Buio

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Seungmin dopo aver finito di suonare l'ultima canzone, fissò la sua mano farsi molle, accarezzando piano le corde dello strumento e rilassando tutti i muscoli che nelle ultime ore erano rimasti tesi a suonare. Fissò poi il vuoto per un tempo indeterminato, secondi o minuti si attorcigliavano davanti ai suoi occhi, non riuscendo a trovare un ordine nella sua testa. Il vociare delle mille persone presenti, che non si era mai fermato durante tutta la sua esibizione, ora sembrava amplificato nelle sue orecchie. Ora che il suono del suo strumento non poteva coprirle, le tante voci tutte diverse l'una dall'altra gli arrivavano addosso come un boato fortissimo.
Stordito scese dallo sgabello, si sistemò con movimenti lenti e pacati le pieghe sul vestito e con la chitarra in mano uscì dalla sala, quasi fuggendo da quella situazione opprimente.
Hyunjin era riuscito a fargli odiare anche la musica.

Aveva finito la sua esibizione, aveva lasciato il suo messaggio a Hyunjin saltando la sua amata canzone: nonostante fosse lì in veste di suo servo, non si sarebbe mai piegato ad ogni suo capriccio. Non ne aveva intenzione, da quando Hyunjin era tornato pretendeva da lui qualcosa che non era ancora riuscito a decifrare, non aveva ancora capito cosa veramente il nobile volesse da lui, oltre a tutte quelle richieste assurde che gli faceva.

La mancanza di quella canzone d'altra parte provocò a Hyunjin un buco all'interno dell'anima. Per tutta la sera aveva aspettato solo quel momento, durante i giorni precedenti non faceva altro che pensare morbosamente a Seungmin e alla sua maledetta voce da angelo.
Altro che angelo, quel ragazzo lo aveva fatto impazzire.

Vedendolo fuggire Hyunjin si alzò maldestramente, picchiando un piede sulla gamba del tavolo, e lasciando lì la dama, senza fornirle spiegazioni, senza ascoltarla finire il suo discorso.
Si mise a correre per la sala, raggiungendo la porta dalla quale Seungmin era uscito. Si affacciò, vedendolo camminare di spalle, tra le strette pareti verde smeraldo del corridoio. Aveva ancora il collo della chitarra saldo in una mano, mentre nell'altra stringeva gli spartiti, stropicciandoli. Sembrava agitato. Vedeva le dita che gli tremavano, e il suo passo era incerto.
Gli prese un polso, fermandolo.

Seungmin girò il capo per guardare la sua mano, e poi alzò impacciato lo sguardo sul suo volto.
Rimasero così per qualche secondo, quella posa in cui si erano fermati rappresentava il ritratto perfetto di come era diventata la loro relazione: Seungmin davanti al nobile, intento a fuggire da lui, e Hyunjin lo inseguiva disperato, cercando di fermarlo, perennemente un passo indietro a lui.
Le loro due figure erano per metà inghiottite dal buio del corridoio.

Il nobile guardò la mano di Seungmin che teneva per il polso. Essa tremava leggermente, non era qualcosa di facilmente percettibile.
Hyunjin si rese conto in quel frangente quanto quel contatto con Seungmin non gli piacesse, tenerlo così rozzamente per il polso lo faceva sentire insoddisfatto.
Allentò le dita attorno al polso del ragazzo di poco, facendo scivolare la presa sul dorso della sua mano. Ancora una volta, gli passò per la mente il desiderio di intrecciare le sue dita con quelle del ragazzo.
Seungmin ritrasse la mano interrompendo il contatto tra di loro, dando la sensazione a Hyunjin che avesse sentito il suo pensiero.
Il nobile lo guardò in volto. Era per metà illuminato dalla fievole luce del candelabro attaccato al muro, l'altra metà restava un mistero per lui.

<<perché non hai eseguito l'ordine?>>

Seungmin guardò in basso. Sembrava provato, non sembrava stare bene. Tuttavia Hyunjin non poteva accorgersene, era troppo impegnato a raccogliere i pezzettini del suo ego smisurato che era stato scalfito dall'azione del pescatore.
<<rispondi, diamine! Che cosa ti prende?>> chiese impaziente, avvicinandosi a Seungmin di poco, forzando una risposta che non voleva arrivare.

<<è stato davvero imbarazzante per me già così, se avessi cantato sarebbe stato peggio.>>
<<non dire assurdità.>>
Per Hyunjin il suo comportamento non aveva senso. Lo aveva sentito cantare, era capace, di cosa aveva paura?
<<è la verità, e poi comunque non capisco perché vuoi obbligarmi a farlo.>>
<<perché per le mie feste voglio solo il meglio, musica di qualità.>>
<<non mi sembra che la musica fosse così importante. Non interessava a nessuno se io stessi cantando o meno. Erano tutti troppo occupati a mangiare e parlare tra di loro.>>

Per Hyunjin non era affatto così. La festa era diventata un pretesto per poter sentire Seungmin suonare. Quella sera non aveva parlato con nessuno, e non mangiò quasi niente. Tutto quello che aspettava era soltanto sentire la sua voce, quella l'avrebbe completamente saziato.

