un ricordo vivido di un campo di grano

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la sua sagoma si muoveva lenta, in controluce.
la sua mano, che con un mignolino alzato all'insù in un gesto elegante muoveva con maestria un legnoso pennello pregiato - rigorosamente di setole di maiale - sembrava svolgere una danza leggiadra.
il suo viso era assorto, aveva un'espressione serena, e la sua mente era completamente impegnata e immersa in un ricordo vivido impresso nella sua memoria, che cercava in tutti i modi di non far svanire, pian piano che il tempo passava.
nell'aria c'era un'atmosfera tranquilla, la luce flebile dell'alba entrava, filtrata dal panneggio che copriva le finestre. la luce giallastra e intensa faceva brillare i contorni del suo viso. delineando la sua fronte,
il mento,
la mandibola acuminata,
le labbra tonde,
i cigli,
il naso dal profilo morbido.

e così mattiniero, così tranquillo, il nobile si alza ogni mattina presto, per continuare il suo dipinto, ed esige che nessuno lo disturbi.

più o meno alle dieci di ogni mattina, finisce il suo lavoro, e ricopre il cavalletto come se fosse un segreto, qualcosa che nessuno doveva sapere.
difficile provare a indovinarne il motivo, se forse si vergognava del suo lavoro in corso o forse voleva riservare la sorpresa di un'opera conclusa.
nessuno aveva ancora capito il suo atteggiamento strano.
e nessuno ancora aveva visto cosa effettivamente stesse dipingendo lì sotto, sotto quel pesante panneggio con il quale copriva la sua tela, che trattava come l'opera d'arte più preziosa al mondo, persino più delle rappresentazioni paesaggistiche di Kumgangsan.

- signorino Hwang!
la voce di un uomo riecheggiò nella scalinata, rimbalzando fino alla stanza nella quale il nobile si trovava, impegnato con il suo hobby.
quando riconobbe la voce spezzata e disordinata che chiamò il suo nome, le sue labbra si incurvarono istintivamente in un sorrisino soddisfatto.

si girò, spostandosi le ciocche ribelli dal volto e portandosele dietro all'orecchio, con un gesto vezzoso della mano.
si affrettò, come di routine, a coprire la sua opera in corso con il telo, e passando davanti al suo specchio, si aggiustò le maniche del suo abito e i suoi lunghi e setosi capelli, che si limitò a scostare dietro le spalle.
nei suoi occhi brillava una leggera luce di speranza.

aprì la porta, sorridendo con sufficienza ed educazione all'uomo che si trovava ora sulla soglia.
<<signorino, mi scusi per il ritardo, ecco vede, ho->>
<<non ho tempo da perdere con le tue chiacchiere.>>
il suo sorriso educato scomparve dopo poco.
Hyunjin alzò il suo sguardo tagliente negli occhi tondi dell'uomo.
<<si ha ragione mi scusi, non voglio farle perdere tempo. ho lasciato giù nell'atrio l'ordine che mi ha richiesto. Purtroppo erano rimasti soltanto dieci chili di quel pesce.>>

Hyunjin incurvò le labbra in un sorriso impercettibile.
<<perfetto. L'importante è che tu l'abbia pagato per bene.>>
si compiacque, del gesto che aveva pensato di fare così tante volte e che ora finalmente era stato portato a compimento: aiutare Seungmin.
Economicamente, sapeva che il padre non poteva più aiutarlo a spaccarsi la schiena pescando tanto quanto faceva Seungmin, e inoltre le loro condizioni di vita erano così semplici ma così scomode che potevano aggravare la salute di entrambi.
Per questo il nobile decise di essere particolarmente generoso con loro, ovviamente non vi era altro motivo per farlo.

Hyunjin si spostò dalla soglia della porta, invitando l'uomo a entrare con un cenno del capo.
intimidito, egli fece come il ragazzo aveva detto, troppo spaventato dal suo modo autoritario e sicuro di fare e dalla sua posizione sociale.
l'uomo davanti a sè si ritrovò una stanza bianca, ariosa, spaziosa, piena di luce, filtrata da leggeri panneggi che serravano le finestre, e che investì il suo volto nonappena gli fu aperta la porta.
era presente un divanetto in tessuto bianco, un raffinato tappeto blu concentrico regnava al centro della stanza, come a marchiare quel territorio intonso con la firma imponente ed elegante di Hwang Hyunjin.
tutto di quella stanza sussurrava il suo nome, dalle ordinatissime mensole ricolme di libri posizionati per cromia delle copertine, al basso tavolino in legno beige chiaro a destra del divano, con alcune bottiglie di soju vuote poggiate sulla sua superficie in maniera caotica.
quando beveva in solitaria o in compagnia, il ragazzo si scordava ogni volta di buttare le bottiglie vuote, come se fossero diventate parte dell'arredamento, e non si accorgeva nemmeno più della loro presenza fuori posto.
Hwang Hyunjin: il paradosso vivente.

The fisher ~Hyunmin~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora