Lettera da casa

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Seungmin non aveva mai imparato a scrivere bene, nonostante suo padre avesse insistito tanto per convincerlo a prendere qualche lezione con Changbin.
L'unica volta in cui aveva provato a scrivere su carta un suo pensiero, Changbin lo aveva deriso fino a quando la pancia non gli faceva male.
<<che cos'è, questo simbolo?>>
Aveva riso, guardando il coreano sghembo e deforme di Seungmin impresso con prepotenza sulla fragile carta giallastra.
<<non lo so fare, mi arrendo.>> si era giustificato. Ma alla fine l'amico per quanto lo prendesse in giro aveva continuato a insegnargli sempre più cose.
Finché non fu in grado di leggere pressappoco tutto ciò che gli serviva, come suo padre: ordini di pesce, fatture, tasse da pagare, lettere dal comune. Non sarebbe stato in grado di leggere un trattato filosofico, ma se ne era fatto una ragione.

Tuttavia di imparare a scrivere in maniera appropriata non se ne era mai parlato, e la sua grafia era rimasta storpia e deforme con enormi lacune, malgrado suo padre avesse insistito a lungo per farlo esercitare.
Quando Seungmin iniziò a scrivere a Hyunjin, ringraziò silenziosamente Changbin per avergli permesso di essere in grado di leggere e capire ciò che il nobile volesse dirgli. Sperava che il ragazzo sarebbe riuscito a decifrare quella specie di geroglifici che gli scriveva nei suoi biglietti, e che non si sarebbe preso gioco della sua ignoranza.
Un po' aveva invidiato la calligrafia perfetta e senza tremolìi di Hyunjin, lui si poteva permettere di avere insegnanti privati, poteva studiare, e la sua dimora era colma di intellettuali come filosofi e artisti.
Dopotutto ripensandoci, si era accorto solo di recente che quella lì che tanto bramava era la calligrafia che solo un artista di quel talento avrebbe potuto avere.

Un giorno gli arrivò una lettera, che Hyunjin recapitò nelle mani di Seungmin.
La aprì confuso, ma contento e curioso di sapere cosa ci fosse scritto, e soprattutto chi avesse deciso di scrivergli.

Caro figliolo, che cosa fai? Come stai?

Iniziava così, e già a Seungmin si formò un groppo in gola, capendo subito chi gli avesse scritto.

Sono grato tu stia lavorando un po' fuori da Pohang, ti farà bene vedere il mondo. Spero che tu non ti stia affaticando troppo, e spero che ti sia fatto qualche amico.

Gli venne voglia di abbracciarlo forte, di stringerlo a sé come mai aveva fatto. Avrebbe voluto raccontargli tutto, di cosa faceva durante il giorno, del fatto che avesse suonato davanti a una miriade di persone, di Seho.

Come sta Hyunjin? Spero stia bene, gli voglio molto bene, e si vede che anche tu gliene vuoi tanto. Fagli sapere che a casa nostra sarà sempre il benvenuto. Non litigate, spero che il vostro rapporto possa fortificarsi grazie a questa occasione.

E in quel momento Seungmin volle scomparire, riempito di vergogna. Suo padre aveva capito tutto senza bisogno che lui dovesse dirglielo.

Prima che tu me lo possa chiedere, qui va tutto bene, è venuta la zia a darmi una mano con le vendite al mercato, e inoltre grazie ai tuoi sforzi sto sistemando le travi del porticato, che cigolavano sempre ogni volta che ci mettevo un piede sopra.
Spero di rivederti presto, così potrai dirmi se ho fatto un buon lavoro.
Ti voglio bene,
Papà.

Una piccola lacrima gli scese lineare da un occhio, che Seungmin asciugò di fretta vergognandosi. Hyunjin di fronte a lui lo guardò alzando leggermente le sopracciglia.
<<è tuo padre?>>
Seungmin annuì, mentre i suoi occhi umidi vagavano per la stanza veloci, sfuggendo allo sguardo di Hyunjin.
<<ti manca, non è vero?>>
Seungmin non rispose, si limitò a guardarlo per pochi secondi sperando che potesse capirlo da solo e non ci fosse bisogno di una risposta. A parte quel momento di emotività, rimase contento durante tutta la settimana, ed era esaltato all'idea di andare in camera e mettersi a scrivere per la prima volta dopo tempo, per rispondere a quella lettera così dolce e inaspettata.

The fisher ~Hyunmin~Where stories live. Discover now