Capitolo XXVII

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L'uomo dai capelli scuri aspettò con pazienza che il cancello di villa Tomlinson si aprisse davanti alla sua auto, sapendo che ormai non aveva niente da perdere: Harry era già nelle sue mani, quindi perché mai si sarebbe dovuto mettere addosso della fretta inutile?

"Emozionarsi non servirà ad un cazzo" pensò osservando con sguardo sorridente la sacca piena che giaceva morta al suo fianco, cioè la sacca contente ogni cosa necessaria per il loro nuovo e futuro soggiorno in Italia. Harry non poteva più stare in quello stato; non sarebbero riusciti a vivere liberi in quello stato e l'unica opzione che Sam riteneva possibile era trasferirsi in uno stato lontano... così lontano che nemmeno Tomlinson sarebbe riuscito a raggiungere e l'Italia sembrava un paese perfetto. Oltretutto, Sam aveva anche dei parenti lì e ricordava ancora chi di loro avesse dei debiti da saldare nei suoi confronti. Cazzo, stavolta aveva fatto proprio scacco mat-

«SAMUEL!»

«Ma che cazzo urli?!» sbottò incazzato il moro, sobbalzando dallo spavento quando la donna gli strillò all'orecchio attraverso l'auricolare nero. "Fottuta stronza" «Dio Santissimo, Monica! Mi spacchi gli orecchi in questo modo!»

«Muoviti, brutto cretino!» ringhiò la ragazza dai capelli rosso tinto, osservando attentamente la mappa dallo schermo del suo computer dallo studio della sua abitazione. «Non abbiamo molto tempo, fratellino.» ringhiò poi, sospirando di stanchezza e spossatezza. Era da giorni e giorni che lavorava a quel piano e non avrebbe permesso a Sam di rovinarlo per colpa della sua goffaggine e della sua stupidità. «Non puoi permetterti di sprecarlo in questo modo!»

«Okay, okay, ma smetti di rompere il cazzo in questo modo.» ribatté il moro, fiondandosi nella strada che portava all'abitazione nello stesso momento in cui si rese conto che il cancello si era aperto davanti a lui. «Mi hai fottutamente assordato, brutta stronza.»

Non c'era un vero motivo per il quale Sam non nominava mai la ragazza dall'altro capo del cellulare come sorella; semplicemente non l'aveva mai fatto e nemmeno in quel momento avrebbe iniziato. Una cosa certa, però, era che i due fratellini non erano mai andati così d'accordo, nemmeno fin dalla tenera età, e con lo svilupparsi misto tra le diverse strade che avevano intrapreso le cose non erano sicuramente migliorate. Anzi..

«Sei dentro, Sam?»

«Sì» rispose il moro, spegnendo la macchina non appena la parcheggiò davanti all'immensa abitazione dell'uomo dai capelli lisci. "Guarda dove cazzo vive questo bastardo..." «I cani sono a dormire?» "C'è gente che muore di fame là fuori e lui vive qui!".

«Esatto, e la sicurezza è completamente fuori dai giochi. Ti conviene muoverti perché da ora in poi avrai solo 15 minuti per non essere notato dal sistema di sicurezza dell'uomo.» disse Monica, accarezzandosi i lunghi capelli rossicci prima di afferrare la bibita fresca che aveva appoggiato vicino al tavolo. «Quindi.. ti conviene fare quel che devi fare e anche velocemente, Samuel. Preferisci tenere un contatto con me, così che ti possa-»

«Sta zitta, Monica.» sbottò l'uomo, riattaccando prima di infilare il cellulare nella tasca e di scendere, avvicinandosi verso il portone dell'abitazione. "Si va in scena.." Scassinare la porta di Tomlinson non fu nemmeno tanto difficile, dato che sua sorella maggiore aveva sbloccato la parte meccanica che riguardava la sicurezza e non gli bastò altro se non forzare leggermente la maniglia. Poi, fu libero di entrare mentre la luce della luna lo illuminava. "Ora che Tomlinson è in viaggio ne devo assolutamente approfittare"

Sam non badò a mettere un cronometro al suo orologio: aveva studiato così bene la piantina dell'abitazione che la conosceva quanto i palmi delle sue mani ed era sicuro che sarebbe riuscito a portare via il piccoletto in meno di sette minuti. E anche se non aveva portato niente con sé, in tasca teneva un panno imbevuto di un potente sonnifero nel caso che Harry si fosse ribellato.. e sì, nel retro dei pantaloni aveva una pistola ma solo per sicurezza anche perché non avrebbe mai potuto uccidere il dominatore - Dalle voci che gli erano arrivate, Sam aveva sentito che Louis non si trovava in casa quella sera. E, alla fin fine, il suo obbiettivo era solo Harry..

Velocemente e solo con la luce della luna, il moro si affrettò a camminare lungo il corridoio e in meno di trenta secondi fu davanti alla stanza del piccoletto, dove i problemi si fecero sentire per la prima volta. Sam si ritrovò a pensare che sarebbe morto se solo avesse toccato la maniglia, poiché il suo cuore non riusciva a reggere così tanta emozione. Insomma.. stava per rivedere il suo piccolo Harry dopo così tanto tempo passato senza sapere niente di lui o di come stesse; così tanto tempo dall'ultima volta che l'aveva toccato, che l'aveva violato. E adesso distava solo una porta da lui..

"Devo stare fottutamente calmo" pensò mentre afferrava con timore e con mani tremanti la maniglia della porta, deglutendo a fatica. Ma non era molto semplice, dato che il cuore sembrava battergli forte in gola.. "devo stare calmo."

Un bel respiro.
Un minuto per riconciliarsi con la sua stessa anima.
Un altro minuto per permettere alle emozioni di tornare al loro posto, nascondendosi nuovamente com'era solito fare...
E poi, la maniglia scattò e la porta si aprì, mostrando tuttavia qualcosa che mai Sam avrebbe voluto vedere: la stanza, illuminata dalla luce della luna, era completamente vuota e ordinata. Ma soprattutto vuota, senza la minima traccia di Harry.

"C-cosa?" Sam credette di non riuscire più a respirare mentre si avvicinava traballante al letto, dal quale strappò via le coperte con la speranza che Harry potesse essersi nascosto sotto le coperte. "Harry..." Ma no, Harry non era sotto le coperte; Harry non era nemmeno in quella stanza. "Ma che cazzo.."

Improvvisamente, il cellulare vibrò nella sua tasca e Sam si affrettò a rispondere attraverso le cuffie che ancora teneva nelle orecchie, senza pensare a chi potesse essere dall'altro capo del telefono. Era troppo shockato anche per curarsene o perché gli potesse interessare minimamente.

«Sam, sono io.» rispose la voce cauta della sorella maggiore, come se avesse paura di parlare. "Porta fottutissima troia!" «Ehm.. non so come sia potuto succedere, Sam. Non darmene la colpa, non ne sapevo assolutamente niente, okay?» "Abbiamo fallito alla grande" «Ma ho appena scoperto che-»

«Harry non è qui.» concluse Samuel, con voce carica di rabbia ma piatta.. così piatta da mettere paura persino alla sorella, che si trovava dall'altro capo del cellulare. E no, seriamente.. non poteva crederci. Sam non poteva davvero crederci! Aveva faticato e pianificato tutta quella merda per giorni e notti intere e adesso tutto era andato completamente a puttane. No, Sam non voleva crederci. «Quanto mi manca ancora?»

«Dodici minuti. Perché?»

«Oh, dodici fottiti minuti mi basteranno.»

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I'll Save You - Larry Stylinson || SOSPESAWhere stories live. Discover now