Capitolo XXI. parte 1

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Quella fredda mattina, Harry venne svegliato da qualcosa di diverso dalla sua piccola sveglia nera sul comodino; un forte brusio unito alle voci frenetiche e pompanti della servitù attirarono l'attenzione del riccio, facendolo svegliare dal sonno frenetico che aveva avuto.

"C-che succede?" Si chiese il riccio, strofinandosi gli occhi ancora chiusi e assonnati. Nei giorni precedenti, Harry non aveva mai sentito o percepito i camerieri così frenetici in casa di Tomlinson e non riusciva davvero a capacitarsi del motivo per il quale lo fossero a quell'ora, alle 8.30 del mattino. E, anche se il letto di Harry era caldo e l'idea di rannicchiarsi dentro, immergendosi nelle coperte, Harry decise di tirarsi in piedi per barcollare verso la porta della sua stanza, cercando di ascoltare qualche conversazione.

< Ma che cazzo, ragazzi! Non vi pago per stare con le mani in mano, maledetti fannulloni! > sentì urlare con tono rabbioso George, un uomo sulla quarantina che aveva un aspetto impeccabile; non che il maggiordomo di casa Tomlinson. Harry aveva avuto a che fare con lui poche volte, rare se doveva essere sincero. < Se non siete svegli, prendetevi una fottuta tazzina di caffè prima che ve le tiri addosso! >

< Qualcuno ha preso la mia scopa?! > chiese la voce eccentrica di Marlene, una delle cameriere di casa Tomlinson. Harry non riusciva a sopportare Marlene e la sua voce, che viveva solo per parlare male delle altre cameriere e della situazione del secondo mondo. < Non posso spazzare se- >

< Non stare con le mani in mano! > urlò di rimando il maggiordomo, la quale voce era carica di nervosismo e rabbia. < Il padrone di casa sarà di ritorno tra due ore e qui nessuno ha ancora fatto nulla per tenere la casa pulita! Avete visto il pavimento com'è sporco?! >

< IL PADRONE STA TORNANDO?! > esclamò sorpresa un'altra ragazza della servitù, della quale Harry ignorava completamente l'esistenza dato che non aveva mai avuto modo di avere contatti con lei.

< Arrivi sempre dopo i fuochi, Valentina! > Harry sentì chiaramente qualcosa che veniva schiaffeggiato ma non seppe cosa fosse. < E, per l'amor di Dio, qualcuno sveglia quella puttana e gli porti qualcosa di decente per colazione! Tomlinson andrà su tutte le furie se lo troverà a letto al suo arrivo. >

< George! Abbassa la voce! > lo chiamò un'altra cameriera che, a quanto Harry poteva ricordare, si chiamava Debora. < HArlold potreb- >

< Harry! Si chiama Harry! > li rimproverò severa la voce di Genevieve, sbuffando sonoramente, e Harry sentì il cuore riscaldarsi poiché da un po' di giorni a queste parti, la cameriera aveva adottato uno strano comportamento nei suoi confronti: l'aura della ragazza aveva iniziato ad oscurarsi e, piano piano, la ragazza aveva iniziato ad allontanarsi da Harry senza un vero motivo, arrivando a vederlo solo due volte al giorno.

Naturalmente, il riccio si era sentito male all'idea di perdere così un'amica ma, in assenza di motivi e risposte da parte della cameriera, aveva preferito fare da solo. "Sta facendo come le altre persone nella mia vita" si era detto qualche giorno prima, mentre gironzolava per il giardino botanico. "Perché mi stupisco così facilmente? Dovrei esserci abituato, ormai".

< Quel che vuoi, Gen! > ribattè la ragazza. < Fatto sta che potrebbe sentirci davvero e non sappiamo ancora se andrà a parlarne con Tomlinson. E, sinceramente, non ho voglia di perdere il lavoro per un nomignolo stupido. > borbottò, riferendosi a come George l'aveva nominato.

< Ci penso io a lui. >

Harry non ebbe nemmeno il tempo a pensare a quanto fosse gentile quella ragazza nei suoi confronti che sentì il suono dei tacchi affrettati della cameriera avvicinarsi velocemente verso la sua stanza. Il riccio si spostò dalla porta in fretta, indietreggiando fino ad arrivare al letto, in tempo per sentire Genevieve bussare alla sua porta ed entrare dentro, tenendo tra le mani un vassoio stracolmo di cibo per Harry che, sicuramente, non sarebbe mai riuscito a finire.

< Har- Oh.. sei già sveglio? > fu la prima cosa che chiese, con fare sorpreso, entrando dentro la stanza del ragazzo. La sera prima si era occupata personalmente di tirare le tende, in modo che nessuna luce potesse dare fastidio al riccio mentre dormiva, ma la luce dei corridoi illuminava leggermente la figura eretta del ragazzo. < Scusami, pensavo che fossi ancora a dormire. > mormorò imbarazzata, andando a posare il vassoio sopra il comodino che affiancava il letto di Harry.

