Capitolo XV

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< Non ti preoccupare, George. > disse una voce familiare e acuta, al di fuori della stanza del riccio. < Ci penso io a lui, dammi il vassoio. >

Harry si strinse nelle morbide coperte e distolse lo guardo dal piccolo passerottino che si era appostato davanti alla sua finestra. Era stato proprio quel uccellino a svegliarlo trenta minuti fa e Harry non aveva fatto altro che guardarlo mentre la sua mente vagava tra i ricordi di ieri sera... O di quell'incubo che aveva vissuto.
Ricordava perfettamente quel dannato ramoscello che si era appoggiato contro la sua schiena  quando aveva provato a tirarsi su e ricordava altrettanto bene di aver pensato che fosse Zayn alle sue spalle. Dalla paura il riccio si era fatto la pipì addosso ma lo shock momentaneo gli aveva impedito di accorgersene. Perché in una situazione come quella - per un ragazzino come Harry -  farsi la pipì addosso era il minore dei mali. Ricordava anche del comportamento increscioso che aveva avuto con il suo dominatore, che l'aveva salvato da quel bastardo di Zayn: non appena Louis l'aveva fatto salire in macchina, Harry aveva iniziato a picchiarlo per paura che volesse fargli del male; gli aveva detto cose che non avrebbe mai voluto dire e che non aveva mai avuto il motivo di dire; si era comportato come un bambino piccolo e aveva pianto molto, minacciando Louis che gli avrebbe fatto male se si fosse avvicinato.

Harry fece una smorfia quando ci ripensò. Si vergognava così tanto di quel che aveva fatto ma adesso doveva chiedere scusa al suo padrone, come un bravo sottomesso. Tuttavia, di Zayn non aveva assolutamente voglia di parlare. Si ripromise che avrebbe parlato di tutto con Louis, ma avrebbe detto un altro nome al posto di quello del pakistano. "Perché?" potreste chiedervi.
Beh', perché se c'era una persona di cui Harry aveva veramente paura era Zayn. Se Harry avesse detto l'intera verità a Louis, il liscio se la sarebbe rifatta pesantemente con Zayn. E Harry poteva scommettere su tutto quel che aveva che Zayn avrebbe fatto di tutto per rifarsela con lui.

Quando la porta si aprì, il cuore di Harry perse un battito e smise di respirare. Sentì i passi eleganti del dominatore che attraversavano la stanza e il suo letto che si deformava per il peso dell'uomo, che si era sdraiato accanto a lui. Sentì il vassoio che veniva posato vicino al comodino e la mano gentile di Tomlinson che gli accarezzava i fianchi minuti e morbidi.

< So che sei sveglio.. > sussurrò il dominatore nell'orecchio del riccio. La sua mano si spostò ai capelli del ragazzino, che sistemò. Quando Louis aveva capito che Harry si era fatto la pipì addosso, gli aveva subito fatto fare un bagno per ripulirlo. Il riccio si era addormentato nella vasca poco dopo aver toccato l'acqua. < Non devi fingere di dormire. > continuò con voce dolce e calma. < Ti ho portato la colazione, che devi assolutamente fare per rimetterti in sesto. >

Gli occhi di Harry si riempirono di lacrime alle parole dolci che sentì. “Mi vuole così bene..” pensò il riccio, asciugandosi una lacrima ribelle che rotolò sulla sua guancia. “E io mi comporto come se non mi importasse niente! Perché faccio così schifo?!” Harry si voltò verso il suo dominatore e lo guardò con occhi lucidi prima di scoppiare a piangere. < D-Daddy! > singhiozzò il ragazzino, stringendosi al petto dell'uomo. < S-scusami, d-daddy! >

< Tranquillo, piccolo.. > sussurrò Tomlinson, accarezzando dolcemente la schiena. La lacrima non era sfuggita al suo sguardo ed era sicuro che Harry avrebbe avuto una reazione come quella. < Non voglio spiegazioni su quel che ti è capitato ieri. Almeno non adesso.  > mentì. Aveva passato l'intera mattinata a misurare perfettamente ogni suo discorso, in modo da risultare gentile e accogliente nei confronti del sottomesso. Se avesse tirato fuori gli artigli, Harry si sarebbe rinchiuso come un riccio. < Sei ancora visibilmente shockato e voglio che tu ti riprenda prima di raccontarmi tutto. >

Il riccio scuotè la testa e affondò il volto nel petto del liscio, bagnandogli la camicia con le lacrime amare che versava come se fossero un fiume. Era proprio intenzionato a scusarsi e nemmeno le lacrime riuscirono a fermarlo. D'altronde, anche se Tomlinson diceva il contrario, Harry sapeva cosa voleva veramente il suo dominatore. Passarono qualche minuti, che Harry usò per cercare di calmarsi, prima che vuotasse completamente il sacco: gli raccontò che un uomo presente alla festa l'aveva seguito fino al bagno, dove l'aveva molestato per poi rincorrerlo fino al giardino. Parlò lentamente, e con voce strozzata dalle lacrime, in modo da controllare ogni parola detta a Tomlinson. Non voleva che quel nome gli sfuggisse dalle labbra.

