Capitolo IX: Prima Parte

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Tomlinson era rinchiuso nel suo ufficio, intento a bersi un thè caldo mentre cercava di organizzare un incontro con un gruppo di fannulloni-dall'agenda-fin-troppo-piena che volevano a tutti costi diventare collaboratori ufficiali della sua azienda, cosa praticamente impossibile, quando il suo cellulare prese a squillare. Lo tirò fuori dalle tasche con fare disinvolto e sospirò da sopra la tazza di thè quando vide il nome dell'utente che lo stava chiamando.

"Stronza Approfittatrice" per noi lettori non ha molto significato, se non quello offensivo, ma per Louis significava molto quel soprannome che trovava adatto per quella persona che, ogni mese, gli succhiava soldi e tempo come se fosse una sanguisuga. < Spero che tu non mi abbia chiamato per una delle tue stronzate da quattro soldi, Briana. > tagliò corto il liscio allontanando la tazza di thè dalle labbra per poi posarla sulla scrivania di ebano. < Perché non ho molto tempo e non ho intenzione di dedicarlo a te. >

Dall'altro capo, la donna sbuffò e alzò gli occhi al cielo. < Sono sul set, Louis, e tu sei in vivavoce. > lo avvertì mentre l'assistente della truccatrice le spalmava il fondotinta per coprire le macchie di pigmento del volto. Fece un sorrisetto quando sentì l'ex marito sbuffare dall'altro capo del telefono. < Comunque... ti ho chiamato per ricordarti che oggi, a qualunque ora tu voglia venire, devi portarti via il marmocchietto dai capelli biondi. >

< Non chiamarlo in quel modo, Briana. È pur sempre "nostro" figlio. > Tomlinson strinse i denti, cercando di trattenere la rabbia, e si alzò, andando verso l'enorme libreria che conteneva di tutto e di più. Osservò attentamente alcuni portadocumenti prima di prenderne uno e aprirlo. < E come è domani il giorno in cui devo venire a prendere Freddie. >

< Ma la piccola peste vuole che tu venga a prenderlo adesso e non vorrai mica far piangere il "tuo" bel bimbo, vero Louis? > la donna rifilò un'occhiataccia alla truccatrice che la guardava con disappunto. < Perché non fai un salto e me lo levi dalle palle per due settimane? >

< Dannazione, non chiamare così nostro figlio! > ringhiò Tomlinson, lanciando i documenti sulla scrivania imbandita di altri documenti. < Mi sbaglio o sei stata tu a pagare i giudici per farti avere la custodia di Freddie per venuto giorni al mesi mentre a me sono toccati solo dodici fottuti giorni?! Adesso fai il tuo dovere, Briana, e tieni quel bambino fino a domani. > tornò a sedersi sulla poltrona nera e passò una mano tra i capelli lisci. Non era la prima volta, e sicuramente non sarebbe stata l'ultima, che la sua ex moglie si comportava in quel modo e Louis era stufo di quella situazione.

< Dimmi perché non puoi venire a prenderlo. Dimmelo, William. > lo attaccò la donna. < È forse per quella cena tra teste di cazzo che giocano a comprare e a scoparsi ragazzini e ragazzine analfabeti? >

< Adesso stai esagerando, Briana. > disse il liscio, stringendo le mani a pugno. < Devo ricordarti che ti ho conosciuta proprio ad una di quelle cene? >

Briana si morse la lingua, sapendo che non poteva ribattere a quelle parole, e sbuffò con fare esasperato. < Allora vediamo se tuo figlio riuscirà a farti cambiare idea. > ci furono tre secondi di silenzio, poi la donna urlò il nome del loro bambino dai capelli biondi e dagli occhi azzurri.

< Freddie è lì con te?! > esclamò Tomlinson spalancando gli occhi. < È con te sul set, Briana? L'hai portato con te?! >

Tomlinson non ricevette risposta e stava quasi per richiamare la donna, cercando di trattenere la rabbia che gli bruciava la gola, quando una vocina dolce e allegra rispose al telefono. < Babbo! Babbo, sei qui? >

Il cuore di Louis si scaldò quando sentì la voce del suo ometto e la rabbia sembrò sparire dal suo corpo. Non sarebbe mai riuscito ad essere arrabbiato con Freddie o a rispondergli male, voleva troppo bene a quel bambino.. anche se non era suo. Freddie, infatti, non era figlio di Tomlinson ma figlio di uno dei tanti uomini con cui Briana aveva passato le notti quando si trovava all'estero. Tomlinson era riuscito a digerire male quella notizia ma aveva deciso sin dall'inizio che avrebbe amato quel bambino come se fosse suo. < Hey, piccolo. Mi senti? >

Freddie sussultò quando la voce del padre gli arrivò e spostò il cellulare all'orecchio, guardandolo impaurito. La madre non gli aveva tolto il vivavoce e il piccolo si era spaventato per il volume troppo alto del cellulare. < S-sì. >

< Tutto bene, Freddie? È vero quel che mi ha detto la mamma? È vero che vuoi stare con papà? > e Louis sperò con tutto sè che fosse solo una bugia.

