Capitolo VI (2 • e 1 °)

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Harry tremò e scosse velocemente la testa. Portò le mani al grembo e le strinse con forza mentre le sue guance iniziarono a tingersi di rosso. Girò la testa verso il finestrino e chiuse gli occhi evitando di pensare a quello che l'avrebbe aspettato.

< Mi hai sentito? > chiese Mr Tomlinson, con voce roca. < Il mio è un ordine: togli pantaloni e boxer e vieni qui. >

Harry abbassò subito lo sguardo e scosse la testa, arrossendo ancor di più. Con la coda dell'occhio vide il guidatore e il segretario di Tomlinson e al solo pensare che potessero sentire la loro conversazione si sentì svenire. Se fosse successo, il piccolo Harry sarebbe sicuramente morto di vergogna.

Quel coglione di Samuel aveva ragione: è un piccolo stronzo testardo. Tomlinson ringhiò e lo afferrò per il braccio, strattonandolo verso di sé. Harry era molto, molto, molto, molto più debole di Tomlinson e gli cadde come un sacco di patate sulle gambe. Tomlinson lo bloccò subito, tenendolo fermo con forza.

< Il mio è un ordine! > ringhiò il liscio, furioso del comportamento del piccolo sottomesso. < Tu sei il mio sottomesso e il tuo scopo sarà sempre quello di soddisfare i miei bisogni e i miei ordini! Capito, piccolo? > con la mano libera afferrò i pantaloni mal ridotti di Harry e li tirò giù, facendolo rimanere in boxer. < Io sono il capo, tu lo schiavo; io il dominatore, tu il sottomesso! La prossima volta che ti ordino qualcosa, tu dovrai farla! > abbassò anche i boxer, scoprendo il culo sodo e diafano di Harry. Era leggermente rosso, soprattutto alla base, ma Tomlinson non ci fece più di tanto caso.

Il liscio rimase a fissarlo attentamente: non aveva mai visto un culo così bello e delicato. Lo toccò con delicatezza, come se avesse paura di romperlo, ma ci prese subito la mano.

Harry voleva parlare; voleva dire che era seriamente imbarazzato e vergognato all'idea che qualcuno potesse sentirlo. Ma non disse niente e strinse con forza i pugnetti, aspettando tremante la sua punizione.

< Dato che non hai obbedito ai miei ordini, la punizione sarà più dura. > dichiarò Tomlinson e stava per aggiungere altro quando vide il piccolo sottomesso tremare.

Per quanto Harry pensasse che meritava quella punizione, non poteva non temerla. Aveva paura di quel che Tomlinson portasse fargli e le stesse domande gli frullavano nella testa ripetutamente come "Sarà più cattivo di Sam?"; "Mi marchierà?"; "Userà qualcosa per farmi male?"

Tomlinson sospirò, alzando gli occhi al cielo, e continuò ad accarezzargli il culo. < Ma.. Sei nuovo, ti senti ancora sconosciuto, e devi ancora abituarti ai miei ordini. > disse il liscio, stranamente comprensivo. Poche volte aveva cambiato idea per un suo sottomesso. < Non voglio che tu ti faccia un'idea sbagliata su di me o che tu non riesca a creare un legame con me, ma voglio che tu capisca. > Detto questo, Tomlinson frugò nelle tasche dalla giacca e tirò fuori due sfere d'argento, tenute insieme da un filo di plastica. Le lubrificò con la lingua, rendendole scivolose e calde. < Da bravo, baby.. Apri le gambe > ordinò Tomlinson, infilando una mano tra le cosce di Harry.

Quest'ultimo negò con la testa e mugolò, come infastidito dai movimenti del dominatore. Aveva fatto una promessa a Sam e non l'avrebbe mai infranta.

< È un ordine, Harry! Apri le gambe. > disse Tomlinson, con voce ferma e dura ma il riccio scosse debolmente la testa. Tomlinson sentì le mani prudergli più del solito: non gli piacevano le negazioni. < Le metterò con forza se non le aprirai. > insistette il liscio e anche questa volta Harry scosse la testa. < Bene. > Con un gesto duro e veloce, Mr Tomlinson aprì le gambe del sottomesso e inserì nel suo buchino le due sfere.

Il riccio sussultò ma non aprì bocca. L'ho promesso! Continuava a ripetere, come per darsi forza e non mollare. Non sapeva a cosa servissero quelle due sfere ma appena l'auto frenò di colpo e il ragazzino scivolò a destra, le sfere si mossero dentro di lui procurandogli un piacere immediato e un piccolo gemito.

Mr Tomlinson ascoltò il gemito e leccò le labbra, cercando di frenare i pensieri. Il gemito del ragazzino fu roco e basso e per Tomlinson fu veramente difficile evitare di immaginarselo piegato sulla sua scrivania mentre lo pregava di essere scopato con quella voce. Era sicuro che non si sarebbe mai stancato di ascoltarlo; e in quel momento ne aveva tanto bisogno.
Tomlinson prese a accarezzargli il culo, stringendo la presa sulle natiche morbide e allo stesso tempo permise alle sfere di muoversi dentro il ragazzino.

Harry ansimò contro la sua volontà, con gli occhi lucidi. Cercò di coprire la bocca con una mano ma il risultato fu completamente inutile. Si ritrovò a pensare a Sam: Gli aveva disobbedito di nuovo e stavolta non l'avrebbe perdonato! Gli aveva fatto una promessa, che non aveva potuto mantenere e ora ne avrebbe pagato le conseguenze: Doveva essere punito.

< L-la prego.. > ansimò Harry, tenendo lo sguardo basso. Si vergognava molto di sé stesso: era eccitato e era sicuro che anche il suo padrone nuovo potesse sentire la presenza eretta del ragazzo. Si odiava dannatamente per come stava reagendo agli approcci del suo nuovo padrone. < M-mi punisca..! >

< Perché? > chiese duro Tomlinson, leccandosi le labbra. La voce di Harry lo faceva rabbrividire dal piacere.

< M-me lo merito! > Ansimò Harry mentre le sfere si muovevano dentro di lui. < L-la... prego! Ne h-ho bisogno. >

Tomlinson ghignò: era proprio quello che voleva sentire. < Ti darò quindici scuolacciate, piccolo. > Harry tremò ma non ribattè. < E dovrai contare, oppure ripartirò continuamente da zero. >

Harry annuì, senza guardarlo, e Tomlinson alzò la mano per poi farla schiantare contro la natica destra del ragazzino. Harry tremò, un po' per il dolore e un po' per la paura, e dalle sue labbra uscì un gemito: le sfere si erano mosse dentro di lui, procurandogli un piacere misto al dolore per lo schiaffo. Spalancò gli occhi e tappò la bocca, confuso: non era quello che aveva in mente! Lui voleva essere punito ma quelle sculacciate erano tutt'altro che punitive.

< Piccolo? >

Al suono della voce del suo padrone lo fece risvegliare, ricordandosi che doveva contare. < U-uno.. > 

Le sculacciate che vennero dopo furono forti e cariche di piacere. Harry non riuscì a trattenersi e iniziò a gemere ad alta voce. Verso la decima sculacciata, il ragazzino avvertì la familiare sensazione che avvertiva sempre prima dell'orgasmo.

Tutto questo è sbagliato! Pensò Harry, con le lacrime agli occhi. Che cosa mi sta facendo?!

I'll Save You - Larry Stylinson || SOSPESAWhere stories live. Discover now