Capitolo XXXI parte 1

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Il signor Tomlinson passò una mano sulla schiena del ragazzino, accarezzandola. Sorride appena nel vedere quest'ultimo stringersi nelle coperte del letto, come per nascondersi dal suo tocco. «Tutto okay, piccolo?»

"Noi..." il ragazzino annuì appena ma dalle sue labbra non uscì una parola. Essa era asciuga, secca e troppo stanca per potergli permettere di dire anche solo una parola. "L'abbiamo fatto" Harry si rannicchiò su se stesso, stringendosi le braccia al petto, ignorando completamente il fatto che desse le spalle al suo padrone. "È successo" pensò e una sensazione di nausea lo investì in quel momento: lo stomaco sembrò ribaltarsi e il sapore di bile invase la sua bocca. Deglutì, ignorando quella sensazione. "L'abbiamo fatto per davvero"

Louis si piegò quanto bastava per lasciare un bacio sulla spalla del giovane. Ispirò il suo odore, che era buono e dolce, e si staccò. «Ne sei sicuro?»

Harry annuì e sperò con ogni fibra del suo corpo che l'uomo non gli chiedesse di guardarlo negli occhi. La sensazione di nausea stava aumentando e non stava affatto diventando piacevole. «Sto bene.» mentì il ragazzo dai capelli ricci, cercando di rassicurare il suo padrone. Certo che non stava bene: il suo corpo era una fascia di dolori; da testa a piedi non c'era in articolazione o un legamento che non gli facesse male. Harry si era immaginato che sarebbe andata così: come altro poteva andare? Erano mesi che non aveva una relazione sessuale e il suo corpo non era pronto - e tantomeno lui si era preparato - per una scopata come quella.

"Se lo dici tu" Fortunatamente, Tomlinson non chiese nient'altro al giovane. L'uomo si aspettava trasparenza dal suo sottomesso e non si faceva problemi ad accettare una risposta come quella. "Dio, ho proprio voglia di una sigaretta" Louis spostò le coperte che lo coprivano e si tirò su dal letto, mettendosi a sedere. Afferrò il pacchetto di sigarette sopra il comodino bianco, ne prese una dal suo interno e la portò alla bocca. Si allungò quanto bastava per prendere l'accendino e una volta afferrato, accese la sigaretta e fece un lungo tiro. I suoi polmoni ne giovarono subito... o almeno così credeva. "Come mai sono sempre più buone dopo aver scopato?"

L'uomo si alzò dal letto e andò verso la finestra, che aprì per poter permettere all'aria di circolare nella stanza. Non voleva affumicare il suo sottomesso con l'odore di sigaretta, soprattutto perché sapeva che a Harry non piaceva quell'odore. Quasi gli venne dal ridere nel vedere le gambe tremanti del ragazzino, ancora scosse per il piacere che aveva appena provato.

"Che scopata che abbiamo fatto" pensò l'uomo. "Dio, è stata a dir poco fantastica" Non aveva mai visto Harry in quelle condizioni, così docile, così malleabile e così sottomesso: Harry si era lasciato dominare come mai Louis avrebbe pensato, senza mai dirgli di no o senza emettere fiato. Era stato tanto innocente quando sensuale e questo aveva fatto perdere la testa a Tomlinson, che non poteva desiderare di meglio. Infondo, aveva pensato Louis, l'esperienza con Sam gli aveva decisamente insegnato qualcosa. E forse un po' lo infastidiva, perché Louis avrebbe voluto avere un sottomesso incapace ma se ripensava a ciò che quel ragazzino sapeva fare, cambiava immediatamente idea. Perché, in effetti, Harry era proprio ciò di cui un uomo desiderava...

Qualche ora prima...

«Dove sono le tue mutandine?»

Le guance di Harry si tinsero di un rosso scuro a quella domanda e istintivamente le sue gambe si chiusero come una conchiglia. Sentiva l'imbarazzo divorarlo e lo sguardo languido di Tomlinson, che stava letteralmente divorando il suo corpo, non migliorava la situazione.

«Non le hai messe per me?»

Il ragazzino trovò il coraggio per rispondere a quella domanda e si morse il labbro inferiore quando il padre gli palpò il culo, stringendolo tra le mani. "Ti prego, basta..."

«Harry.»