< Mi sono svegliato poco fa... > mormorò Harry, guardandola di sfuggita. Genevieve non aveva osato posare lo sguardo su di lui nemmeno una seconda volta da quand'era entrata, ed era un'abitudine comoda che la ragazza aveva preso da qualche giorno a quella parte.

< Questa stanza ha proprio bisogno di un po' di luce. > osservò invece la cameriera, andando ad aprire le finestre per illuminare la stanza con la luce calda del sole. < Ora va proprio meglio.. > disse, lanciando uno sguardo al giardino perfetto di Louis. Anche se la voce era la stessa e cordiale di prima, Harry riusciva ad avvertire una nota di nervosismo dentro di essa ed era una nota che non aveva mai sentito, nella sua voce; una piccola alterazione che, per quanto potesse essere minuscola, riusciva a cambiare drasticamente la voce della ragazza.

"Come fa a dirlo con così tanta facilità?" Pensò Harry, evitando di guardarla. Aveva paura che, se l'avesse fissata anche solo per un secondo, Genevieve si potesse innervosire con lui o lasciarlo solo di nuovo. E Harry non voleva proprio essere lasciato solo...

< Il tuo.. > Genevieve si schiarì la voce. < Il tuo padrone sta tornando. > continuò subito dopo, voltandosi verso di lui. La cameriera lanciò uno sguardo al letto, completamente disfatto, e si buttò su di esso, iniziando a rifarlo.. come tutti i giorni, ormai. Perché sì, era stata proprio Genevieve, quel giorno, che entrò nella stanza del riccio e gli fece fare un lungo bagno, ripulendo nel frattempo la sua stanza dalle tracce di Zayn. < E... mi ha chiesto di dirti che vorrebbe che tu facessi un bel bagno caldo e ti vestissi con abiti comodi. > Genevieve si affrettò a sistemare le coperte con fare ordinato e preciso. < Lui... è molto rigido su questo. >

< S-si, i-io... vi ho sentito parlarne. > mormorò imbarazzato Harry, spostandosi indietro per lasciarle più spazio per lavorare. "Come sempre.." pensò malinconicamente il ragazzo, ripensando improvvisamente alle volte in cui, gironzolando per la villa, aveva beccato la servitù a parlare male di lui alle sue spalle.
- È la nuova puttana di Tomlinson? -
  - Mi fa così pena.. -
  - Certo che è proprio bruttino -
  -  È così sproporzionato e poi ha dei fianchi enormi! -
  - Mi viene il ribrezzo ad averlo vicino - 
Erano le cose che cose che Harry si sentiva dire ripetutamente, magari in lontananza o sussurrate ma in un modo o nell'altro il riccio riusciva sempre a sentire riecheggiare nei corridoi e infilarsi dolorosamente nella sua anima.

< Sarà di ritorno tra un'oretta. > lo ignorò Genevieve, finendo completamente di rifare il letto. Anche lei sapeva che Harry aveva sentito i suoi colleghi - gli stessi colleghi che osavano prendersi gioco di lei perché era l'unica a fare qualcosa in quella villa. < Non appena hai finito di fare colazione chiamami, così che possa venire a riprendere il vassoio, okay? E.. > la cameriera mise la mano destra in tasca, tirando fuori da essa una crema in tubo nero che lasciò vicino al comodino di Harry. < metti questa se... se senti ancora dolore. Louis si insospettirà se ti vedrà dolorante. >

E, per un'altra volta, sì: era stata Genevieve a curare fisicamente il corpo del riccio dopo l'arrivo di Zayn. Ogni giorno gli dava quella crema, una crema dal nome troppo strano e contorto perché Harry lo capisse ma che gli aveva fatto passare il dolore in poco tempo. Harry le era sempre grato per tutto quell'aiuto - perché, fra tutti i camerieri, lei era stata l'unica ad aiutarlo. - ma tutte le volte che il riccio aveva provato a ringraziarla, Genevieve se n'era andata di punto in bianco, senza una scusa, lasciando le scuse impresse nella bocca di Harry. E questa volta non fu diversa dalle altre..

< Gen- >

< A dopo, Harry. > la cameriera andò a chiudere le finestre, decidendo che ormai l'aria era già cambiata, e uscì velocemente dalla stanza, lasciandolo da solo con una colazione calda e fumante.

Hey!
Volevo dirvi che la seconda parte uscirà molto probabilmente domani perché adesso ho un concerto per clarinetto solo e, anche se l'ho già scritta (la seconda parte), penso che non riuscirò a pubblicarla stasera.
E... nulla. Spero che questo capitolo vi piaccia :)

I'll Save You - Larry Stylinson || SOSPESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora