Capitolo IX: Parte Seconda

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Tomlinson buttò il cellulare con fare distratto sulla scrivania color ebano e tornò al suo lavoro, fissando un incontro in un giorno comodo solo per lui: Non voleva perdere tempo con quei fannulloni e sarebbe stato solo grato se non si fossero presentati all'incontro, così non avrebbe dovuto respingere ogni loro idea e non avrebbe dovuto cacciarli in malo modo dal suo ufficio.

Fu qualcuno a bussare alla sua porta che gli fece alzare lo sguardo dal computer. Dannazione, devono sempre interrompermi pensò Tomlinson, alzando gli occhi al cielo. Odiava essere interrotto quando lavorava. < Avanti. >

Il maggiordomo di casa Tomlinson entrò silenziosamente nella stanza e chiuse subito la porta. < Ho fatto come ha richiesto, Signore: ho misurato la febbre al ragazzo e gli ho portato un pranzo a base di brodo di carne, carne ben cotta e verdure lessate. >

< Ha finito almeno una portata? > volle sapere Tomlinson, riportando lo sguardo sullo schermo del computer. Era sicuro della risposta alla sua domanda anche prima di farla ma voleva accertarsi della salute del suo nuovo giocattolino.

Il maggiordomo scuotè la testa. < Lamentava di essere sazio dopo aver bevuto metà del suo brodo. Ho insistito più volte ma non ha voluto toccare il secondo e nemmeno il contorno. >

< E con la febbre? > chiese Tomlinson, alzandosi. Afferrò un paio di fascicoli e qualche documento che riteneva inutile e li ordinò, per poi infilarli nella libreria. < Come sta adesso? >

< La febbre è scesa a 38,4° ma l'ho sottoposto a un altro ciclo di antidolorifici e medicinali per farla scendere ancor di più. Non sembra stanco e affaticato come prima. >

< La febbre potrebbe sparire completamente entro stasera o è un'idea da escludere? > chiese Tomlinson, tirando fuori altri fascicoli.

< Non ne sono sicuro, Signore, ma molto probabilmente sarà scesa entro metà pomeriggio. >

Tomlinson annuì silenziosamente, sperando che fosse così veramente. Voleva portare a tutti i costi Harry alla cena ma sapeva che il suo giocattolino non sarebbe stato all'altezza se si fosse presentato malato: voleva far ingelosire i presenti, non fargli pensare che il suo Harry stesse morendo. Non posso portarlo se sta male pensò, passando una mano tra i capelli. Speriamo che si rimetta

< Altro, signore? > chiese il maggiordomo, dopo il silenzio di Tomlinson.

Tomlinson annuì lentamente. < Per la cena di stasera tira fuori uno smoking nero, una cravatta nera e degli stivaletti bianchi. Lava la macchina numero sette, e falla trovare davanti al cancello un'ora e mezzo prima che la cena finisca. Assicurati che non ci siano fotografi entro 500 metri da questa casa e preparami dell'altro caffè. > e con un cenno della mano lo congedò.

Il maggiordomo annuì più volte e sparì silenziosamente dalla stanza, lasciando nuovamente Tomlinson solo.

Louis sospirò con spossatezza e andò verso la finestra, per poi aprirla. Lasciò che l'aria fresca entrasse dentro, per dare il cambio a quella interna. Aria fredda portatrice di pioggia pensò, guardando il giardiniere che stava tagliando con una precisione da geometra un cespuglio.

Il cellulare di Tomlinson suonò nuovamente e il riccio voltò la testa verso di esso. Oggi non è giornata pensò alzando gli occhi al cielo. Si spostò e afferrò il cellulare tra le mani, ricadendo dopo sulla poltrona color ebano. < Louis Tomlinson. >

<  Hey, liscio, sono Zayn! > lo salutò il suo socio in affari. < Non hai letto il mio nome quando ti chiamavo? >

< Non ci ho fatto caso > rispose il liscio, portando lo sguardo alle sue unghie. < A cosa devo questa chiamata inusuale? Il jet lag ti ha scombussolato la mente? >

< Divertente, Louis, ma volevo solo un'informazione. Non ti sto disturbando, vero? >

< Tutt'altro. > ci fu qualche secondo di silenzio, che fu Louis a rompere. < Dimmi un po'... com'è andata la tua "pausa" che si è rivelata una vacanza alle isole mediterranee? >

< Più pallosa di quel potessi immaginare. > rispose Zayn, alzando gli occhi al cielo. < Liam non faceva altro che lamentarsi del clima, delle persone e del mio cazzo. A quanto pare è "troppo doloroso" per quella puttana prenderlo quattro o cinque volte il giorno. >

< Quattro o cinque volte il giorno? > Louis alzò un sopracciglio e sorrise sotto i baffi.