<<che cazzo, a me interessa.>>
sbottò Hyunjin.

Seungmin lo guardò stupito, facendo vergognare il nobile delle sue parole sincere e poco ragionate.
<<a te interessa solo di te stesso però, è questo il punto.>>

Hyunjin sentì quella frase milioni di volte, dopo che le donne che aveva mangiato uscivano dal suo letto dopo una scopata veloce e insapore, senza nemmeno riuscire a provare piacere. Hyunjin solitamente le cacciava via con un "vattene" diretto, oppure con un più sobrio "ho sonno adesso, voglio dormire".
Tutte si sentivano esattamente allo stesso modo: umiliate, si sentivano solo corpi dotati di una vagina, che a Hyunjin serviva per arrivare all'orgasmo in una maniera più divertente rispetto alla monotona masturbazione.

Ma Seungmin non era una dama da portarsi a letto, era solo un ragazzo che non capiva i sentimenti di Hyunjin nei suoi confronti.
<<sei sempre pronto a darmi contro, eh?>>
Seungmin lo guardò confuso.
<<tu hai deciso che volevi che cantassi a questa disgustosa festa, e allora io devo farlo, giusto? Per te ora funziona così tra noi due? Oppure ha sempre funzionato così e io non me ne sono mai accorto: decidi di punto in bianco di tornare a casa mia dopo un anno, e pretendi da me che io accetti qualsiasi cosa tu mi offri, come uno stupido. Lo capisci che io non sono fatto così?>>
No, Hyunjin non lo capiva.

<<sai cosa c'è di sbagliato nel nostro rapporto? È che tu non capisci che quello che faccio non è sempre e solo per darti fastidio. Ti sei convinto che io sia una cattiva persona e quindi ti mantieni a debita distanza da me. O forse mi sbaglio, tu ti metti a debita distanza da tutti, non ne capisco il bisogno.>>

Non lo capiva, perché di lui sapeva poco e niente. Sapeva che era un pescatore, sapeva che aveva un padre buono, conosceva il suo canto angelico. Ma che cosa lo aveva portato a diventare così, cosa c'era nella sua vita oltre alla pesca?
Seungmin lo guardava negli occhi con uno sguardo profondo. I suoi occhi erano due pozzi neri come la pece, Hyunjin non riusciva a vederci niente se non il buio più totale. Avrebbe voluto avvicinarcisi e scrutarne le sfumature più svariate, ma da quella distanza poteva vedere soltanto il nero più scuro che avesse mai visto.

<<io non capisco le tue azioni nei miei confronti perché tu non sei chiaro.>>
Ed era la verità. La verità era che Hyunjin se prima compieva una buona azione per Seungmin, il momento dopo era lì pronto a prenderlo in giro.
Ma d'altronde, come si può essere sinceri con gli altri se non si è innanzitutto sinceri con sé stessi?

Hyunjin abbassò lo sguardo confuso. Quelle parole lo colpirono amaramente.
<<questa volta non c'era malizia nel mio comportamento, volevo soltanto sentire quella maledetta canzone. Tu... non hai mai intenzione di mostrarmi niente di... di te, ecco! Continui a vergognarti di fronte a me, mentre invece io sto solo cercando di vedere in cosa sei bravo e cosa ti piace fare.>>
Seungmin distolse lo sguardo. Ricevere quel tipo di sentimento da parte di Hyunjin gli fece tremare il cuore.
Non aveva capito quanto alla fine l'obbligo avanzato da Hyunjin fosse una richiesta di attenzioni, una sorta di volontà di avvicinamento a lui.
Avrebbe potuto chiederglielo più sinceramente, avrebbe potuto essere gentile. Ma forse Hyunjin non conosceva altro modo per comunicare, forse quello era l'unico modo per lui di esprimere ciò che pensava.

Il nobile per quanto guardasse Seungmin non riusciva a decifrare la sua espressione. Quegli occhi erano sempre più scuri, più tempo li guardava e più perdeva la pazienza.

<<senti lascia perdere, come se non avessi detto niente.>> disse riempito di vergogna.
Quello che disse era sincero, sperava che quel discorso che aveva cacciato fuori a fatica sarebbe riuscito a far capire un po' di più a Seungmin quello che sentiva dentro di sé, dato che lo aveva accusato di non essere sincero e cristallino.
Tuttavia lì sul momento non aveva il coraggio di affrontare le conseguenze delle sue parole, non aveva voglia di sentire cosa Seungmin avrebbe risposto.
Sul momento aveva solo le forze per sbuffare e andarsene, lasciando lì Seungmin.
Era bellissimo, vestito di bianco, l'abito era attraversato da profonde ombre che si insinuavano nelle pieghe del suo vestito, e che disegnavano i tratti delicati del suo viso, mentre i suoi occhi scurissimi guardavano la figura imbarazzata di Hyunjin che veniva inghiottita dal buio dell'infinito corridoio.

The fisher ~Hyunmin~Where stories live. Discover now