia stava provando festeggiammo il Natale. Quando sono diventata abbastanza grande mi è stata detta la verità, verità che non avrei mai voluto sentire e da quel momento per me è cambiato tutto, il rapporto con mio padre, quello con tutta la nostra famiglia, il rapporto con mio fratello ed è cambiato il mio modo di vedere il Natale e qualsiasi altra festa. Mi dissero che era morta il giorno del suo dodicesimo anniversario, per la prima volta mio padre, insieme a mio fratello mi portarono da lei al cimitero e quel giorno è stato anche il giorno in cui io e mio padre ci siamo allontanati e niente è cambiato a distanza di anni.
Quando ho scoperto la verità, quando la realtà mi è piombata addosso come un macigno in questo giorno voglio restare da sola, mio fratello non mi chiama per tutto il giorno, mi manda solo il solito buongiorno anche se sa che non riceverà risposta, mio padre non si fa sentire ma non solo in questo giorno, mi chiama una volta al mese solo per sapere come sto, una chiamata breve che sa non deve fare oggi e a distanza di cinque anni anche Summer, e poi Eve e Ariel, hanno capito che per oggi io non ci sono. Mi isolo, passo tutta la giornata in un angolo nascosto della biblioteca e resto li fino a che non chiude, poi sono costretta ad andare via e così mi rifugio nella mia stanza, nel mio letto fino al giorno dopo.
Quando ero a casa ogni anno, nel giorno della sua morte, andavo da lei ma da quando ho iniziato l'accademia ci vado solo quando torno a casa e cioè mai, in cinque anni ci sarò andata due volte e mi dispiace ma cerco sempre di evitare di tornare a casa, cerco sempre scuse che mi costringano a restare qui, scuse con mio fratello che vorrebbe che io tornassi ogni tanto, vorrebbe che tra me e nostro padre tornasse tutto come prima, come quando ero piccola e correvo sempre da lui per qualsiasi cosa ora invece, quando mi succede qualcosa, quando ho delle novità non corro da mio padre ma da mio fratello, è diventato lui la mia roccia, il mio punto di riferimento. Non è una cosa che ho voluto, non ho deciso di allontanarmi da lui, non mi sono svegliata un giorno e ho deciso di rovinare il rapporto che avevamo ma è stata una cosa automatica quasi, giorno dopo giorno il nostro rapporto diminuiva, parlavamo sempre meno e alla fine siamo arrivati a non parlarci quasi più, sopratutto da quando sono qui. Kian odia tutto questo, è l'unica cosa su cui litighiamo quasi sempre, vorrebbe la famiglia unita, dice sempre che mamma non avrebbe voluto tutto questo, che lei amava la nostra famiglia, amava il rapporto che avevamo e non voleva che ci allontanassimo, mi dice sempre che uno dei due deve fare il primo passo, mettere da parte l'orgoglio e farsi avanti e visto che papà non sembra intenzionato allora tocca a me ma io non faccio niente e quindi restiamo sempre così, con mio fratello che cerca di tenere unita la nostra famiglia e io e papà che non lo aiutiamo in questa sua impresa.
Mi sono svegliata alla solita ora e dopo essermi fatta una doccia bollente ho preso le mie cose, sono uscita dalla stanza prima che Summer si svegliasse e sono andata in biblioteca, al mio solito posto lasciando il telefono spento nella borsa. Sicuramente Zayn mi ha scritto, sicuramente ha provato a chiamarmi non vedendomi a lezione e avrà sicuramente chiesto dove fossi alla mia migliore amica ma so che lei non avrà detto niente, sa che giorno è oggi e sa che voglio restare da sola.
Mi dispiace non rispondergli, mi dispiace non farmi sentire per tutto il giorno facendogli magari pensare al peggio. Mi rendo conto che il mio comportamento non è giusto ma oggi più che mai sento la mancanza di mia madre, di quella donna che non ha potuto crescermi, non ha potuto gioire con me per i voti presi, per il ruolo che volevo alla recita scolastica, non ha potuto emozionarsi con me quando sono stata ammessa in Accademia. Mi manca mia madre ogni giorno ma oggi di più, vorrei che fosse qui con me, vorrei poter parlare con lei di Zayn, avrei tanto voluto farli conoscere, avere un suo parere sul ragazzo che mi è entrato nella testa e nel cuore e chiedergli consigli, chiederle cosa fare, come comportarmi. Voglio mia madre, la voglio accanto a me e nonostante so che non è possibile non riesco a farmene una ragione, faccio fatica a credere che un altro anno è passato senza di lei e senza di lei ne passeranno tanti altri. Non è vero che il tempo aiuta, che più il tempo passa e meno dolore si prova, almeno per me non funziona perché sono passati anni e fa male come il primo giorno. Il dolore che ho provato quando mio padre mi ha detto la verità è inspiegabile, non esistono parole per descrivere quello che ho provato e che non auguro a nessuno, neanche al mio peggior nemico.
'Ehi!' Summer mi risveglia dai miei pensieri. 'Vado via subito, ti ho solo portato qualcosa da mangiare.' Dice lasciando sulla sedia accanto a me un sacchetto.
Quando ha scoperto che venivo qua tutto il giorno ha iniziato a portarmi qualcosa da mangiare sia a pranzo che poco prima di cena anche se sa che non mangerò niente.
'Grazie.' Dico.
'Zayn ti sta cercando.' Dice. 'Io non ho gli ho detto niente, ne dove sei ne perché non rispondi alle sue chiamate ma è preoccupato, crede di aver fatto qualcosa di sbagliato.' Afferma e quando capisce che non otterrà risposta continua. 'Ti voglio bene.' Dice lasciandomi un bacio sui capelli per poi lasciarmi di nuovo da sola.

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