< Non avevo un cazzo da fare, Louis. > si difese Zayn. < Quella stronza puttana non ricorda che fa questa vita grazie al mio cazzo. >

< Come tu non ricordi che hai qualche problema a letto > ribattè Louis. < e non ricordi nemmeno che Liam è delicato come un fiorellino. >

< Seh, certo. Quando vuole lui è delicato. > rispose Zayn, alzando gli occhi al cielo. < Ascolta, lascia perdere la mia "pausa" e fammi parlare perché sennò mi dimentico il motivo per il quale ti ho chiamato. >

Quando mai non dimentichi qualcosa, Zayn! pensò Tomlinson, stringendo un pugno.

< Stasera si terrà la cena con i grandi capi delle aziende americane e mi chiedevo se ci sarai o se hai deciso di passarla. Non ho trovato nessuna tua risposta online > continuò Zayn.

< Perché cazzo cerchi le mie conferme online? > volle sapere Tomlinson. < Ma comunque ci sarò. >

< E chi porterai? > volle sapere il suo compagno d'affari. < Gira voce che tu abbia fatto un favoloso acquisto ma non so quanto questa voce possa essere veritiera. Avrò il piacere di conoscerlo stasera? >

Come cazzo sa tutto questo? Un'altra cosa che Tomlinson odiava terribilmente, oltre ad essere interrotto, era chi non si faceva i cazzi suoi e Zayn era il re dei pettegoli e dei curiosi: sapeva tutto, di tutti, ancor prima che la voce si spargesse. < Forse sì... > rimase in silenzio per qualche secondo. < Forse no. Non si sente bene e tutto dipenderà nelle ultime ore: se si sentirà meglio lo porterò con me. >

< Torni ad essere premuroso, Louis? > scherzò Zayn. < Beh, spero seriamente che si senta meglio. Ho una voglia matta di conoscerlo. >

Tomlinson socchiuse gli occhi a quelle parole. Non gli andava a genio tutto quell'interesse che Zayn provava per il suo bel sottomesso. Sapeva per esperienza che Zayn metteva gli occhi solo sulle cose più belle che lo attirano e che attirano gli altri, per poi distruggerle lentamente. Non succederà anche con Harry Pensò Louis, mordendo il labbro inferiore. non lo lascerò toccare da lui

< Louis? Cazzo, Louis, ci sei? >

La voce di Zayn riportò il liscio alla realtà. < Sì, sì, ci sono. > Gli occhi si Louis vennero attratti dal lampeggiare del suo fisso, che segnalava una chiamata in corso. < Scusa, Zayn. > disse Tomlinson prima che il suo compagno d'affari potesse riprendere a parlare. < Devo riattaccare, mi stanno chiamando dal fisso. Ad ogni modo ci vediamo stasera. >

< Non preoccuparti. > rispose Zayn. < Ci vediamo stasera. > e riattaccò.

Tomlinson afferrò la cornetta un attimo prima che il destinatario della chiamata riattaccasse. Non era riuscito a leggere il nome, solo il numero fisso. < Louis Tomlinson. > rispose subito.

< Salve, Signor Tomlinson. > rispose una donna. < Sono la segretaria del Doctor Hansen. Mi avete chiamata, ma sfortunatamente non ero presente. Avete bisogno di qualcosa? >

< Sì, desideravo fissare un appuntamento per una visita completa anche di analisi del sangue. > rispose Tomlinson, per poi aggiungere: < Una visita privata. >

I'll Save You - Larry Stylinson || SOSPESAWhere stories live. Discover now