Tomlinson ascoltò attentamente e con religioso silenzio, continuando ad accarezzargli il corpicino minuto. Sentiva la rabbia ribollire sottopelle ferocemente, ma fece di tutto per non farglielo vedere per non farlo spaventare. Preferì mordersi la lingua con così forza da farla sanguinare, che far tralasciare qualche cenno di rabbia. < Era un uomo presente alla festa? > chiese dopo qualche secondo il liscio, tirandosi su per guardarlo. Harry annuì e Tomlinson si morse nuovamente la lingua. “Sarà stato sicuramente quel bastardo di Zayn. Quel gran bastardo me la pagherà.” < Baby, guardami. > Harry alzò lo sguardo timoroso sul padrone, cercando di non piangere. < L'uomo che ieri ti ha molestato.. > il liscio fece una piccola pausa. < È Zayn? > Il liscio non aveva mai girato tanto intorno ai discorsi: non era mai stato capace di farlo. < Ricordi Zayn, vero? Ti pareva che fosse lui, quell'uomo? >

Harry trattenne il respiro per qualche secondo e abbassò lo sguardo subito dopo, scuotendo la testa. < N-Non ricordo, D-Daddy.. > mormorò, scoppiando a piangere subito dopo. “C-come f-fa a saperlo?! F-forse c-ci ha visti! N-no, n-no..!” < N-Non è l-lui. N-no! >

Tomlinson si morse il labbro inferiore. Aveva visto la scintilla di riconoscimento negli occhi del sottomesso quando sentito il nome del pakistano, il che significava che le teorie del liscio erano state appena confermate. < Ne sei sicuro, baby? > sussurrò l'uomo, accarezzandogli la pelle morbida dei fianchi. < Te l'ho detto, non mi aspetto che tu mi dica tutto adesso, ma col tempo spero che tu riesca a- >

Il riccio scuotè violentemente la testa e continuò a piangere sul petto caldo e muscoloso dell'uomo, bagnandogli la camicia bianca. < N-non so chi sia, D-Daddy. N-non lo so! >

Tomlinson sospirò con fare stanco e baciò la fronte del minore, accarezzandogli subito dopo i capelli soffici e ricci. < Avrai molto tempo per pensarci. > l'uomo prese il volto del riccio tra le mani e lo alzò, incrociando i suoi occhi verdi. < Non voglio che tu ne faccia una fissazione, ma voglio che al mio ritorno tu mi racconti tutto quello che ricordi e ogni dettagli dell'uomo. Anche il più misero. > “Così potrò trovarlo e tagliargli la gola, proprio come si fa a un maiale”

< T-tornerai? > Harry si tirò a sedere e guardò il padrone con fare sconvolto e confuso. < D-Daddy.. Dove stai andando? > sussurrò occhi verdi mentre il labbro inferiore tremava ancora per il pianto. < M-mi stai lasciando solo? > La pelle gli si accapponò al solo pensiero che, proprio in quel momento, il suo padrone potesse abbandonarlo. Aveva un disperato bisogno di lui adesso, come poteva abbandonarlo?

< Hey, tranquillo. > il liscio accarezzò il volto del ragazzo e gli fece un sorriso leggero, che fece sciogliere Harry come una candela al sole. “La sua reazione...” pensò affascinato il liscio, cercando di nascondere il sorriso. “l'ho completamente in pugno. È stato così semplice catturare la sua fiducia, tanto semplice quanto catturare una farfalla innocente.” < Sarò fuori città per una settimana e- >

< No! Daddy, no!  > Harry lo guardò impaurito e altre lacrime si formarono nei suoi occhi. < N-non lasciarmi qui! Verrò con te, s-sarò bravo! T-te lo giur- >

< Harry. > Lo interruppe Tomlinson, deglutendo un groppo di rabbia. Era la seconda volta che veniva interrotto; se Harry fosse arrivato alla terza, Tomlinson non gliel'avrebbe perdonato. D'altronde non vedeva l'ora di punirlo, ma non gli andava a genio l'idea di lasciarlo solo mentre era in punizione. < Ti prometterò che ti chiamerò ogni sera, amore. Oppure potremmo vederci su Skype o dove vuoi, ma non ti abbandonerò. Te lo prometto. > Harry socchiuse le labbra e strinse i pugnetti contro la giacca di Tomlinson mentre quest'ultimo si piegò per lasciare un bacio sulle sue labbra. < Mi mancherai, Harry. Non posso nascondertelo e non ho intenzione di farlo, ma questo viaggio è molto importante per me. > il liscio lasciò un altro bacio sulla fronte del riccio e si alzò dal letto, mettendosi davanti al ragazzo. < Adesso devo andare. Se farai il bravo, ti porterò una bella sorpresa al mio ritorno. La vuoi? > Harry annuì lentamente, incapace di fare altro. < Allora fa' il bravo, piccolo. > Tomlinson baciò la fronte del liscio per un'ultima volta. < Ci vediamo tra una settimana, piccolo. >

E con quelle parole, il liscio abbandono la stanza del riccio mentre quest'ultimo fissava la porta silenziosamente, con uno sguardo perso. “Tornerà tra una settimana” si ripeteva, come per incoraggiarsi. “Lui non è Sam. Lui non mi abbandonerà”

“Lui non mi abbandonerà.”

I'll Save You - Larry Stylinson || SOSPESAWhere stories live. Discover now