Freddie annuì più volte, non pensando al fatto che il padre non potesse vederlo: in fondo aveva solo quattro anni. < Mamma è cattiva, non mi lascia fare la pappa e mi fa "boom boom". >

< Ti fa "boom boom"? > chiede Tomlinson, andando un sopracciglio. "Boom boom", nella lingua segreta che Louis aveva insegnato al piccoletto, significava "botte/sculaccioni". Come osa quella vipera toccare quel piccolo angioletto?

< Mamma è cattiva. > fu l'unica cosa che riuscì a dire Freddie prima che la donna gli urlasse di finirla e di andare al punto. < M-mi manchi.. > mormorò allora il piccoletto, spaventato dalle urla della madre. < i-io voglio p-papà. > poi il bimbo prese a piangere, singhiozzando forte.

Il cuore di Tomlinson si strinse in una morsa di dolore nel sentire il bimbo piangere ma non poteva impedirlo: sapeva quando poteva essere cattiva quella donna. < Hey, baby, non piangere... > il tono di Louis era calmo, dolce e rassicurante. Avrebbe tanto voluto essergli accanto, coccolarlo ma, grazie alla sua ex moglie, 448 km lo separavano da suo figlio. < Papà viene a prenderti domani mattina e ti prometto che passeremo tutto il giorno insieme. Non piangere, piccolo. Non voglio che tu pianga. > Tomlinson si alzò dalla scrivania e andò verso la finestra che dava al giardino finemente curato della villa. Non poteva pensare a suo figlio e, allo stesso tempo, lavorare al computer.

< M-ma ma... io voglio s-stare con te! Oggi! T-ti prego.. Papà! > pianse Freddie, la voce rotta dai singhiozzi.

< Oggi papà non può, è impegnato molto. > spiegò Louis con calma. < Verrà a prenderti domani e se smetterai di piangere ti porterà al luna park, va bene? Ci vuoi andare? >

Gli occhi di Freddie si asciugarlo improvvisamente e il bimbo tirò su col naso. < S-sì. >

< Allora smettila di piangere e sorridi, che sei bellissimo quando lo fai. > disse Louis, pensando che quel bimbo era davvero bellissimo quando sorrideva.

Freddie rise, facendo sparire ogni traccia di pianto e tristezza, e stava per aggiungere altro ma Briana gli strappò il cellulare dalle manine. < Gesù Santo, Freddie! Hai bagnato tutto il telefono! > lo sgridò, pulendo lo schermo con un fazzoletto di stoffa. < Va a pulirti il viso, veloce! No, non ti passo Louis! Forza, muoviti o ti lascio senza pranzo! > sbraitò Briana mentre Freddie corse verso il bagno. Poi si rivolse a Louis. < Visto, William? L'hai fatto piangere! Che padre sei, eh? >

Tomlison decise di non ribattere alle parole della donna. < Non devi più azzardarti a parlare delle nostre faccende private davanti a Freddie e non devi più azzardarti a fargli saltare un pasto o a picchiarlo. >

< Per quello ci penserai tu quando verrai a prenderlo ma spero che prima o poi capirai che lo faccio per il suo bene perché sta diventando sempre più grasso. >

< Non è grasso. > ribattè Tomlinson. < È morbido, come dovrebbe essere un bambino della sua età. >

Il fotografo interruppe la donna, appoggiandole una mano sulla spalla, e le fece capire che il set era pronto. < Ora devo lasciarti ma sappi che tuo figlio a bisogno di te adesso, e tu non ti stai comportando da padre modello. > e riattaccò.

Louis strinse i denti dalla rabbia e si trattenne da lanciare il cellulare contro il muro. Padre modello?! si ritrovò a pensare, ricordando le parole della ex moglie. come osa dire quelle cose?!
Per Louis non era mai stato semplice vivere separati ma la situazione era peggiorata da quando Freddie aveva imparato a esprimere vocalmente il disagio psicologico e fisico che provava stando con la madre eppure Tomlinson non poteva fare niente per alleviare il disagio, se non aspettare pazientemente la sua settimana e mezzo.

I'll Save You - Larry Stylinson || SOSPESAWo Geschichten leben. Entdecke jetzt