Capitolo XXVI p.1

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«Harry.»

«Sì, Daddy?» disse subito il piccolo sottomesso, alzando lo sguardo dalla scodella di latte e cereali al miele, che non era altro che la sua colazione, per posarlo sul suo dominatore dai capelli corti e lisci. «C'è.. C'è qualcosa che non va?» chiese poi preoccupato nel vedere quell'aria leggermente scompigliata che Tomlinson non era solito portare. «H-ho fatto qualcosa c-che non va?»

“Giuro che se me lo chiede di nuovo l'ammazzo” Tomlinson scosse la testa prima di raggiungere il ripiano di marmo della cucina e appoggiarcisi contro. “Prima non si faceva tutti questi problemi per un richiamo” Oltre ai modi di fare un po' troppo rigidi, Louis aveva notato e accettato con fastidio il timore e l'insicurezza del suo sottomesso, che si stava facendo sempre più intensa. Tuttavia, il liscio non era riuscito a capire come mai essa fosse venuta fuori così velocemente...

“Forse ha paura che lo rispedisca nello sgabuzzino” aveva pensato il dominatore, cercando di darsi una risposta. “o forse è ancora terrorizzato dal fatto che potrei rispedirlo da un momento all'altro da Sam.. E sarebbe anche un ipotesi valida. Preoccupante ma valida..”

«Quanto tempo ti manca per finire, tesoro? Ti ho già detto che non possiamo arrivare in ritardo.» Erano passati pochi giorni da che Harry era riuscito a rimettersi completamente dalla malattia e Tomlinson ne era felice ma era ancor più felice poiché Harry avrebbe potuto finalmente uscire di casa per fare un giro... E Louis sapeva esattamente dove portarlo. «Forza, muoviti a finire la colazione.»

Harry annuì leggermente e portò la scodella alle labbra per bere quel goccio di latte che era rimasto sul fondo, prima di alzarsi e mettere nel lavello sia la scodella vuota che il cucchiaio. «Posso... Posso sapere dove dobbiamo andare, Daddy?» sussurrò Harry mentre sciacquava velocemente gli oggetti e li metteva dentro la lavastoviglie - un compito che sarebbe stato della servitù, ma quel giorno la casa era completamente vuota ad eccezione dei due.

«Non ancora, tesoro.» disse Tomlinson, lanciando un'occhiata all'orologio da polso che indicava le 9.50. “Ci vorranno si e no 40 minuti di viaggio se non troviamo traffico nell'autostrada.” «Va a vestirti e a darti una ripulita. Ti aspetto nel salotto.» disse poi e il piccolo sottomesso annuì leggermente prima di sculettare fuori dalla cucina con passo affrettato. “Trovare un po' di traffico non credo che sarà un grande problema, alla fine; L'orario delle visite è aperto fino a mezzogiorno.”

- Un'ora dopo -

«Daddy..?»

«Sì, Harry?» Tomlinson spense la macchina nel momento esatto in cui si sistemò nel riquadro del parcheggio dell'edificio e si voltò verso il suo sottomesso, guardandolo come se non avesse la minima idea di quel che ci facessero lì. “Perfetto, rientriamo ancora nella fascia d'orario delle visite” pensò il liscio, lanciando un'occhiata all'orologio da polso.

«Perché siamo all'ospedale, Daddy?» chiese confuso Harry, prima di guardare l'edificio e le ambulanze vuote parcheggiate davanti ad esso. «Devo fare una visita medica?» sussurrò, stringendo nervosamente le maniche della felpa che stava indossando. Harry non aveva mai sopportato i dottori e tanto meno le medicine e, oltrettutto, non era mai andato in un ospedale - cosa che si sarebbe potuta capire dal suo sguardo impaurito.

Louis scosse la testa e posò una mano sul suo ginocchio, accarezzandolo leggermente per tranquillizzare il ragazzino. “Pensavo che avesse capito che ho solo dottori e medici privati” «Sarà una visita, Harry, ma non medica.»
“Non verrei in quest'ospedale nemmeno se mi pagassero con dell'oro.”

«E che visita è?» chiese curioso il riccio, mentre entrambi uscivano dalla macchina nera e chiudevano le rispettive portiere. «Posso...» Lo sguardo curioso di Harry si soffermò per qualche secondo su una madre e una figlia che, lentamente, procedevano dentro l'edificio con passo lento e dai loro sguardi il liscio riuscì a capire che la loro non sarebbe stata una buona visita. «posso saperlo, Daddy?»

«No, Harry.» la mano del dominatore andò ad afferrare quella del ragazzino, che tirò non appena i suoi piedi si mossero verso l'edificio grigio ed imponente, che si estendeva per più di otto piani. «Sii paziente, lo vedrai tra poco.»

I'll Save You - Larry Stylinson || SOSPESAWhere stories live. Discover now