«S-si.» Harry lanciò uno sguardo al soffitto, cercando di trattenere le lacrime dovute a tutto quell'imbarazzo. "Ti prego, non piangere" pensò e si coprì il volto con le mani, nella speranza che Louis non gli chiedesse di guardarlo negli occhi. Sapeva che tutto quello era troppo per lui; lo sapeva anche mentre pensava a quel piano, a come sedurre il suo padrone: non era così confidente della sua sensualità per potersi permettere una cosa simile. Ma sapeva che era la cosa giusta da fare; era la cosa giusta da fare per poter conquistare a fondo il suo padrone. Perché anche se Harry non conosceva così bene Louis, sapeva che con quel gesto l'avrebbe conquistato. Ed era stato così. «Non le ho messe... per lei.»

L'uomo si leccò le labbra con fare malizioso e strinse le natiche del minore tra le mani con così tanta forza che questo squittì dal dolore. "Piccolo stronzo..." ridacchiò Louis e si abbassò per dare un'occhiata fugace all'entrata del minore: era rosea, piccola e invitava in modo morboso Louis ad aprirla con qualunque cosa possibile. L'uomo dai capelli lisci sentì l'erezione gonfiarsi dentro i suoi boxer e premere contro la stoffa, implorandolo di liberarla. Voleva uscire e sprofondare tra le carni del minore, facendolo urlare dal piacere. «Dio, Harry... non sai quanto mi fai impazzire....»

Harry sussultò appena nel sentire l'uomo strusciare la sua erezione gonfia contro il suo buchino sensibile. I suoi occhi, colmi di lacrime, si chiusero per evitare che le lacrime potessero strabordare e inondare le sue guance. "Ti prego, fa che tutto questo finisca-" il pensiero di Harry si arrestò non appena sentì il suo padrone armeggiare con la cintura, sganciandola. Subito il panico lo investì, facendogli spalancare occhi e bocca; il suo cervello si bloccò e il suo cuore sembrò arrestarsi. Voleva prenderlo lì, su quel tavolo di legno? «N-no, aspetti...»

A quelle parole Louis si fermò, le mani ancora posate sulla sua cintura e gli occhi languidi fissi sul corpo del minore. Alzò un sopracciglio e lanciò uno sguardo al suo sottomesso, che tremava - forse dal freddo - sotto di lui.

Harry si morse il labbro inferiore e spostò le dita dal volto quanto bastava per poter incontrare lo sguardo del suo padrone. Deglutì nervosamente, sapendo di aver fatto peggio che meglio ad averlo interrotto.

"Che cazzo ti prende?" «Cosa?» chiese annoiato Tomlinson, aspettandosi di sentire una scusa stupida uscire dalle labbra del minore. «Che c'è Harry?»

«N-non qui.. la prego.» mormorò il ragazzino. L'unica cosa che Harry voleva veramente era procrastinare al più lontano possibilmente quel dannato momento. Il che era ridicolo se si pensava che era stato proprio lui ad architettare tutto quello ma era anche vero che Harry non avrebbe mai voluto fare una cosa simile se non la reputasse essenziale. Di fatti, sedurre il suo padrone non era una scelta che Harry aveva fatto perché erano stati i suoi ormoni a richiederglielo ma perché sapeva - O meglio, sperava - che con quel gesto Louis poteva dimenticare ciò che gli aveva detto riguardo Sam e il suo passato; che poteva dimenticare ciò che lui aveva passato e far scendere così la sua voglia di vendicarsi sull'uomo. Tuttavia adesso le cose stavano per farsi concrete e per Harry si stava per mettere davvero male. «L-la prego, non qui...»

L'uomo sospirò pesantemente e posò le mani sui fianchi del ragazzo, accarezzandoli. La sua erezione faceva davvero male e Louis voleva davvero prenderlo lì, sul quel dannato tavolino. Ma per qualche motivo, l'uomo si trattenne. Forse perché ultimamente il suo giocattolino ne aveva passate davvero troppe e voleva concedergli un po' di pace. In fondo, se lo meritava. «E dove, allora?»

Il ragazzino fece per parlare ma l'uomo non glielo permise: lo afferrò ben stretto e lo tirò su, prendendolo a mo di sposa. Harry urlacchiò dalla sorpresa e afferrò il collo dell'uomo, reggendosi a lui. Lo guardò sconvolto, non capendo cosa Louis volesse fare, ma quest'ultimo non lo degnò di uno sguardo e iniziò a camminare, diretto verso la sua camera da letto.

I'll Save You - Larry Stylinson || SOSPESAWhere stories live. Discover now