Capitolo 42

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Nel giro di ventiquattr'ore Hallam si trovava nuovamente al pronto soccorso. Dopo quello che aveva scoperto la sera prima da Thibault aveva deciso che doveva, nuovamente, le sue scuse al moro. Lo aveva trascinato in un ristorante italiano che molto probabilmente non era tanto italiano come credeva.

Quella volta però il biondo aveva deciso che avrebbe aspettato il moro fuori e non sarebbe entrato. La cosa risultò più complicata visto che sapeva che doveva fare la mattina ma non quante ore e quindi si ritrovò ad aspettare fino alle tre di pomeriggio prima di vederlo uscire dall'edificio.

Appena individuò il moro si avvicinò con la macchina affiancandolo sul marciapiede. Il moro sembrava non averlo minimamente notato e allora Hallam abbassò il finestrino.

-Miky- a sentirsi chiamare il moro si girò e incrociano i suoi occhi lo guardò confuso. -Sali- gli disse soltanto e il moro si guardò intorno curioso prima di salire in macchina del ragazzo.

-che ci fai qui?- chiese una volta entrato mentre Hallam rimetteva in moto e usciva dalla struttura.

-mi devo nuovamente scusare-

-no hai fatto niente di male- gli fece notare il moro ancora più confuso.

-ti ho trascinato in un ristorante italiano. A mia discolpa posso dire che non sapevo fossi italiano- Michele sgranò gli occhi a quelle parole.

-io non te l'ho detto-

-già, avrei gradito saperlo- Hallam sospirò -me lo ha detto mio cognato. Ieri è venuto in pronto soccorso perché il suo collega si è ferito e lo ha scoperto e ieri sera scherzando mi ha detto che ho fatto bene a darti buca la prima volta visto che eri italiano e non avresti gradito il cibo di Luigi's e non mentire perché lo so che non ti è piaciuto- disse a file dritto il biondo mentre Michele sospirava.

-il castano? Quello che era entrato insieme al rosso la prima volta?- chiese poi facendo mente locale di chi potesse essere il cognato del biondo che aveva affianco e che lo stava portando chissà dove.

-si, è il marito del rosso che sarebbe mio fratello- spiegò Hallam.

-comunque non era male, solo che non era proprio cibo italiano ecco. Per esempio la pasta che hai preso tu non esiste in Italia e quella che ho preso io non si fa con l'uovo e la pancetta. E sulla pizza non si mette il cheddar- spiegò Michele mentre Hallam annuiva.

-Miky non è il tuo nome vero?-

-Michele, è quello intero. Gli amici mi chiamano Miky-disse Michele con un leggero sorriso che si allargò ancora di più quando sentì la pancia del ragazzo al suo fianco brontolare -da quanto mi aspettavi?-

-quattro ore credo- rispose sinceramente il biondo.

-e solo per chiedermi scusa? Anche se il cibo non era un gran che mi sono divertito ieri, lasciando stare la parte del rifiuto ma dovevo aspettarmelo visto che me lo avevi già detto. Che ne dici di mangiare vero cibo italiano?- propose poi il moro.

-e dove? Luigi's è il migliore a Los Angeles- chiese Hallam confuso. Michele gli sorrise e gli fece vedere un indirizzo. Hallam all'inizio non era tanto convinto della cosa ma decise di fidarsi di Michele e guidò fino a una serie di palazzine oltre alle quali non c'era l'altro.

-non c'è niente qui- disse Hallam confuso.

-parcheggia qui- gli disse invece Michele e il biondo lo fece per poi guardare confuso il moro che prendeva le chiavi dalla sua tracolla.

-mi hai portato a casa tua? Guarda che io...-

-ehi! Il vero cibo italiano lo mangi solo in Italia o se te lo cucina un italiano quindi non fare storie e sali. Non voglio farti niente, non sono un prepotente che si prende le cose con forza. Il tuo è stato un no chiaro e di certo non ti faccio qualcosa contro la tua volontà- gli disse il moro e Hallam sospirando lo seguì.

E Hallam sgranò gli occhi quando mise piede nella casa di Michele che si poteva definire in un solo modo: buco. Era un monolocale dove appena entravi ti trovavi un letto bassissimo matrimoniale perfettamente difronte a un cucinino con un frigorifero. Difronte alla porta principale c'erano una finestra e l'armadio mentre a destra si apriva un'altra porta che portava presumibilmente a un bagno.

-abiti qui?- chiese quasi in un sussurro.

-si, te l'ho detto dovevo andare a New York quindi avevo preparato tutto li. Il giorno che sono atterrato mi hanno detto che mi avrebbero mandato qui quindi questa è l'unica casa che ho trovato. E sono fortunato! Ho una finestra!- disse con un sorriso il moro buttando la sua tracolla sul letto per poi prendere roba dalla credenza e iniziare a cucinare. Solo allora Hallam si accorse che difronte alla finestra come prolungamento della cucina c'era una penisola dove due persone potevano mangiare tranquillamente.

-posso aiutarti?- chiese allora Hallam tranquillizzandosi del tutto al fatto che Michele non avesse cattive intenzioni. Voleva solo fargli mangiare qualcosa di buono.

-oh no tu non ci mette mano qui dentro- disse serio il ragazzo puntandogli il mestolo con il quale si era messo a girare qualcosa contro. -siediti e guarda-

Hallam si arrese a fare come gli era stato detto e osservò il moro mentre cucinava. Si vedeva che lo faceva da tantissimo tempo visto che i suoi movimenti sembravano tanto naturali e armonici. Non ci volle molto perché un buon profumo si espandesse per tutto l'ambiente facendo venire acquolina in bocca al biondo e soprattutto facendogli aumentare ancora di più la fame. Non vedeva davvero l'ora di poter mangiare quello che il moro gli stava preparando.

Dopo bene venti minuti Hallam si ritrovò davanti un piatto fumante di riso e lo guardò con gli occhi sgranati.

-cos'è?- chiese allora al ragazzo che aveva affianco anche lui con la sua porzione di riso.

-risotto alla milanese- gli rispose con un sorriso il moro iniziando a mangiare e anche Hallam decise di non aspettare oltre prendendo un boccone. Bastò uno sguardo verso il moro al suo fianco per fargli capire che si era innamorato di quello che stava mangiando.

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